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Milano. Oggi alle 14 il trasferimento nei nuovi studi della radio storica dei leghisti. Radio Padania libera è diventata più smart. Studi nuovi, migliore integrazione social, un palinsesto rinfrescato e il lancio, corto e moderno, dell’abbreviazione del nome, RPL. Questo sarà il modo con cui la conosceremo nei prossimi anni. Una modifica leggera nella denominazione ma non una modifica dello spirito che la anima.
Non cambia la metodologia. Telefonate degli ascoltatori senza filtri, ognuno può dire quel che vuole in tema con il tema della trasmissione. Opinioni si, insulti no. Anche se qualche volta, in certe occasioni, RPL è stata la cassa di risonanza dell’indignazione popolare su eventi che gridavano vendetta politica o sociale. Poi tanti conduttori volontari e appassionati. Fra i temi affrontati ci sono denunce di popolo, ma anche temi leggeri: cibo, chilometro zero, ambiente, cultura padana, e anche giornalismo estremo, quello che va a caccia della notizia scomoda e colpisce in faccia, come se fosse un pugno, gli ascoltatori.
Un grande pubblico che la sostiene con abbonamenti e donazioni e una fortissima vocazione alla libertà di espressione. Una radio che sa di essere davvero libera, e davvero padana, un concetto inteso anche come modo di pensare e di porsi al mondo.
I protagonisti sono quelli di sempre. Giulio Cainarca il direttore, Sammy Varin, l’arrufapopolo, Giulio Carnelli e Roberto Colombo i registi e poi, Vincent De Maio, all’area tecnica e di redazione. Antonio Verna, Giuliano Citterio, Marco Pinti, Pierluigi Pellegrin e tanti altri che mettono anima, tempo e corpo in questa radio sospesa fra il passato e il futuro. Ci sono anche io fra i tanti. Una delle voci femminili, ho sempre rivestito nell’angoletto del sabato mattina la figura dell’highlander. Donna, giornalista, leghista della prima ora e con una vocazione più sociale che politica, quelle che osservano il passare del tempo e tendono a raccontare.
RPL è stata una delle prime radio a passare completamente dal sistema Fm al sistema Dab. La prima ragione di questo cambio fu l’intuizione che il dab, ad un certo momento, avrebbe sostituito l’FM, così come il digitale terrestre ha sostituito le onde televisive. Poi ci sono state le difficoltà economiche. RPL non è mai stata una radio ricca, nemmeno negli anni in cui i fondi per i partiti politici sembravano infiniti. Lì, nelle cantine di via Bellerio, soldi non ce ne erano mai e non ce ne sono neppure ora. C’erano frequenze FM che sono state vendute, scommettendo sulla nuova tecnologia Dab, che ha abbattuto i costi di trasmissione. La fortuna aiuta gli audaci, dicono, e il DAB ha funzionato.
Che RPL sia audace è indiscutibile come anche che sia ancora viva e funzionante anche se l’hanno data per chiusa tante volte. Oggi è pronta a riprendere il suo posto fra le prime radio per ascolti, da nuove postazioni, con degli studi completamente rinnovati, e con la solita allegria e il trasporto umano di sempre.
Articolo aggiornato il 28/09/2019 20:42
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Sono felice che RPL sia più viva che mai e verrò a vedere i nuovi studi di trasmissione come feci per il vecchio, sarà ancora più bella e emozionante, dove il grande Sammy assieme ai sui colleghi darà sempre un tocco nuovo e fresco al mondo politico e musicale, complimenti.