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Pubblico la prima puntata del diario di un malato di Covid 19, insieme ai protocolli della regione Veneto e della regione Lombardia per l’isolamento domiciliare. Non tutto funziona come avrebbe dovuto funzionare, in Lombardia.
Troppe segnalazioni, troppi “ma non avrebbe dovuto essere così”. Quindi quando un amico, sulla cui sincerità e serietà metto la mano sul fuoco, ha avuto la sfortuna di prendere il Covid 19 e mi ha suggerito di pubblicare, in forma anonima, un diario pubblico della quarantena vista dall’interno ho accettato. I suoi dubbi sono anche i miei, solo che io non lo vivo sulla pelle. Lui, e la sua famiglia, si. Quindi la loro è una testimonianza di un valore maggiore rispetto alla mia. L’unica cosa che posso dirvi di questa famiglia è che abita in uno dei numerosi paesi della provincia a nord ovest di Milano.
Ciao a tutti,vi scrivo in forma anonima ma sincera, lo faccio in questa veste per tutelare i miei familiari. Mi sono ammalato di covid-19 da circa 10 giorni e ho pensato di tenere una sorta di diario, scevro da ogni fronzolo, per verificare la bontà delle procedure e per dare notizia quando all’interno della famiglia entra questo male oscuro; ho suggerito la cosa ad Ilaria, che conosco da diversi anni, e lei ha accettato volentieri. Dopo queste premesse è il momento di partire.
Nell’ ultima settimana di marzo mia moglie, operatrice sanitaria in una rsa della zona, ci informa che all’ interno della struttura emergono i primi casi riconducibili al coronavirus, in famiglia abbiamo subito isolato i 2 figli che vivono con noi: ognuno chiuso nella propria camera, dove consumano anche i pasti, hanno un bagno solo per loro, comunicazioni a distanza.
All’ inizio di aprile prima mia moglie poi, a distanza di due giorni, io accusiamo i chiari sintomi di covid 19 in forma lieve (malessere generale, debolezza, tosse e sopratutto azzeramento del gusto e dell’olfatto). Ad una settimana dall’inizio della malattia a mia moglie, per volontà della rsa nella quale lavora, viene effettuato il tampone naso-faringeo, dopo qualche giorno l’esito dello stesso è positivo. Già all’ insorgere dei primi sintomi abbiamo subito avvertito il nostro medico di base, che ha effettuato la sorveglianza attiva, ora dopo l’esito del tampone è stata avvertita l’Ats per il monitoraggio della situazione.
Sono due le anomalie che balzano agli occhi: 1) il lasso di tempo fra l’ insorgere della malattia e il tampone, poi l’ulteriore intervallo prima dell’esito 2) in assenza di febbre superiore ai 37,5 ai soggetti posti in isolamento domiciliare o in quarantena non è previsto il tampone. A presto.
Quando io, Ilaria, ho potuto confrontare i protocolli per l’isolamento emessi dalle Regioni Lombardia e Veneto, ho capito già una parte di quel che succede. In Veneto sono partiti diretti e hanno dato alle ats delle istruzioni su a chi e come fare i tamponi. In Lombardia il protocollo inviato alle ats dà delle istruzioni su come eseguire l’igiene quotidiana cosa che chi si occupa di sanità sa già fare. Non so, ancora, il motivo che ha portato a questa differenza, però ve li posto ambedue, così, leggendoli insieme al diario del mio amico malato di Covid 19, potete trarre delle conclusioni, e condividerle con noi, qui sotto, nello spazio per i commenti.
Articolo aggiornato il 15/04/2020 23:09