La morte di Antonio Annarumma 50 anni dopo
Milano. Oggi presso il III Reparto Mobile di Milano, in via Cagni n.21, si è svolta la cerimonia commemorativa del 50esimo anniversario della morte della Guardia di Polizia di stato Antonio Annarumma.
Alle ore 10.30 il Capo della Polizia, Prefetto Franco Gabrielli, con il Questore di Milano Sergio Bracco, e il Dirigente del III Reparto Mobile, Dottor Paolo Barone, ha deposto una corona di fiori presso il cippo dedicato alla Guardia di P.S. Alle 11 l’Arcivescovo di Milano Delpini ha celebrato la Santa Messa Cristiana cattolica in memoria.
Il punto focale è però la presentazione del progetto il progetto “Memento- Percorsi nella memoria” con intervento del Capo della Polizia alll’Auditorium “Antonio Marino”.
Chi era Antonio Annarumma
Antonio Annarumma era un agente del reparto celere e aveva solo 22 anni. Il 19 novembre 1969 restò ucciso durate una manifestazione indetta dall’Unione Comunisti Italiani (marxisti-leninisti) e dal Movimento Studentesco di Mario Capanna. Annarumma guidava uno dei mezzi della scorta alla manifestazione. In via Larga il suo pulmino si trovò in mezzo ad uno scontro fra polizia e manifestanti che causò 200 feriti, fra poliziotti e manifestanti.
Controverse le versioni date sulla morte dell’agente di polizia. Secondo i manifestanti l’agente restò ucciso durate un incidente fra due pulmini della polizia, secondo la questura e poi la magistratura, (nel gennaio del 1970 ci fu il processo che stabilì che si trattava di omicidio), l’agente fu colpito in pieno da un tubo di ferro usato dai manifestati come una lancia verso il mezzo in movimento. Il tubo di ferro colpì il giovane agente alla testa, penetrando nel cranio proprio sopra l’occhio. Morì poche ore dopo al Policlinico. Annarumma perse il controllo dell’auto che andò a sbattere contro l’altro mezzo.
Ad Antonio Annarumma ora è intitolata la Caserma che ospita l’attuale Terzo Reparto Mobile della Polizia di Stato, ma quelli in cui mosì erano gli anni di piombo in cui mai nulla era davvero chiaro e sicuro. Nel caso di Antonio Annarumma è chiara la sua morte terribile a soli 22 anni mentre compiva il suo dovere e eseguiva il suo lavoro. Oggi, a 50 anni di distanza, è importate ricordarlo come vittima e come giovane uomo che ha perso la vita mentre lavorava. E’ importate ricordarlo anche perchè tanti anni dopo si è avuta una situazione simile. In quel caso morì Carlo Giuliani, un manifestante che aveva tentato di colpire un agente delle forze dell’ordine con un estintore. L’agente sparò, uccise Giuliani ma salvò la sua vita e quella dei suoi colleghi. Di fronte alla morte, alle aggressioni, al dolore e anche al tempo che scorre inesorabile è difficile dare un giudizio. Se il tempo è poco si è ancora sotto l’effetto dell’emozione e della commozione, se il tempo trascorso è troppo si rischia di non dare il giusto peso ai fatti proprio perchè mancano l’emozione e commozione.
Dal punto di vista morale non è difficile dire però che in qualunque caso lanciare delle coseverso le persone e colpire vuol dire rischiare di ucciderle. Se lo si sa e si accetta il rischio sarebbe anche giusto dire che cosa si è fatto, invece l’omicida di Antonio Annarmma non ha mai avuto il coraggio di parlare. Il suo omicidio, dopo 50 anni, è ancora senza un colpevole.
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