Ambiente

La Guardia Nazionale tra i boschi di Spina Verde (Como)

Fra i compiti più belli che hanno i volontari della Guardia Nazionale c’è il lavoro che si svolge nel parco regionale di Spina Verde: il ripristino sentieri e la sorveglianza dei siti archeologici che si trovano tra i boschi tra la Lombardia e la Svizzera.

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Un po’ come Indiana Jones

Penso che tutti accetterebbero la proposta di esplorare dei boschi prendendosi il tempo di osservare attentamente le piante e la natura, e di cogliere i particolari di un bosco pieno di ruscelli e di animali, e talmente antico da nascondere, fra le fronde, i resti di una città di più di 3mila anni fa. Non c’è bisogno di andare lontano, di prendere un aereo e di volare a migliaia di chilometri di distanza.

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Per assecondare il desiderio nascosto di essere un pochino come Indiana Jones, basta essere volontari nella Guardia nazionale e passare un pomeriggio di servizio nel parco di Spina Verde, a 2 passi da Como, sul confine con la Svizzera. Lì, infatti, in quei boschi, ci sono i resti della Como antica, quella abitata dal popolo degli insubri camuni.

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Essere un po’ come Indiana Jones piace a tutti. E’ però sempre necessario che chi cammina nei boschi trovi un ambiente curato, senza pericoli gravi e che abbia la possibilità di conoscere la natura e la storia di chi ci vive da sempre senza correre pericoli che tengono con il fiato sospeso. Al cinema finiscono sempre bene, mentre nella realtà non sempre hanno un lieto fine. Ecco perchè la Guardia Nazionale si occupa del parco, ed ecco perchè essere Guardia è entusiasmante.

Una giornata a Spina Verde con i Volontari della Guardia Nazionale

E’ pieno autunno, siamo in lock down, ma la vita nel parco di Spina Verde, sopra Como, al confine con la Svizzera, continua lo stesso. Fra i servizi che la Guardia nazionale garantisce c’è la cura dei sentieri che lo attraversano. E’ un intervento delicato. Vanno eliminati i pericoli senza disturbare il naturale evolversi della vita del bosco.

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Spostare leggermente un ramo caduto sul sentiero, occuparsi delle piante morte che però sovrastano i sentieri, controllare i danni che i cinghiali fanno alla mattina presto, scavando e rovesciando il terreno di piste e acciottolati nel cercare il cibo, tenere sott’occhio il modo in cui i ruscelli scavano il terreno dopo una pioggia. Ho partecipato, come Guardia, ad una delle spedizioni di servizio per il controllo del parco.

I Pitoti a Spina verde. Cernunnos, scene di caccia e ruote solari

Far parte della Guardia nazionale significa essere capaci di proteggere l’ambiente prevedendo i pericoli ed eliminandoli prima che succeda qualcosa di brutto alle persone, agli animali, e anche al bosco. In questo bosco particolare, poi, anche di più, perchè vi si trovano alcune testimonianze, risalenti a 3mila anni fa, della Como antica. E’ quella abitata dal popolo dei Camuni. Lo stesso popolo che in val Camonica incise la sua storia sulle grandi pietre della collina di Naquane.

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Anche nel parco regionale di Spina Verde, oltre alle fondamenta in pietra della Como antica, sono state scoperte alcune grandi pietre su cui gli antichi Camuni avevano inciso le loro storie e i loro miti. Soli stilizzati, scene di caccia, incisioni raffiguranti Cernunnos, il dio dei boschi e dei guerrieri, e tante coppelle votive in cui versare il primo latte munto dell’anno, donato come sacrificio alla dea madre, la terra. In molte popolazioni insubri di quei tempi era chiamata Brigit, da cui è derivato il nome Brighanzia, e poi Brianza.

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L’antica Como e le incisioni rupestri del parco di Spina verde

I siti archeologici del Parco di Spina Verde sono aperti al pubblico. Si possono visitare e vicino ad ogni scavo è installata la cartellonistica che racconta la storia e la natura dei ritrovamenti archeologici.

Il Parco di Spina verde è meno conosciuto del parco archeologico della collina di Naquane, in Valcamonica. Tra le pietre e gli strati di torba sedimentata Spina verde nasconde ancora molti misteri.

