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Il 2 giugno è la “Festa della Repubblica” che viene celebrata ovunque con una grande inflazione del tricolore, con l’esposizione di armi e forze armate che richiama alla mente tragedie di ieri e di oggi. Ogni Comune organizza eventi e per fortuna nel Magentino tali eventi discostano dal cliché nazionale che ha generato polemiche. Hanno un significato moderno, con delle particolarità e con momenti di coinvolgimento dei più giovani. Spesso però, i festeggiamenti appaiono più una commemorazione che una celebrazione, con l’elogio a un passato che agli occhi dei ragazzi senza memoria della dittatura o della monarchia può apparire anacronistico. Cosa significa allora celebrare oggi la “Festa della Repubblica” nel suo significato più vero? Lo abbiamo chiesto a politici della zona, il cui ruolo fa da portavoce dei cittadini che li hanno eletti.
«Celebrare oggi la “Festa della Repubblica” significa ricordarsi che abbiamo una patria, una Nazione, che facciamo parte di una comunità come quella di Corbetta o più ampia – spiega il primo cittadino – Significa anche ricordare le lotte dei nostri nonni e bisnonni per la conquista della democrazia, sancita nella Costituzione della nostra Repubblica italiana. Significa infine portare i nostri valori in Europa».
«Noi abbiamo sempre vissuto in una Repubblica che ci ha sempre permesso di essere liberi, di esprimere liberamente le nostre idee, la nostra fede» spiega. Dittatura significa quindi rinuncia di libertà, di idee, della propria identità? «Sì e forse oggigiorno queste libertà le diamo per scontate ma io che ricordo i racconti di mio padre partigiano, capisco quanto siano costate care – aggiunge – Per questo il consiglio che mi sento di dare ai giovani è quello di leggere i libri di storia- La storia che dalla monarchia ha portato alla dittatura e alla scelta della Repubblica. Consiglio di ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto questi passaggi storici, così da capire cosa significa Repubblica e democrazia».
«Penso che oggi la vera “Festa della Repubblica” sia innanzitutto quella di recuperare il senso della parola: res (cosa) pubblica – spiega – Tutto ciò quando oggi si tende ad associare il pubblico al concetto di limite, spreco, corruzione. Invece il pubblico è l’attuazione di un progetto condiviso. Ne dobbiamo essere fieri. Oggi la Repubblica è a rischio anche da tentativi di autonomia (come ad esempio il caso della scuola) che vanno a discapito del servizio pubblico. Io che lavoro in contesti europei – conclude – penso che l’Europa rappresenti bene il senso del pensiero espresso finora: l’unione nella diversità. Il problema vero è invece quello di trovare rappresentanti che sappiano valorizzare in Europa ciò che ogni Stato ha di buono».
Quello appena concluso è stato un 2 giugno, a livello nazionale, non privo di polemiche. Al di là di queste c’è stato il richiamo alla festa delle nostre forze dell’ordine: dei Carabinieri, della Polizia di Stato, dell’Esercito Italiano, dei Vigili del Fuoco, della Guardia di Finanza, della Protezione Civile. Persone che ogni giorno rischiano la vita per gli altri o la mettono a disposizione degli altri, a volte in maniera gratuita, facendo per anni turni stancanti anche notturni. Persone che non sono inquadrate dalle telecamere di tv nazionali nelle parate “top” ma che per noi sono preziose e degne di riconoscenza perché rispecchiano appieno i valori della nostra Repubblica. A loro, il nostro più profondo grazie e…buona Festa della Repubblica!
Articolo aggiornato il 02/06/2019 19:16