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Operazione Lavagna pulita. 10 arresti per rapina per la banda dei Lavagnesi

Quartiere Lavagna, Corsico. I carabinieri della compagnia di Corsico, condotti dal capitano Pasquale Puca e dal tenente Armando Laviola, e coordinati dalla procura della repubblica di Milano lo scorso 13 luglio hanno eseguito 10 ordinanze di custodia in carcere, di cui 5 verso persone che erano già detenute, per aver commesso 6 rapine più altre 2 tentate e un tentativo di estorsione con aggressione ai danni di una panettiera del quartiere Lavagna. Tutti gli arrestati erano di una “banda dei Lavagnesi” e gravitavano fra via Curiel e via delle Querce.

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Il gruppo criminale, che stava tentando di ottenere il controllo sul quartiere Lavagna, era composto dai fratelli Maurizio e Pino Alfieri, Remo Rizzo, Giuseppe e Simone Ivan Galimi ( padre e figlio), Daniele Colomeo, Alberto Orbani, Giorgio Carletti, Fortunato Quartuccio e Eros Terenzio. Il gruppo era armato e pericoloso. Utilizzava armi clandestine o rubate e non esitava a sparare durante gli assalti.

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Le rapine sono avvenute a Milano Cusago Vigevano, Cesano Boscone e Magenta e prendevano di mira le sale scommesse gestite da cinesi, per evitare di toccare quelle che appartengono alla ndrangheta.

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Il quartiere Lavagna

Il quartiere Lavagna di Corsico si snoda in quei casermoni di 7 piani, simili ad enormi scatole da scarpe poste in verticale, con piccoli balconi, stile soviet anni ’60. E’ uno dei quartieri più difficili dell’hinterland di Milano. I carabinieri della stazione di via Curiel, della compagnia di Corsico, cui è affidato l’ordine pubblico della zona, riescono a tenere sotto controllo i movimenti dei tanti criminali di professione che ci vivono con un continuo e impegnativo lavoro di strategia, di sorveglianza e controllo del territorio.

Come dire, non c’è foglia che si muova senza che i carabinieri lo sappiano. Conoscono tutte le facce e tutti i curriculum criminali dei loro “polli”, persino quelli che risalgono agli anni ’70 ’80 e 90. E’ inutile infatti negare. I “polli”sono sempre gli stessi, e se non sono loro sono i loro figli o i loro parenti.

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Al quartiere Lavagna c’è di tutto

Domicili coatti, risalenti alla seconda metà del secolo scorso e appartenenti a tutti i tipi di criminalità organizzata: mafia, camorra, ndrangheta e persino qualcuno della sacra corona unità. Il bar Erika, quello in cui si consumarono i fatti che portarono all’omicidio di Assane Djallo, era noto, sin dagli anni ’70 come il bar dei calabresi. Non si poteva neppure passare davanti al bar dei calabresi senza avere dei problemi. Dopo l’omicidio di Diallo, lo hanno fatto saltare in aria. Le indagini sul colpevole sono ancora in corso.

Le indagini

Conferenza stampa Operazione Lavagna pulita, sulla cattura di rapinatori al quartiere Lavagna

I carabinieri di Corsico, e in particolar modo chi lavora alla stazione del quartiere Lavagna, ci mettono poco a sospettare di qualcuno e, quando lo fanno, vanno praticamente a colpo sicuro. I componenti della banda erano sotto osservazione sin dal momento in cui erano usciti di prigione. Maurizio Alfieri era stato scarcerato nel febbraio del 2019. Aveva scontato 15 anni per rapine e per un tentato omicidio ad Albairate.Remo Rizzo aveva appena finito di scontare 10 anni per rapine a mano armata.

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Già da tempo i luoghi frequentati dai balordi del quartiere erano sotto la sorveglianza di alcune telecamere posizionate strategicamente su tetti e pali e dotate di microfoni direzionali. Le automobili avevano dei gps nascosti, le telecamere delle banche hanno ripreso i momenti delle rapine. I rapinatori erano riconoscibili dai vestiti che avevano indossato nel piazzale in cui si ritrovavano di partire per compiere le rapine.

