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Uniqlo apre il suo primo store a Milano

Piazza Cordusio. Uniqlo è arrivata a Milano. Questa matttina alle 10 l’azienda giapponese ha inaugurato lo store alla presenza del sindaco di Milano, Beppe Sala, che ha dato ampio risalto alla Milano commerciale e della moda giapponese.

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Sin dalle 8.30, una folla di curiosi e di clienti si è assiepiata alle porte dell’antico palazzo milanese che si trova quasi al centro di quella che era, un tempo, la piazza delle banche e della finanza, alle spalle del palazzo della borsa di Milano. Ad attendere l’apertura c’erano un migliaio di persone che sono state accolte dai dirigenti della Uniqlo con applausi e gratitudine. Presente anche il sindaco di Milano Beppe Sala che ha indossato il kimono Uniqlo per l’occasione.

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L’accoglienza è quella molto cortese tipica dello stile giapponese moderno. Kimono e tamburi, in una rivisitazione della loro tradizione. All’interno un moderno megaschermo trasmette foto e video delle città giapponesi. Commessi giovani e italiani. Lo store propone maglieria di cachmire e piumini a prezzi mediamente popolari e di buona qualità. Avrà sicuramente successo a Milano. L’azienda è solida e il suo amministratore delegato è un simpaticissimo giapponese chi incarna l’immagine che i milanesi medi hanno del paese del sol levante. La scelta della Uniqlo di aprire lo store a Milano gratifica e solletica l’orgoglio della città.

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Beppe Sala in campagna… elettorale

Il sindaco Sala ha attribuito un vena ecologista e leggermente femminista allo store e ha sottolienato la funzione sociale delle aziende anche se il “Business is business”. Chiaramente è partito con la campagna elettorale per le prossime elezioni da sindaco di Milano, perchè immaginare un giapponese femminista che sogni una donna come suo successore è politically correct ma improbabile. Devo dire che ho trovato anche un po’ ingenuo sottolineare che a Uniqlo non ci sono sacchetti di plastica. Le borse offerte ai clienti sono graziose borse nere in rete e di design, ma di certo non sono in materbi o in cotone. Improbabile che alle spalle dell’apertura dello store vi sia una scelta ecologista.

Infelice la frase del giovane dirigente Uniqlo che in perfetto italiano ma con un inequivocabile accento anglo americano ha detto di sentrsi di Milano perchè lui è di Bergamo, “a soli 50 km da qui”. Non è difficile immaginare che non abbia mai visto Bergamo se non nelle fotografie dei suoi nonni. Per un americano, le differenze culturali che gli europei sviluppano in 50 chilomentri di distanza rappresentano un mistero.

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Benchè bellissimo e dal design perfetto, non ho potuto evitare un colpo al cuore quando mi sono accorta che lo store, che si sviluppa su tre piani, si trova nel cortile dell’antico palazzo e che è composto da una struttura di vetro, che occupa il piano terra e il primo piano dello storico palazzo milanese. Le cantine sono state aperte e una passerella collega due ale opposte della palazzina. Le finestre sono state chiuse e alcune trasformate in moderni passaggi. Troppo moderni. Non ho c’è il connubio fra storia e modernità. Hanno solo usato i muri esistenti come supporto.

Il bello stilistico ha distrutto il cuore della storica Milano

Non so se è stata l’amministrazione di Beppe Sala che ha dato il permesso per i lavori di ristrutturazione in piazza Cordusio, mi sono sorpresa che le belle arti abbiano concesso quelle modifiche, però è innegabile che da quando c’è Beppe Sala al governo della città madre della Lombardia, il centro storico sia in realtà al centro di una stereotipata svendita commerciale, turistica, globalizzata e senza cuore. Ho persino paura che anche i veri milanesi possano essere trasformati in statuine di plastica (però ecologica) da posizionare quà e là.

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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