Cormano

I carabinieri sconfiggono la ndrangheta di Rho e Cormano. E’ Milano, mica Platì

Cormano. I Carabinieri di Cormano, compagnia di Sesto San Giovanni, hanno bloccato un “business del pizzo” arrestando 3 affiliati alla ndrangheta appartenenti all’alleanza fra la consorteria del clan di Pepè Flachi e la ‘ndrina ‘ndrina Trovato di Marcedusa (Cz). 2 sono i fratelli del boss. Del terzo non è ancora stato diffuso il nome ma pare essere residente a Rho.

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Le vittime erano i commercianti di Cormano. I tre abitano a Milano e a Rho, altro luogo dove da tempo la ndrangheta tenta da tempo in ogni modo di imporre la sua prepotenza.

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L’arresto è avvenuto ieri mattina, 9 dicembre. I carabinieri della Compagnia di Sesto San Giovanni hanno eseguito 3 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere, emesse dal G.I.P. milanese su richiesta della Procura di Milano – Direzione Distrettuale Antimafia. 2 degli arrestati sono i fratelli del boss Pepè Flachi, Enrico e Giovanni, più un terzo uomo di cui per ora ancora non è stata divulgata l’identità. Sono ritenuti responsabili di “estorsione, tentata estorsione e rapina, tutti aggravati dal metodo mafioso”, a danno di un commerciante di Cormano, italiano ed incensurato.

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Gli volevano portare via 25 mila euro. Li renderanno con gli interessi?

Ai commercianti lombardi mancava solo il problema della ndrangheta che cerca il pizzo, estorce e fa la strozzina, in questo periodo. A maggio infatti i militari della Stazione dei Carabinieri di Cormano avevano saputo della probabile diffusione del fenomeno estorsivo ai danni di vari esercenti commerciali. Hanno notato i tre arrestati, tutti già noti alle Forze dell’Ordine, costantemente presenti nei pressi di un locale. Quindi si è innescata l’indagine approfondita da parte del NOR (Nucleo Operativo e Radiomobile) della compagnia di Sesto San Giovanni. La condotta estorsiva in atto, “palesemente ricondotta ad una consorteria criminale di matrice della ndrangheta dedita alla raccolta del pizzo” è stata accertata molto velocemente.

L’arresto di uno dei due fratelli

Come racconta anche l’agenzia di Stampa Ansa, i carabinieri hanno trovato uno dei due Flachi durante la perquisizione di circa 200 appartamenti dislocati tra Affori e Bruzzano (Milano). Si trovava in un’abitazione abbandonata, in una stanza al buio. Per tirarlo fuori è stato necessario anche l’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno sfondato una finestra al primo piano per permettere ai carabinieri di entrare e catturarlo.

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I tre si trovano ora nella Casa Di Reclusione di Milano a Opera

I carabinieri hanno avuto la fiducia della vittima che era costretta a fornire prestazioni gratuitamente e aveva dovuto corrispondere agli strozzini 3.500 euro tra contanti e monili in oro come anticipo di una richiesta di 25mila euro complessivi. Il pizzo era consegnato all’interno della attività commerciale.

L’attività dei carabinieri

Controllo del territorio e stretto contatto con la cittadinanza, cui ha contribuito l’immediato avvio delle indagini ha permesso di intercettare, verificare e bloccare l’azione estorsiva, evitando ulteriori conseguenze.

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Il tentativo di imporre un sistema di estorsione coercitiva di denaro da parte della ndrangheta è stato sventato con rapidità dalla D.D.A. di Milano e dall’Arma dei Carabinieri. Il successo mette in evidenza quanto sia importante la fiducia che le vittime delle estorsioni hanno nelle Istituzioni e quanto conti la loro collaborazione, che è quella che ha consentito di assicurare alla giustizia i 3 appartenenti alla ndrangheta.

Un po’ di storia

Il clan di cui è a capo Pepè Flachi ha stretto una alleanza con la ‘ndrina Trovato di Marcedusa (CZ) e si sono insediati nella zona nord di Milano e nei comuni limitrofi. Il gruppo è dedito alla sistematica imposizione di richieste estorsive, il cosiddetto pizzo per non aver guai, nei confronti di commercianti privati. i suoi aderenti ricorrendo a forme di intimidazione proprie delle associazioni mafiose. Pepè Flachi era soprannominato il Boss della Comasina e considerato l’erede di Renato Vallanzasca di cui considerato amico ( fonte wikipedia) e alleato di Franco Coco Trovato, affiliato alla ndrangheta che operava nel lecchese e in Brianza.

Pepè Flachi fu arrestato nel 1991 e finì la pena il 14 marzo 2011. Il 26 febbraio 2012. Fu nuovamente condannato a 20 anni di carcere con l’accusa di associazione mafiosa smaltimento illegale di rifiuti tossici ed estorsione, il suo clan era coinvolto in estorsioni, si era infiltrato nella gestione dei buttafuori dei locali notturni e tentato di occuparsi di politica. Coco Trovato è stato condannato all’ergastolo nel 1992, per diversi omicidi. Flachi e trovato avevano trasformato la Lombardia in un lago di sangue. Mentre compivano le loro vendette mafiose ammazzandosi a vicenda, avevano ucciso due innocenti, Pietro Carpita e Luigi Recalcati, a Bresso.

Non è la prima volta che le vittime dei Flachi li denunciano

Enrico Flachi era già citato per un tentativo di estorsione nel 2012, anche in quel caso la vittima denunciò l’estorsione e il vice boss finì in galera. La storia è raccontata anche in un articolo del Fatto Quotidiano del 2012. Un imprenditore che vantava un credito nei confronti del proprietario di un ristorante era stato minacciato, e avevano minacciato anche i suoi figli, con la scusa che il clan Flachi aveva acquisito il ristorante debiti e crediti connessi e quindi non avrebbe pagato i 55mila euro dovuti. L’imprenditore non ci pensò su 2 volte e raccontò tutto alla magistratura.

Nota della redazione
I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.

Articolo aggiornato il 10/12/2020 19:46

Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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Testata registrata presso il Tribunale di Milano n. 47/2020 del 3/06/2020 Direttore responsabile Ilaria Maria Preti
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