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All’Università di Pavia arrivano studenti e menti da tutto il Bel Paese. La storia dell’ateneo è conosciuta ma spesso troppo superficialmente. Chi viene a Pavia lo fa anche per scoprire le bellezze della città che di per sè ha contribuito a fare la storia d’Italia. C’è poi la movida e l’aspetto esoterico, dato che si parla e si fanno tour nella “Pavia segreta”, ipotizzando alcuni punti dai quali energie si svilupperebbero a beneficio (e non) di chi frequenta questi luoghi.
Concreto, raccolto ma stupefacente nella completezza e nei pezzi particolari di cui si compone, il “Museo per la storia dell’Università” è invece una meta che non tutti conoscono. Insoltita se vogliamo, forte per i contenuti. Adatta a un pubblico variegato e, grazie alla delicatezza e competenza che svolge le visite guidate, proponibile anche a un pubblico giovanile.
La riforma teresiana dell’Università prevedeva la fondazione di un museo nel quale gli studenti di Medicina e Chirurgia potessero apprendere precise cognizioni nel campo dell’anatomia normale e patologica, grazie a una collezione permanente che integrasse quanto appreso durante le autopsie.
Qui sono visibili i disegni di Antonio Scarpa medico, chirurgo, anatomista e accademico italiano (Motta di Livenza 1752-Pavia 1832). Per quanto possa apparire macabro, nel museo in questione la sua testa è conservata in formalina. Nessuno sa perché fu mozzata dopo la sua morte. Forse fu un singolare atto di omaggio, come sostenne il Panizza, suo successore: “La testa degli uomini grandi dovrebbe essere sempre conservata, poiché l’uomo sta tutto nella sua testa”.
Qui si trovano centinaia di “reperti” non frutto di scoperte ma di autopsie, parti e operazioni chirurgiche, nonchè l’inaspettato (per fornire esempi: il primo utero asportato con cesareo programmato come operazione studiata nei dettagli, scheletri di individui deformi, feti nati con un occhio solo o senza testa). Accurate e molto realistiche sono inoltre le ricostruzioni in cera che mostrano organi interni. E ancora, il sistema arterioso una moltitudine di strumenti chirurgici che davvero fanno riflettere sulla grande preparazione e capacità professionale di chi operava allora con una strumentazione e delle conoscenze mediche simili. Fa riflettere anche la bellezza e perfezione del corpo umano in tutte le sue parti.
Alessandro Volta fu chiamato sulla cattedra di Fisica sperimentale dell’Università di Pavia nel 1778. Potendo contare su un fondo di spesa illimitato per concessione del governo austriaco, arricchì la dotazione del Gabinetto di Fisica con strumenti di pregevole fattura visibili ancora oggi nel museo come gli elettrometri a pagliuzze oppure ancora la pistola elettricoflopneumatica usata da Volta per impressionare gli spettatori durante dimostrazioni pubbliche. Per non parlare di microscopi in grado di proiettare immagini sul muro, una serie di strumenti da salotto usati per intrattenere il pubblico formando e distribuendo energia elettrica
Nel marzo 1894 vennero fondate a Pavia le officine elettrotecniche Nazionali Einstein-Garrone lungo il tratto del Naviglio che sfocia nel Ticino. Nel 1895 si trasferirono a Pavia le famiglie di Jakob e Hermann Einstein, lo zio e il padre del sedicenne Albert, che avevano avviato un’attività che avrebbe partecipato ai lavori per l’illuminazione di Palazzo Botta. Al museo sono in mostra lettere autografe di Eintein.
Il museo apre il lunedì alle 14 alle 17, il mercoledì dalle 9 alle 12 nonchè il venerdì dalle 9 alle 13. Le prossime visite proposte al sabato (dalle 15.30 alle 18.30) sono in agenda per il 26 ottobre, il 23 novembre e il 21 dicembre 2019. Informazioni su http://musei.unipv.eu
Articolo aggiornato il 30/09/2019 11:37