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Movibus. Ti danno la multa di 197,60 euro anche se hai l’abbonamento in regola e glielo hai mostrato

Lo scorso 10 gennaio 2020 un’ utente abituale della Movibus srl viaggiava tra Milano e l’altomilanese con suo tesserino mensile di Ioviaggio regolarmente pagato. L’hanno fermata i controllori, cui ha mostrato l’abbonamento perfettamente in regola. Dopo 9 mesi si è sentita chiedere 197,60 euro dal recupero crediti PTF srl di Busto Arsizio incaricato dalla Movibus. Ecco la storia di questa follia ai limiti della legge, molto ai limiti.

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La storia di una “non multa”

La nostra pendolare è stata fermata dai controllori della Movibus poco prima della fermata cui doveva scendere per tornare a casa dal lavoro. All’arrivo dei controllori ha mostrato il tesserino e si è sentita chiedere la ricevuta cartacea dell’avvenuto pagamento dell’abbonamento, perchè i controllori non avevano con sè i lettori di microchip.

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Dipendenti Movibus senza strumenti di lavoro adatti al compito

Io viaggio è un tesserino dotato di microchip piuttosto comune fra i pendolari e permette di prendere qualsiasi mezzo dì trasporto pubblico all’interno, in questo caso, della provincia di Milano. Atm e Movibus hanno tariffe molto care e il lettore di microchip adatto di cui devono essere dotati i dipendenti delle aziende che fanno trasporto pubblico costa circa 20 euro.

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La tariffa Milano Mi6 costa 77 euro al mese. Non è poco considerando gli stipendi che si prendono in questi periodi, ma la comodità del tesserino Ioviaggio è anche che i controllori sui treni e sui mezzi Atm, e anche sui mezzi di altre aziende, hanno in dotazione un lettore di microchip con cui controllano subito lo stato di pagamento del tesserino. Una perdita di tempo in meno.

Tessera ioviaggio con cui si può prendere anche gli autobus della Movibus

Come al solito. Se hai fretta e cerchi qualcosa nella borsa, non lo trovi

La nostra pendolare aveva con sè nel portafogli diverse ricevute Ioviaggio del 2019 ma non ha trovato il volo quella del gennaio 2020, che si era mischiata ad altre ricevute che normalmente popolano la borsetta di una donna che lavora. Sapeva di aver pagato l’abbonamento e il versamento a Trenord presente sul suo conto corrente ne era la prova. Sicuramente, quindi, la ricevuta richiesta si trovava nella borsa, dato che c’era quella del bancomat relativa alla stessa operazione. Però la fermata di destinazione dell’autobus si avvicinava e la ricevuta cartacea continuava a sfuggire ad ogni ricerca.

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La soluzione per aiutare il controllore

Il controllore ha quindi proposto di fare un verbale in cui si dichiarava che era presente il tesserino, ma era mancante della ricevuta cartacea. Ha assicurato che non c’era nessun problema e nulla da pagare se si inviava la foto della ricevuta cartacea entro qualche giorno alla email della segreteria della Movibus e che, nel caso fosse smarrita, si poteva chiedere la copia dell’avvenuto pagamento in qualsiasi edicola.

Sapendo quel che affrontano ogni giorno i controllori su treni e autobus, la nostra pendolare non ha rifiutato la collaborazione. Ha detto alla giovane addetta che avrebbe dovuto rivolgersi al sindacato per farsi dotare del lettore di microchip, che è uno strumento di lavoro, e ha firmato il foglietto verbale. Poi alla sua fermata è scesa dall’autobus e ha continuato a rovistare nella borsa. Magicamente, appena ripartito l’autobus, la ricevuta è saltata fuori.

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dal sito della Movibus

L’ email con la foto della ricevuta cartacea e del tesserino con i dati è arrivata alla segreteria della Movibus 10 minuti dopo, quando ancora la coppia di controllori in servizio sulla linea non era arrivata al capolinea. Gli orari sulla email e sul verbale confermano il fatto.

Due giorni dopo la nostra pendolare si è vista arrivare una email da parte della Movibus in cui un certo E. Taormina comunicava che era tutto a posto ma che andavano pagate 15 euro per l’apertura e chiusura pratica. Al signor Taormina è stato risposto con un “No, grazie. L’abbonamento era stato pagato, ne avete avuto anche la prova cartacea, e siete voi in torto perchè non fornite il lettore di microchip ai vostri dipendenti. Non mi faccia più richieste del genere”

Non hanno ancora rimborsato il costo dell’abbonamento di marzo 2020 che non è stato utilizzato a causa del Covid 19

Passano i mesi, passa il lock down, si tenta di tornare alla normalità e al lavoro. Trenord e le associate nel trasporto pubblico accettano il riconoscimento del rimborso ai pendolari che non hanno più potuto lavorare in ufficio dopo l’8 marzo 2020 e avevano già pagato l’abbonamento mensile o annuale, ma ancora non hanno provveduto nè al rimborso nè ad attivare l’abbonamento. Alle domande dei pendolari rispondono che lo faranno dopo la fine dell’emergenza sanitaria.

Movibus e il recupero crediti PTF mandano una richiesta da 197,60 euro

Il 6 Agosto 2020 la Movibus ha passato la pratica della mancata ricevuta della nostra pendolare ad un ufficio di recupero crediti stragiudiziale, la PTF di Busto Arsizio, che le chiede di pagare 197,60 euro per non aver pagato il biglietto dell’autobus come risulta da verbale del 10 gennaio 2020.


Tanta onestà, pazienza e buona fede sono delle doti provate della pendolare che telefona alla azienda di recupero crediti e, invece di prenderli a parolacce e promettere la distribuzione di calci ben assestati, acconsente ad inviare via email la documentazione necessaria a dimostrare che la Movibus ha superato il limite del tollerabile. Tempo due giorni e la PTF ci riprova dicendo la che Movibus non acconsente a cancellare la multa perchè ha a già aperto la pratica da 15 euro.

L’intervista alla pendolare

“A me questa è sembrato un tentativo maldestro di estorcere ai pendolari del denaro non dovuto. Non glieli darò mai, nè 15 euro nè tantomeno 197,60 euro. Comprino i lettori di microchip ai controllori, invece di esporli alle giuste rimostranze dei pendolari onesti. Non sono tutti civili come me che ho deciso di parlare con i giornali, invece di fare sfuriate. Inoltre vorrei evitare che qualcun altro caschi in queste trappole succhiasoldi travestite da pratiche amministrative. Si lamenteranno della cattiva brand reputation? Se non vogliono che si parli male di loro inizino a comportarsi bene con i loro clienti che pagano il biglietto e l’abbonamento.”

Le cavolate amministrative della Movibus

Il fatto è successo sulla tratta del Z621 che porta da Cuggiono alla stazione della metropolitana di Molino Dorino e ritorno passando dall’autostrada. È la stessa linea che nel 2013, quando arrivava all’altezza di Arluno, prima di entrare in autostrada faceva scendere dall’autobus passeggeri in piedi, perchè dicevano che l’assicurazione non li copriva in caso di incidente. I viaggiatori dovettero rivolgersi al sistema giudiziario per ottenere che questa pratica finisse.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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