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A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Padova. E’ iniziata la “latitanza di Sonia”. Come avevo scritto nello scorso articolo in cui annunciavo la decisione di questa ragazzina veneta di mandare a quel paese il sistema affidi, farò la cronaca della latitanza di una minorenne.
Vi devo però chiarire quali sono le regole che mi pongo. Sonia non sarà riconoscibile. Alcuni particolari non importanti per la storia potrebbero essere falsi o nascosti, per proteggere la sua identità. Anche i nomi dei protagonisti, anche dei colpevoli di questa situazione, sono resi irriconoscibili perchè renderebbero riconoscibile Sonia. Lo resteranno fino a che lei è minorenne. Non so dove è Sonia, quindi non chiedetemelo. La mia fonte è certa, fidata, tenuta nel più stretto riserbo ma non è Sonia, anche se è Sonia a decidere quali notizie posso pubblicare. Sonia non corre nessun tipo di pericolo. E’ al sicuro.
Sonia è stata sballottata sin da piccolissima fra una comunità per minori e l’altra e infine rinchiusa e dimenticata per quasi 3 anni in una comunità per minori psichiatrici a 400 chilometri da casa sua e dalla sua famiglia. In questi anni è stata sottoposta ad una terapia con farmaci psichiatrici per adulti, senza che la famiglia sapesse quale malattia li abbia resi necessari. Non sono però riusciti a sfiancare la sua volontà. Il suo carattere deciso e forte è tornato vivace non appena è tornata a casa in permesso a Natale, il primo dopo 2 anni e mezzo.
Allo scadere del tempo in cui doveva rientrare dal suo permesso, Sonia ha inviato una lettera al presidente del tribunale dei minori competente per il suo caso, al giudice che segue la sua pratica, al suo tutore e al sindaco della sua città di residenza. Ha annunciato anche a loro la sua “latitanza”.
“Io sottoscritta ….Sonia omisisis… nata a … omissis… il … omissis … 2002 comunico quanto segue. Fra pochi mesi diventerò maggiorenne e non intendo permettervi di proseguire a limitare la mia libertà personale e i miei diritti garantiti dalla costituzione italiana. Non intendo rientrare nell’istituto di igiene mentale in cui sono stata rinchiusa negli ultimi tre anni. Sollevo i miei familiari da qualunque responsabilità, tanto più che avendo lei, signor giudice, tolto loro la responsabilità genitoriale, non hanno comunque alcun potere di indurmi a cambiare la mia decisione. Mi sono affidata ad uno psichiatra e ad un avvocato di mia fiducia che mi seguiranno e manterranno i rapporti con lei signor giudice, e con il tutore. Ho trovato un lavoro e sono in grado di mantenermi da sola. Non intendo comunicarvi quello che sarà il mio indirizzo ma eleggo come domicilio quello dello studio che mi rappresenterà legalmente. Tutte le comunicazioni dovranno essermi inviate lì. So che si tratta di un’auto emancipazione, ma sono fin troppo cosciente che potete sottopormi a un tso, sedarmi contro la mia volontà e trattenermi nuovamente anche oltre la mia maggiore età. Non intendo permettervi di violare ancora la mia libertà di cittadino. A breve il mio avvocato si presenterà e vi darà il suo indirizzo. Cordiali Saluti Sonia …..
Ho contattato il tutore di Sonia. Trovarlo è stato difficilissimo. Ho lasciato 3 messaggi nella segreteria telefonica del suo studio prima che, dopo le vacanze, mi rispondesse una sua collega. Ho richiamato il giorno seguente, al pomeriggio. La stessa collega mi ha informato che il tutore aveva lasciato un messaggio per me. “L’avvocato dice che, nell’interesse del minore, non intende rilasciare nessuna dichiarazione ai giornalisti”. Ok. Per me è abbastanza. Rispetto la sua volontà e non insisto. Rimango anche nel dubbio che questo tutore sia informato della lettera di Sonia. Non potevo parlarne alla sua collega, proprio nell’interesse del minore. In quel caso, infatti, l’identità di Sonia sarebbe stata palese. Suppongo però, perlomeno lo spero, che i servizi sociali gliela abbiano consegnata. Diciamo che così sono a posto anche io. Sapevo che una minorenne stava facendo qualcosa di particolare e ho tentato di parlare con il suo tutore legale. Lo ho anche informato che può ricontattarmi quando vuole, per rettifiche, repliche e anche magari per avere notizie sulla volontà della minorenne che tutela e di cui, evidentemente, non sa molto.
Infatti è strano che a prendere Sonia nella comunità psichiatrica così lontana da casa sia andato un familiare cui il tribunale ha tolto la responsabilità genitoriale e non il tutore, cui il tribunale ha affidato invece la responsabilità della bambina. Chi avrà dato la delega per questa operazione? Il giudice tutelare? Il tutore introvabile? Chissà! Soprassediamo perchè alla fine questa situazione ha dato a Sonia un’opportunità per conquistare la sua libertà.
Sonia si è organizzata. Ha trovato uno psichiatra che lavora nella sanità pubblica e si è fatta valutare. Naturalmente non posso mostrarvi il referto, anche se lo ho letto. Posso dirvi che Sonia è dichiarata senza evidenze di malattia, che sono assenti moti autolesivi, che è collaborativa, reattiva, dialogante e si esprime con pensieri coerenti. Ed è dichiarata psichiatricamente dimissibile. Non può smettere di prendere quelle medicine all’improvviso. Il professionista aggiunge che lei chiede che sia iniziata la diminuzione.
Se mai Sonia ha avuto una malattia psichiatrica, è compensata. Nessuno, a parte il tutore e il medico curante, può sapere perchè a Sonia sono stati dati degli psicofarmaci. Crediamo a priori alla loro buona fede e che ci sia stato motivo. Mi hanno raccontato che Sonia si è messa a ridere quando le hanno rivolto la mie domande: ” Ti sei mai drogata? Vedi cose e persone che gli altri ti dicono che non ci sono? Hai tentato di uccidere qualcuno?”. “Nooo” ha risposto Sonia. Il tono era divertito, prende le domande difficili con spirito. E’ decisa, determinata, ma serena. Sta tornando ad essere una diciasettenne normale, in alcuni momenti si svaga Le piacciono i gattini.
Rimane da chiedersi perchè, qualunque cosa sia successa, Sonia sia stata ricoverata e dimenticata in quella struttura per malati psichiatrici per due anni e mezzo, quando si fa di tutto, in Italia, per tenere a casa e far fare una vita normale ai bambini e i ragazzi con disabilità neuropsichiatriche.
Articolo aggiornato il 11/01/2020 22:15