Occhiali spaziali: innovazione e tecnologia dalla Terra allo spazio al Centro Ottico Rossini & Licciulli di Parabiago
A Parabiago, al centro ottico Rossini & Licciulli , che si trova al numero civico 44 della statale del Sempione,
Ruth, una giovane di origini eritree che lavora in un pub milanese, zona Stazione Centrale, intorno alle 4 del mattino di domenica 2 dicembre, stava tornando a casa a piedi dopo il lavoro. Una passeggiata di circa 10 minuti in direzione di piazza Loreto. Dopo una telefonata, ha riposto lo smartphone nella borsa. Improvvisamente si è trovata la strada sbarrata da un uomo di colore, probabilmente senegalese.
“Togliti!” gli ha detto, pensando al solito tacchino, ma lui le ha intimato di consegnare soldi e telefono. Lei ha risposto che non li aveva. L’uomo di colore è stato quindi raggiunto da un altro uomo, sempre africano. Insieme i due hanno strattonato Ruth, l’hanno sbattuta contro un’auto e le hanno portato via la borsa e lo smartphone. L’arrivo di un tassista che ha rallentato e si è sporto dal finestrino chiedendo se andava tutto bene ha salvato Ruth da ulteriori aggressioni. Il tassista non ha però osato fare di più. I due di sono dileguati. Nessuno ha chiamato il 112.
Dopo la rapina Ruth era sotto shock. Invece di chiamare aiuto è tornata a casa. “Non mi sono mai sentita così indifesa”, ha detto raccontandomi la sua brutta avventura. E ancora più maltrattata si è sentita quando, dopo aver raccontato su Facebook, ai suoi amici, tutta la sua disperazione, si è sentita accusare di razzismo. Già! Ha usato la parola “negro” invece di “nero” o “di colore”.
Dopo il suo messaggio su Facebook Ruth è stata attaccata per aver utilizzato la parola “negro”. Diverse persone l’hanno criticata aspramente per questo e per aver dato ragione a Salvini sulla decisione di allontanare dall’Italia gli stranieri che delinquono.
Hanno spinto la loro mancanza di solidarietà nei confronti di Ruth fino a segnalarla massivamente a Facebook, che ha sospeso il suo post comunicandole che era un post razzista e quindi era stato oscurato.
Oggi Ruth ha paura. D’ora in poi tornerà a casa accompagnata, utilizzerà dei dispositivi di allarme e difesa e si iscriverà ad corso di autodifesa femminile, ma nessuno potrà toglierle il sentimento di amarezza lasciato da chi, vero razzista, la ha aggredita perchè considerata una vittima facile da derubare perchè ha la pelle nera, e da chi, altro vero razzista, la ha accusata di razzismo per aver detto e scritto la verità.
Un abbraccio da parte mia a Ruth. Una donna, una delle tante che non vogliono più vivere con la paura. Una di quelle che si ribellano, anche a Facebook e alla sua ipocrisia.
Articolo aggiornato il 22/08/2022 22:33