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Sesto San Giovanni. È stata condannata a 3 anni e 6 mesi di reclusione la donna rom che lo scorso 14 gennaio 2020 sfondò il cancello della caserma dei Carabinieri di Sesto San Giovanni, perchè le avevano arrestato il figlio. Il reato che gli è stato addebitato è quello dell’articolo 253 del Codice Penale cioè sabotaggio o distruzione di opere militari.
Condannata la donna rom che sfondò con un furgone il cancello della caserma dei carabinieri.
Ecco la storia
Tutto era iniziato nel primo pomeriggio del 14 di gennaio 2020. Una pattuglia del nucleo radiomobile via Masaniello Sesto San Giovanni aveva fermato un uomo bosniaco di 27 anni, con precedenti e senza fissa dimora. L’uomo aveva tentato la fuga ma era stato rintracciato poco dopo a Cinisello Balsamo dai carabinieri d della stazione di Bresso.
Quindi era stato riportato a Sesto San Giovanni e identificato tramite il database fotografico. Immediatamente era emerso a suo carico un ordine di espulsione firmato qualche mese prima dal questore. Non avrebbe dovuto mettere piede sul territorio italiano per altri 5 anni. Quindi l’uomo è stato arrestato per ingresso illegale sul territorio nazionale. Prima, però, di portarlo nel carcere di Monza, gli avevano dato la possibilità di chiamare casa e farsi portare degli effetti personali in caserma.
Poco dopo la madre, la sorella e la moglie del 27enne sono arrivate a bordo di un camioncino e hanno parcheggiato di fronte alla caserma di Sesto San Giovanni. Quindi la madre è scesa e ha passato al ragazzo una borsa con dei vestiti. Poi è risalita sul furgone, ha messo in moto e si è lanciata contro il cancello della caserma, distruggendolo. La donna, 52 anni, di origine bosniaca, è stata arrestata è portata al carcere di San Vittore con l’accusa di danneggiamento di opere militari. Aveva anche numerosi precedenti a suo carico.
Il Tribunale del riesame di Milano in un primo momento aveva escluso la configurabilità dell’articolo 253 del Codice Penale. Oggi però durante il procedimento abbreviato, dinanzi al giudice dell’udienza preliminare (gup), è stato riconosciuta la contestazione del reato di danneggiamento che ha portato quindi la donna ad essere condannata alla pena di 3 anni e 6 mesi, anche se in realtà questo tipo di reato contempla condanne minimale di 8 anni.
Articolo aggiornato il 02/11/2020 13:17