Occhiali spaziali: innovazione e tecnologia dalla Terra allo spazio al Centro Ottico Rossini & Licciulli di Parabiago
A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Lombardia. Casi di vendita, nelle farmacie della provincia milanese, di mascherine chirurgiche, sia ffp2 e ffp3, a prezzi esorbitanti. Le mascherine chirurgiche prima dell’emergenza Cornonavirus covid 19 costavano 0,4 centesimi l’una. Ora si sono trovate le stesse mascherine, in farmacia, a 3 euro l’una.
La guardia di finanza ha già trovato liberi imprenditori che avevano venduto le mascherine chirurgiche a prezzi al di fuori della ragionevolezza approfittando dello stato di bisogno delle persone. Anche il libero mercato ha le sue regole e la speculazione, specie se c’è di mezzo la salute e le emergenze sanitarie, è vietata a tutti i livelli. La notizia preoccupante è che questo succeda nelle farmacie e nei loro canali di approvvigionamento. In un caso, mi spiace doverlo scrivere, ma è successo anche a Ossona (Mi), dove abito io, e un altro a Cesano Boscone
Sul sito dell’ordine dei farmacisti, un articolo da la notizia di un invito a tutti gli aderenti all’albo professionale, che è dotato di un codice deontologico, in cui si chiede, a contrasto del fenomeno speculativo, “allo scopo di evitare anche il solo potenziale rischio di incorrere nelle fattispecie penali si è rivolto invito a sensibilizzare le farmacie a volersi astenere dalla vendita di dispositivi a prezzi sproporzionalmente alterati rispetto a quelli praticati prima dell’emergenza sanitaria in atto, tali da configurare anomale alterazioni dei prezzi stessi o, in ogni caso, tali da far anche solo ipotizzare indebiti margini di ricavo.
Delle iniziative sopra riassunte si è data ampia rappresentazione nelle interlocuzioni stabilite con la Guardia di Finanza, richiedendo di ricevere ogni consentito elemento di informazione in merito ad azioni intraprese a seguito delle ispezioni e degli accertamenti condotti.”
L’ordine dei Farmacisti fa anche sapere tramite lo stesso articolo che “Premesso che l’Ordine valuterà ogni singolo comportamento dal punto di vista deolotologico, Federfarma nazionale riepiloga in dettaglio le disposizioni concernenti tali prodotti e le iniziative intraprese.”
Dall’ordine dei Farmacisti della Lombardia mi hanno mostrato un modulo online, sul loro sito internet per le segnalazioni di comportamenti scorretti da parte dei farmacisti, in cui è possibile anche allegare documenti, come lo scontrino fiscale rilasciato dalla farmacia, che contiene prezzo, data e tipologia di acquisto. Ecco il link: modulo per le segnalazioni.
Dal punto di vista legale le mascherine chirurgiche, ma anche quelle fpp2 e fpp3 di tipo sanitario, sono vendute in farmacia con la tipologia del parafarmaco, per cui non c’era e non c’è ancora, una regolamentazione come quella dei farmaci. Sono sottoposte alle regole libero mercato, se non interviene qualcuno a calmierare i prezzi. Però sono stati chiusi tutti gli esercizi commerciali, e sono state lasciate aperte le farmacie per garantire il servizio pubblico. Quindi dovrebbe essere vietata anche la vendita in libero mercato dei prodotti di parafarmacia, comprese le mascherine, per evitare la concorrenza sleale. E’ da febbraio che siamo in quarantena per la più tremenda emergenza sanitaria del mondo.
E’ normale aspettarsi, da chi si occupa di salute, un’autoregolamentazione derivata dal codice deontologico professionale. ( Art. 38. Prodotti diversi dai medicinali. Nell’attività di vendita di prodotti diversi dai medicinali, il farmacista ha l’obbligo di agire in conformità con il ruolo sanitario svolto, nell’interesse della salute del cittadino e dell’immagine professionale del farmacista.). E’ vero che “nell’interesse della salute” non è specificato quanto debbano costare le mascherine, però si chiama codice deontologico perchè si fa riferimento all’etica, a cosa è giusto e a cosa non è giusto. Oppure sbaglio io a giudicare la questione?
Dal 7 aprile in regione Lombardia le mascherine sono obbligatorie per uscire di casa. Questo pone inizio alla fase 2, che ci avvicina al ritorno alla vita normale, quella che facevamo prima. Dobbiamo essere in grado di uscire dal tunnel a maggior ragione ci si aspetta che i farmacisti aiutino, anche permettendo a tutti di dotarsi dei dpi (dispositivi protezione individuale) necessari a bloccare la diffusione del virus, senza approfittarsene.
Ho contattato Federfarma, l’associazione di categoria (in qualità di imprenditori) delle farmacie, ci ha inviato un comunicato stampa sulla vicenda del prezzo delle mascherine. Ve lo pubblico in modo integrale.
Federfarma ribadisce di aver lanciato già da tempo l’allarme su possibili speculazioni e di aver proposto, senza essere ascoltata, interventi per contrastare il fenomeno. E’ stata FEDERFARMA, a più riprese, a chiedere a tutte le Amministrazioni competenti (ndr. il compito della calmierazione dei prezzi è del ministero della salute e del governo centrale) una serie di chiarimenti per fare in modo che le farmacie esse potessero vendere le mascherine a prezzi imposti e senza inutili adempimenti burocratici, che si ripercuotono negativamente sulla qualità del servizio ai cittadini.
Ed è stata Federfarma a proporre che la distribuzione delle mascherine, provenienti dal canale della Protezione civile, fosse effettuata gratuitamente dalle farmacie. Le richieste avanzate formalmente da Federfarma fin dai primi giorni di marzo, con innumerevoli lettere, rimaste tutte senza risposta, riguardano la possibilità di:
Nonostante le plurime attestazioni di stima, provenienti in primis dal Presidente della Repubblica, nonostante la categoria dei farmacisti stia pagando un prezzo altissimo, anche con la scomparsa di colleghi e con centinaia di contagiati che hanno contratto il virus continuando a tenere aperte le farmacie, tutti gli appelli lanciati per ridurre i costi e migliorare il servizio offerto alla collettività sono rimasti inascoltati. L’unica cosa concreta che si è potuta constatare sono gli innumerevoli controlli effettuati dalle Autorità preposte, con l’elevazione di pesantissimi sanzioni per quelle farmacie che hanno avuto il buon senso di vendere mascherine singole anziché confezioni da 20, 50 o 100.
Nessun cenno per spiegare l’alterazione dei prezzi alla fonte di cui le farmacie sono le prime vittime o per dire che le farmacie si assoggettano a condizioni capestro di acquisto pur di rendere disponibili le mascherine agli anziani, ai pazienti oncologici, a quelli che debbono seguire terapie in day hospital, alle donne in gravidanza.
Sotto il profilo etico e logico, è possibile obbligare una farmacia a consegnare ad un singolo utente una confezione di 50 mascherine chirurgiche sottraendone la disponibilità in maniera irrazionale e provocando evidenti danni nei confronti della collettività ? E’ possibile esporre le farmacie al rischio di pesantissime sanzioni amministrative per avere agito razionalmente vendendo mascherine singole sconfezionate?
Articolo aggiornato il 13/04/2023 22:59