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Se qualcuno di voi si ricorda il Buran, la brutta copia sovietica dello Space shuttle, lanciato una sola volta e poi abbandonato in un magazzino in Kazakistan, nel cosmodromo di Baikonur, poi parzialmente crollato, forse saprà anche che esiste una copia, o meglio 5 copie del LEM,(Lunar Excursion Module) di costruzione sovietica, mai utilizzate. I russi rinunciarono allo sbarco sulla Luna quando la missione Apollo 11 ebbe pieno successo. Tali copie del LEM, (modulo lunare LK) sono attualmente in un museo di Londra, ad Eurodisney e in alcuni musei russi.
Con la caduta del muro di Berlino, e la dissoluzione dell’impero sovietico, per molto tempo gli stati uniti sono stati gli unici a dominare lo scenario spaziale, relegando gli altri giocatori in campo a semplici gregari, come per la costruzione della stazione spaziale internazionale. Con la dismissione della MIR, la stazione spaziale russa, infatti, i russi potevano contare solo sulla collaborazione con USA, Europa, Giappone e altri paesi per quel che riguarda le missioni spaziali a lungo termine.
Sebbene la costruzione della stazione spaziale, il telescopio spaziale Hubble e molte altre missioni spaziali siano dipese dalla flotta composta da ben sei shuttle, di cui però solo cinque furono effettivamente lanciati in orbita, dopo il secondo disastro (il primo fu quello del Challenger) , quando il Columbia rimase distrutto durante la fase di rientro, ci si rese conto che tutto il sistema di lancio dello shuttle era troppo pericoloso per i viaggi spaziali. La Nasa decise perciò di ritirare la flotta con i tre shuttle rimasti, per ri-iniziare tutto da capo, con un progetto che inizialmente si chiamava Constellation. Quando fu eletto Barak Obana come presidente, il programma venne cancellato, e di questo progetto rimasero solo la navicella Orion, e il sistema di lancio SLS ad oggi gli unici candidati per le missioni Artemis che riporteranno l’umo sulla Luna.
In questo scenario, due concorrenti privati si fanno strada. Sono la Boing e SpaceX. I due colossi dello spazio, si contendono la possibilità di portare degli astronauti sulla stazione spaziale internazionale, la Boing fallisce il primo test, mentre Spacex raggiunge la stazione spaziale con un primo volo automatico senza equipaggio chiamato demo1, poi è storia di questi giorni, con la missione demo2 porta con la sua navicella Dragon, lanciata sempre con il vettore di Spacex, Falcon 9, due astronauti americani, Bob Behnken e Doug Hurley.
SpaceX ci ha stupiti con i suoi rientri spettacolari, prima del falcon 9 infatti, i razzi erano utilizzabili una sola volta. Dopo il lancio si disintegravano nell’atmosfera, o andavano comunque persi per sempre. Questo, fino a quando Elon Musk, proprietario della Spacex, è riuscito a far decollare un razzo, mettere in orbita il prezioso carico che trasportava, e poi atterrare verticalmente su una piattaforma automatica, in mezzo all’oceano.
Questo sistema innovativo, ha di fatto ridotto il costo di ogni singolo lancio, in quanto il razzo è totalmente riutilizzabile per un determinato numero di lanci. Oltre ciò, Spacex ha messo in atto un sistema di recupero del “guscio” o “Nosecone” che copre i satelliti nella fase di lancio, risparmiano ogni volta molti soldi, dato che quelle parti sono particolarmente costose.
La Cina sta già sviluppando un sistema di lancio molto simile (potremmo dire identico) al Falcon 9, probabilmente, chiamato Lunga marcia 8. Tra un paio di anni sarà forse in grado di mettere sul mercato un sistema di lancio simile per poter rimanere sul mercato con gli stessi prezzi. La Russia ha un progetto preliminare, forse chiamato Angara-A5V (fonte Tass ), l’Europa, sta sviluppando il motore Prometeus, riutilizzabile per il dimostratore Callisto, e in un futuro per dei lanciatori riutilizzabili Callisto verrà costruito in partnership con il Giappone, ma stiamo parlando comunque di un dimostratore che volerà all’altezza di 30 km nel 2022.
Starship però è un’altra cosa ancora. Lo dice il nome, Astronave, perché quello che sta costruendo Spacex a Boca Chica è proprio un’astronave. Progettata in diverse configurazioni, Passeggeri, cargo, rifornimento carburante, e shuttle lunare, può andare sulla Luna, su Marte, e persino oltre. È totalmente riutilizzabile, può persino sostituire i voli aerei portando persino 100 passeggeri, da un punto qualsiasi all’altro del nostro pianeta in un massimo di 50 minuti. Quando questo sistema sarà operativo, farà sembrare gli altri sistemi di lancio delle biciclette di legno in confronto.
L’astronave, ancora in fase si realizzazione, sarebbe di per se facile da copiare. Anche Blue Origin, azienda concorrente di Spacex sta costruendo un razzo molto simile, riutilizzabile che potrà portare in orbita bassa satelliti, navicelle ecc. Ma nonostante il New Glenn, di Blue Origin sarà solo un sistema di lancio riutilizzabile, non una astronave.
Copiare un oggetto è relativamente facile, copiare un concetto e un modo di operare è molto più difficile.
Dando uno sguardo alla “farm” di Boca Chica”, nel Texas attraverso i canali youtube che spiano notte e giorno il sito dove si sta costruendo e testando la Starship e il SuperHeavy, si capisce molto chiaramente una cosa, per copiare starhsip, si dovrebbe copiare un interno mondo, o magari la mente di Elon Musk.
Quello che impressiona infatti, è come ad ogni fallimento, ogni errore, o ogni problema, la reazione del team di Boca Chica sia quasi istantanea. Si cambiano processi di lavorazione, si sostituiscono macchinari per le saldature con altri più preformanti, si adottano nuovi materiali, si costruiscono tende, hangar, e strutture contemporaneamente a ciò che ci deve stare dentro. Per copiare Starship, in definitiva, bisognerebbe telefonare direttamente ad Elon Musk ogni mezzora.
A cinesi, russi ma anche ai paesi europei e ai giapponesi, non resta che aspettare, e quando il sistema Superheavy-Starship sarà operativo, allora si, potranno iniziare a copiarlo, ma ormai troppo tardi, e Elon Musk starà già progettando qualcosa di ancora più avveniristico.
Articolo aggiornato il 02/08/2020 18:11