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L’irrespirabile aria di Milano. Rifiuti o politica?

Dopo l’incendio di quarto Oggiaro, in città si sente un forte e acre odore di plastica bruciata. Le rassicurazioni sulla qualità dell’aria e sulla salute da parte delle istituzioni milanesi sono molte.

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Hanno però convinto poco, anche a causa del fatto che la puzza che si sente a chilometri di distanza. Se ne lamentano tantissimi cittadini su Facebook,  da quasi tutti i quartieri. Forse l’unico punto in cui non si sente l’odore è il centro di Milano, dove dall’amministrazione assicurano che non c’è rischio per la salute. Non c’è rischio per la salute, ma è meglio in via precauzionale, tenere le finestre chiuse e non mangiare i prodotti dell’orto. Perchè un rischio c’è. Non si sa ancora cosa è bruciato, ma la plastica bruciata produce diossina, e il rischio è che quello che è salito con il fumo ritorni giù. Però, il punto in cui potranno cadere le ceneri dell’incendio con i loro componenti forse velenosi, è determinabile solo tenendo conto dei venti e delle correnti d’aria. Non sono un’esperta, ma mi pare difficile che ricadano esattamente sul punto dell’incendio.

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Una task force

Oggi si terrà, in via Chiarissini, una ispezione al luogo dell’incendio di rifiuti con seguente punto stampa, alle 14. Parteciperanno l’assessore milanese alla sicurezza Anna Scavuzzo e l’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo.  Saranno resi noti, se sono pronti,  i dati di Arpa e dei Vigili del fuoco. Sul caso dell’incendio sono aperti due fascicoli di indagini. Uno riguarda il rogo e l’altro la possibilità che si tratti di un altro caso di traffico illecito di rifiuti. Ieri l’assessore Cattaneo ha dichiarato che i rifiuti non dovevano essere in quel posto.  Sono molte le domande in attesa di risposta. Da dove venivano quei rifiuti? Come mai erano stoccati lì?  Tante anche le coincidenze che si sono verificate e che nei prossimi giorni saranno analizzate.

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Il problema dei rifiuti. Il caso della cava di Casorezzo

Questa storia riporta alla mente la lotta che stanno conducendo gli abitanti di Casorezzo, nell’hinterland Milanese, contro il tentativo, ripetuto, di aprire una discarica di rifiuti all’interno di una cava di ghiaia ormai in esaurimento. L’azienda Solter ha più volte chiesto i permessì e i tecnici di città metropolitana hanno più volte tentato di concederli, mentre i Comuni e i parchi plis, stanno battendosi per evitare che siano concessi. Una lunga battaglia di carte bollate che dura da più di 5 anni e che ha visto spesso i tecnici di città metropolitana prendere decisioni stranissime. L’ultima in ordine di tempo è stata quella di sottoporre la concessione della discarica a patto che l’azienda costruisca una pompa per abbassare la falda acquifera che scorre sotto l’alto milanese di almeno cinque metri. Una pompa che causerebbe, non è difficile intuirlo, un danno alla struttura ambientale delle aree verdi della zona. Follia? Eppure la ditta Solter ha accettato di costruire quel macchinario, pur di ficcare rifiuti nella ex-cava.

Naturalmente i comuni hanno fatto molti ricorsi e la battaglia continua. La ditta Solter è socia di un’altra ditta, la Vibeco,srl, che ha vinto ormai da qualche anno, un appalto per lo smaltimento delle ecoballe della Campania. Facile sospettare che  i rifiuti che la Solter vuol mettere nel sottosuolo della Lombardia siano quelli campani, ma forse la situazione è persino peggiorata. Forse i rifiuti potrebbero arrivare anche da altre parti.

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Da dove arrivano tutte queste tonnellate di rifiuti?

Sotto la giunta Maroni, quando era assessore Claudia Maria Terzi, c’era stato un lungo tira e molla con il governo Renzi per evitare che la Lombardia dovesse smaltire in discarica i rifiuti prodotti da altre regioni. In Lombardia infatti la discarica è considerata una soluzione da utilizzare solo quando non ci sono altre risorse. Da quanto si diceva in quel momento in Lombardia non esisteva una produzione di rifiuti da smaltire in discarica perchè l’organizzazione ambientale regionale permette il massimo del riciclo e, nel caso di Milano, ciò che non è riciclato, viene inviato all’inceneritore. Fra l’altro, l’inceneritore di Figino funziona sempre al minimo delle sue possibilità. La regione Lombardia, inoltre, ha messo una tassa su ogni tonnellata di rifiuti che finisce in discarica, per disincentivare al massimo la pratica. Insomma le discariche in Lombardia sono destinate a non esistere più. Come è possibile che nel giro di qualche mese ci si trovi con così tanti capannoni ripieni di rifiuti? Da dove arrivano realmente?

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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