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Casone ( Marcallo con Casone – Milano) . Nello storico salumificio di via Gornati, al Casone, da oggi 24 ottobre fino al 26 ottobre festeggiano i 100 anni dalla fondazione, reģalando ai clienti sconti del 10%.
Si chiamano Rovera, che in dialetto milanese significa quercia. Un cognome azzeccato. Sono cent’anni che la famiglia si occupa di produrre salami, cotechini, salsicce, verzini (quelli per la casseoula) e mazapan (salami sanguinaccio) artigianali, tradizionali e da maiali e con i metodi della filiera lombarda. Per i 100 anni della fondazione, avvenuta nel 1919, i cugini Rovera riuniscono il salumificio allo spaccio aziendale e al negozio che si trovano nella corte di famiglia, dove il loro nonno aveva iniziato l’attività. Un momento importante, perchè i due rami di azienda erano divisi dal 1994.
Per Casone è una festa doppia. Oltre ad avere sotto casa il salumificio, con i suoi prodotti, il negozio sarà anche un piccolo supermercato, prezioso per la comunità che arriva appena ai 1000 abitanti. Il salumificio Rovera è l’unico negozio di alimentari rimasto in paese. Ma ci si aspetta che arrivino clienti anche dagli altri paesi perchè qui si trova quello che al supermercato della grande distribuzione industriale non si può trovare. Il calore, e la produzione diretta.
C’è un reparto macelleria, che s occupa della vendita della carne, perlopiù piemontese, e c’è il reparto dedicato ai formaggi dove si trovano i gorgonzola, i provoloni, le fontine e anche i prodotti di gastronomia.
Come le polpette svizzere con la sottiletta già inserita, pronta a filare sulla carne scottata nella padella o sul braciere, o gli spiedini di carne di manzo e di maiale già composti sui lunghi stuzzicadenti di legno.
Ho chiesto ai due cugini, Massimiliano e Giuseppe, di indicarmi dei momenti particolari della loro vita nel salumificio. Fu il loro nonno ad iniziare, nel 1919, lavorando per i milanesi. Il primo Giuseppe Rovera aveva trasformato l’abilità comune della conservazione della carne di maiale e degli insaccati in un vero lavoro cui si dedicava tutta la famiglia. Davano lavoro anche ai vicini di casa. A Giuseppe presto si affiancarono i tre figli Maurilio, Luigi e Giuliano. Poi l’acquisto della prima affettatrice da negozio, una Berkel rossa fiammante.
Ora i due cugini Massimiliano e Giuseppe continuano con la tradizione del salumificio. “Ricordo bene i momenti difficili. Quelli si impiantano in testa. I momenti belli e sereni, di tutti i giorni, si ricordano con più fatica, non si riesce a far mente locale. Sono cresciuto qui fra la corte e i salumificio, si giocava e poi si aiutavano i grandi tra salami e cotechini. Però ricordo la festa di quando arrivava il camion dei maiali! Allora avevamo anche il macello. Era un momento che segnava l’inizio di una di grande attività e anche i bambini sentivano la grande eccitazione. Si viveva il lavoro con allegria” , dice Giuseppe.
“Oggi ci sono tanti problemi per chi ha una azienda. Ci mancava anche la cassa automatica con tre tipi di Iva da applicare ai diversi prodotti.” Aggiunge Massimiliano sorridendo. Sta servendo alcuni clienti e provando la nuova cassa e il nuovo pos.”Siamo cresciuti qua. Un bel posto per diventare grandi, fra cose buone. Questo è più di un lavoro, c’è la gente, gli amici di sempre, c’è il gusto di preparare cose buone”. Una signora chiede se sono pronti i verzini. Settimana prossima è il 31 ottobre. Tutti prepareranno la casseoula per il giorno dei morti e il verzino è un must. Va cotto a parte e poi aggiunto alla casseoula. ” Vieni mercoledì. Quanti te ne preparo? ”
“Almeno una dozzina”. Una dozzina di verzini significa una casseuola ricca. Da Rovera settimana prossima ci saranno, in abbondanza, anche le cotenne e le costine, Un vero ben di Dio per la preparazione del tipico piatto Lombardo.
E io? Io vi faccio da assaggiatore. Ho portato a casa un bel salame Milano mordido e profumato, e lo ho tagliato. Cosa dire? E’ buonissimo. La pasta è ben amalgamata, il profumo deciso ma non invadente. Un gusto di salame che da soddisfazione. Una fetta tira l’altra.
Fin troppo. Dopo il primo assaggio, lo ho messo in frigo. Potevo farne a meno. Non è arrivato a sera. Quando sono tornata a casa per cena, ho trovato solo la dose della decenza. Nel senso che anche la famiglia lo ha gradito, tanto che me ne hanno lasciata solo una fettina, e non era nemmeno il culetto.
Articolo aggiornato il 02/02/2022 00:31