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Non c’è giornalista in Italia che non sia costantemente sotto indagine a causa delle querele temerarie da parte di persone che si sentono diffamate dalla cronaca. Le indagini delle forze dell’ordine sono una garanzia, dicono. Per un giornalista vero, vanno di pari in passo con i bollini sul tesserino, dicono.
Tutto dipende da che cosa si è scritto, naturalmente. Far arrabbiare qualcuno, di tanto in tanto, però è un quasi un dovere del buon giornalista, e quindi l’essere accusati di diffamazione a mezzo stampa è un rischio che si corre in questo mestiere. La verità ferisce più della spada, si potrebbe dire. Se si è, però, professionalmente corretti, l’indagine delle forze dell’ordine potrebbe essere la conferma del proprio lavoro. Così poi, non siamo noi a dire al querelante che ha torto, ma è un giudice che parla a nome del popolo. La denuncia e la conseguente indagine non bastano a stabilire che una persona è colpevole. Anzi, nel mio caso le indagini hanno detto che sono innocente.
Ci sono delle indagini aperte su dei miei articoli, cioè dei pubblici ministeri li stanno leggendo. Un collega mi ha detto che le le querele temerarie che ho ricevuto sono un buon numero, ma che sono ancora troppo poche per avere la patente di vero giornalista perseguitato.
L’ultima querela è stata archiviata. Le indagini hanno deciso che non avevo fatto nulla e che non avevo diffamato nessuno a mezzo stampa e il giudice ha deciso di conseguenza.
Qui vi pubblico le foto della sentenza di assoluzione e qualche tratto di quanto ha scritto il giudice. Delle altre indagini aperte su di me per i miei articoli non so molto. Una, del 2018, post elezioni regionali, è probabilmente di Monica Porrati.
Va in giro per tutta Ossona, e anche in altri comuni, a dire che mi ha denunciata e ovviamente sono venuta a saperlo. Non posso però sapere se è vero. Sono certa, però, che anche nei suoi confronti ho rispettato le tre regole del diritto di cronaca e di critica costituzionalmente protetti.
Me la prendo quindi con calma e serenità. Se, come racconta Monica Porrati, le ho dato così fastidio come giornalista leghista, che lei, consigliere comunale leghista, mi ha querelato per diffamazione a mezzo stampa benchè io abbia sempre scritto bene della lega, significa che sono professionalmente così brava da non guardar in faccia neppure i colleghi di partito, quando c’è da spiegare i fatti in modo corretto e vero.
Mi sa che metterò la sua querela, se esiste, nel mio curriculum vitae.
Articolo aggiornato il 08/01/2022 16:07