C’è chi vorrebbe seppellire rifiuti speciali in Lombardia
Lo scorso 11 gennaio si è tenuta a palazzo Lombardia l’annuale presentazione alla stampa dei risultati della produzione e della gestione dei rifiuti. L’assessore all’ambiente Raffaele Cattaneo ha detto che negli ultimi dieci anni, nonostante i lombardi siano ormai 10 milioni, la produzione di rifiuti è diminuita in tutte le province. Un dato confermato dall’aumento della raccolta differenziata che comprende una diminuzione del 6% dei rifiuti indifferenziati. L’immmagine è quella di una lombardia efficiente, modello da prendere ad esempio.
La frazione umida
Il 36% dei rifiuti prodotti è di origine organica ed è completamente recuperato nei 68 impianti di compostaggio e di digestione anaerobica in funzione nella regione. “I termovalorizzatori in Lombardia sono in coda alla filiera del recupero dei rifiuti.” ha detto Cattaneo, rilevando che solo il 15% dei rifiuti è recuperato tramite termovalorizzatori e utilizzato per la produzione di energia. Poi ha aggiunto che “La Lombardia ha cancellato le discariche dalla gestione dei rifiuti urbani. Ci entra solo lo 0,5% dei rifiuti. Dobbiamo fare in modo che il modello lombardo sia copiato dalle altre regioni.”.
Nessuna nuova discarica di rifiuti urbani in Lombardia. Ma i rifiuti speciali?
L’assessore Cattaneo ha preso davanti alla stampa un impegno. Non sarà data nessuna autorizzazione per nuove discariche di rifiuti urbani. Cambia però la situazione per i rifiuti speciali, cioè industriali. Il decreto Sbloccaitalia, di renziana memoria, ha reso i rifiuti speciali merce di libera circolazione fra privati. L’assessore ha quindi rimandato alla competenza statale la definizione del momento in cui un rifiuto può diventare materia nuova, pronta al riciclaggio. “Il 90% delle richieste di autonomia regionale in tema ambientale è stato rifiutato. Ci hanno riconosciuto solo 3 funzioni, per ora. Fra queste c’è proprio la gestione della qualifica del materiale come rifiuto o come materia da riutilizzare, ma continueremo a chiedere. Il mancato riutilizzo e la destinazione in discarica di alcuni materiali di origine industriale dipende infatti dalla mancanza di autonomia regionale”.
Rifiuti dalle altre regioni? No grazie
Questo è il punto in cui si misura la forza del braccio di ferro che Lombardia sta conducendo da anni con altre regioni. Molte hanno dato maggior spazio al metodo del TMB, il trattamento meccanico biologico, come si definisce la triturazione dei rifiuti indifferenziati, che di biologico ha ben poco. Due le pressioni. La prima è che sarebbe richiesto alla regione Lombardia di smaltire le triturazioni di altre regioni che non sono dotate di termovalorizzatori, dall’altra gli si chiede di creare discariche di materiali industriali che non sono state recuperate.
Nonostante il no della Lombardia, gli accordi di smaltimento avvengono nell’ambito privato e tendono quindi a sfuggire al controllo istituzionale. Inceneritori e cave ricevono offerte concorrenziali per accettare rifiuti che arrivano da altre parti di Italia. La posizione della regione è chiara, dice Cattaneo. La quantità di rifiuti che arriva da altre regioni deve essere limitata. Ogni regione deve farsi carico della propria responsabilità.
Il virtuosismo e l’impegno dei lombardi è quindi vanificato dalle mancanze e dalle scelte politiche comode di altre regioni che non vogliono costruire i termovalorizzatori perchè secondo loro che inquinano, ma che poi cercano ogni sotterfugio per utilizzare quelli lombardi. Inoltre, secondo l’assessore, proprio a causa dell’impianto legislativo centrale ci si potrà trovare con nuova autorizzazioni di discariche per rifiuti industriali.
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