Il lavoro di investigazione e di preparazione dei fascicoli da presentare ai giudici è difficile.. Devono raccogliere con tutte le prove. Alle volte bisogna lasciar compiere i fatti, in questo caso le rapine, per poter arrestare i colpevoli. In Italia, e sicuramente è giusto così, non si può arrestare qualcuno che si pensa possa compiere un reato. Bisogna che lo compia, prima di arrestarlo, e bisogna aver la certezza che nessun giudice lo liberi e lo metta nelle condizioni di compiere altri crimini. E, al quartiere Lavagna, quando uno nasce così, resta così: non lo cambi

Gli arrestati

Ieri l’arresto di 10 personaggi appartenenti ad un pericoloso gruppo di criminali. Anzi 5 perchè 5 erano già in carcere. 4, Maurizio Alfieri, Remo Rizzo, Simone Ivan Galimi e daniele Colomeo, sono detenuti dal 6 ottobre 2019 quando furono catturati in flagrante durante la fuga dopo una rapina compiuta ad una sala slot di Magenta. Eros Terenzio invece è in prigione in Spagna. Ha tentato una rapina a mano armata a Madrid. Sarà raggiunto da un mandato di cattura europeo. quando finirà di pagare per la rapina spagnola, pagherà per quello fatto in lombardia

Gli arrestati sono Maurizio Alfieri, 57 anni, pluripregiudicato che aveva appena finito di scontare 15 anni di carcere per rapina e per aver partecipato ad un tentato omicidio ad Albairate nei primi anni 2000. Remo Rizzo, 51 anni, anche lui uscito di prigione di recente. Poi il fratello di Maurizio Alfieri, Pino, di 60 anni. Il 64enne Giuseppe e il 29enne Simone Ivan Galimi ( padre e figlio), Daniele Colomeo di 35 anni, Alberto Orbani di 53 anni, Giorgio Carletti di 53 anni, Fortunato Quartuccio di 34 anni e Eros Terenzio di 52 anni. Sono tutti, praticamente da sempre, residente in via Curiel, al quartiere Lavagna. Sono tutti, praticamente da sempre, pregiudicati.

Il modus operandi

Per compiere le rapine partivano dal quartiere Lavagna. usavano auto rubate qualche giorno prima. I sopralluoghi li faceva il capobanda, Maurizio Alfieri. Entravano nei compro oro e nelle sale scommesse gestite dai cinesi, impugnando le armi cariche. Armi di cui non erano neppure troppo esperti.

La prima rapina documentata è avvenuta il 24 giugno 2019, in una sala slot della Chinatown milanese. Portarono via 163mila euro. I cinesi si accorsero della rapina e inseguirono i rapinatori, tentanto di fermarli. Uno dei rapinatori, per sfuggire al possibile linciaggio,da parte dei cinesi, ha sparato diversi colpi di pistola verso l’asfalto. Altra bruta rapina a Cesano Boscone, all’agenzia del monte dei Paschi di Siena, in via Roma.

In un’altra occasione Fortunato Quartuccio si era finto un cliente, per farsi aprire la porta di un Compro Oro in via Rubens a Milano. Galimi e rizzo entrano dietro di lui, ma la rapina non riesce,. il commesso si accorge e scappa nel magazzino chiudendo la prota dietro di sè. A Vigevano, il 17 settembre è Giuseppe Galimi, padre di Simone Ivan che si finge il cliente della Sala Slot, per fare entrare i complici.. POi La rapina a Magenta il 6 ottobre.

Poi c’erano le violenze nei confronti dei piccoli spacciatori e il tentativo di estorsione nei confronti della panettiera sessantenne: La banda voleva ottenere di poter entrare nei negozi e fare la spesa senza pagare. A fine settembre 2019 hanno aggredito fisicamente la panettiera. Maurizio Alfieri le aveva detto: “Io ti ammazzo. Fai schifo. Se chiami i carabinieri facciamo saltare in aria te e tutto il negozio”. Pochi giorni prima era saltato in aria il bar Erika. Dopo l’omicidio di Assane Diallo e l’arresto di Butà, Maurizio alfieri pareva essere consapevole di poter prendere il posto come “il più cattivo del quartiere”.

La banda dei Lavagnesi

Da piccoli, negli anni 70 facevano parte della banda dei lavagnesi. Una banda di ragazzini che organizzavano incursioni al vicino quartiere Giardino, nel comune di Cesano Boscone, per spaventare e rubare i giocattoli o la merenda ai bambini che giocavano nei giardinetti. Non è che i bambini del “Giardino ” li lasciassero fare. Spesso li accoglievano a sassate mentre ancora stavano scavalcando la cancellata che delimitava i “boschi del quartiere Giardino”.

Banda erano e banda sono rimasti, sempre gli stessi, più qualche altro. Ora il loro punto di ritrovo era in via delle Querce, alle spalle della chiesa e dell’oratorio di San Giustino, dove difficilmente mettevano piede. Lì c’è il piazzale dei parcheggi che dà sulla Roggia che, poco più in là, va a alimentare il laghetto del parco Cabassina, altro luogo che nel tempo la presenza della banda dei lavagnesi aveva reso malfamato.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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