Il compito della Guardia Nazionale a Spina Verde è quello di sorvegliare e prevenire. Nessuno deve deturpare o rovinare queste importanti testimonianze del passato e degli uomini che hanno vissuto qui prima di noi e di cui siamo i discendenti. 3mila anni sono molti ma gli archeologi hanno potuto, grazie a questi ritrovamenti, ricostruire le metodologie di costruzione delle case e il modo di vivere di quelle epoche. E’ impressionante come i metodi di costruzione delle case di legno e pietra e delle officine di quella comunità lontana nel tempo siano simili alle nostre, di uomini moderni.

La fonte della Mojenca

Noi abbiamo perso la sincronia con la natura, ma gli antichi Camuni che vivevano a Spina Verde regolavano i ritmi della loro vita sugli eventi naturali ciclici, come sono quelli di una fonte considerata sacra. Per Indiana Jones una fonte è magica perché produce effetti non spiegabili con la scienza. La Fonte della Mojenca era considerata sacra perchè i suoi effetti salubri sono assolutamente naturali. Un ruscello nasce dalla fonte poi si ricongiunge con gli altri che scorrono verso il lago di Como. La quantità dell’acqua che lo alimenta si modifica a seconda delle stagioni e della copiosità delle piogge. L’alveo della fonte è stato costruito dall’uomo almeno 2500 anni fa, ma è sicuramente più antico ed lungo quasi 18 metri

Vi si svolgevano tutti i riti legati all’acqua. Le storie che sono arrivate fino a noi e che parlano di queste tipologie di riti raccontano che le donne che avevano difficoltà ad avere figli, o ad allattare, erano invitate a bere l’acqua della fonti sacre, dedicate a Brigit. Ce ne sono molte, in Brianza e nel comasco. Oggi la dedicazione è spesso modificata e le si trova con dei nomi che richiamano al cristianesimo e alla Madonna, e in alcuni luoghi è dipinta, o incisa, una madonna nera. La storia degli uomini, delle loro intuizioni e delle loro speranze sembra nascere dalle fonti e modificarsi con il trascorrere del tempo. La Fonte della Mojenca è stata sicuramente un centro di culto dell’acqua.

La Fonte della Mojenca

L’esperienza nella Guardia Nazionale

La giornata dedicata ad un servizio di protezione ambientale con la Guardia Nazionale è diventata quindi anche una giornata in cui ho potuto rinfrescare le mie conoscenze storiche e naturalistiche, e aumentarle. In questi ultimi 4 anni, con la Guardia nazionale sono entrata a fare parte dei volontari della protezione civile e ambientale, ho potuto vivere alcune avventure, ho imparato a guardare il mondo da una angolazione diversa rispetto a quella con cui lo affrontavo prima.

Sono più attenta a ciò che mi circonda. Essere un volontario della Guardia Nazionale significa imparare a fare molte cose. Dall’operare per la sicurezza urbana a curare i boschi e la campagna, a tentare di impedire agli altri di farsi del male e non è raro che chi si comporta in modo pericoloso poi finisca per arrabbiarsi per essere stato colto in errore.

Chi si caccia nei guai e poi perde la pazienza

Un automobilista che sale su un sentiero carrabile nell’orario sbagliato e che fa fatica a riconoscere di essere in torto, oppure sbaglia la giornata e si trova con l’auto impantanata nello scivoloso strato di foglie e fango che si forma dopo un periodo di piogge autunnali. Sono persone che facilmente perdono la calma. Bisogna mantenerla anche per loro, e non sempre è facile.

Oppure c’è chi manca completamente di rispetto al bosco e butta rifiuti e i resti del pic nic fra gli alberi. E’ capitato di trovarne, durante la spedizione a Spina Verde. Sono stati segnalati a chi si occupa della rimozione, ma se capita di cogliere gli sporcaccioni sul fatto i volontari della Guardia possono obbligarli a ripulire e anche fare in modo che siano multati. Bisogna essere preparati e addestrati per ottenere, con calma, che chi compie danni vi metta rimedio.

Il volontariato nella Guardia Nazionale è sicuramente impegnativo ma dà delle grandi soddisfazioni. Ogni tanto mi guardo allo specchio, mentre mi preparo ad uscire con indosso una delle numerose divise che utilizziamo per i vari servizi e sorrido.
Sono soddisfatta di me stessa e di quello che faccio e di come lo faccio, e sono contenta di poter raccontare la storia di questi uomini e donne che si mettono al servizio del prossimo e dell’ambiente con generosità, calma e coraggio.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

Articolo aggiornato il 16/01/2021 12:36

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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Testata registrata presso il Tribunale di Milano n. 47/2020 del 3/06/2020 Direttore responsabile Ilaria Maria Preti
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