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Pregnana Milanese. La coltivazione della cannabis lite può essere il futuro per una parte dell’ agricoltura lombarda? Una domanda che ci si pone nel momento in cui la legislazione ha tolto il divieto di coltivazione per le specie di cannabis che hanno un basso contenuto di thc, il principio attivo che provoca lo sballo.
In fondo è vero: perchè mai proibire di coltivare una pianta che un tempo era una risorsa economica importante, solo perchè degli imbecilli hanno l’abitudine di fumarla? La cannabis lite non è altro che la canapa indiana. Chi ha qualche decennio di anni sulle spalle ricorda quale era l’uso del filato di canapa. La filatura creava tessuti forti, con cui si cucivano sacchi, tovaglie e tovaglioli da ricamare, teli e in alcuni casi anche vestiti. Per ora però non esiste ancora una nuova filiera per la lavorazione dei filati.
Dopo che è stato tolto il divieto e che la legge ha stabilito quali sono le semenze che si possono utilizzare per la semina e la produzione della canapa indiana, il risultato della coltivazione è venduto, dopo l’ essiccazione, come profumante per gli armadi o anche per altri usi tutti totalmente legali. La si trova in molti negozi. Quest’anno è stata coltivata anche in provincia di Milano, sui terreni delle cave Bellasio, a Pregnana Milanese, in località Cascina Madonnina.
Da generazioni i proprietari delle cave Bellasio estraggono ghiaia per l’edilizia dal giacimento che si trova sotto l’altomilanese. Si tratta di un tipo di miniera che ha caratterizzato tutta l’ area a ovest di Milano sin dagli altri ’30, quando la lavorazione dei sassi è entrata nella produzione industriale di cementi. Il sasso, però, è da sempre utilizzato per la costruzione, il cavasass era un mestiere professato sin dall’eposca dell’impero romano.
Alcune tracce si possono notare in alcuni antichi muri milanesi che alternano file di sassi a file di mattoni di argilla cotta, creando disegni e decorazioni, che si innestano nella solidità delle strutture. Oggi le cave dell’altomilanese sono quasi tutte in via di esaurimento e si cercano nuovi utilizzi per i terreni. La cava Bellasio, posta verso al fine del deposito morenico altolombardo, finirà le estrazioni nel 2020. Ha a sua disposizione molti terreni che andranno riqualificati per un riutilizzo economico, ma anche con una cura ambientale corretta.
Fra le scelte che si stanno sperimentando vi è un rientro nell’agricultura con la coltivazione di alcuni ettari a Cannabis Lite. Lo scorso ano avevano provato con le patate. La coltivazione delle patate ha dato una grande produzione ma pochissimo margine economico. Qualcosa in più pare esserci con la cannabis. Sono andata a vedere il raccolto e l’essiccazione della pianta. Il trattamento delle piante è lo stesso della cannabis non lite, ma qui ogni passaggio è verificato e controllato. I campioni sono analizzati, il principio attivo misurato prima di concedere il permesso di messa in vendita della pianta essiccata e triturata.
Tra i progetti di cui mi hanno parlato vi è la riqualificazione di tutti i terreni che andranno a costituire un’area a parco di pregio, che si dividerà fra luoghi agricoli e luoghi a disposizione del pubblico, con laboratori e spazi didattici, che possano costituire un continuum integrato con l’area protetta del bosco WWF di Vanzago, che costituisce una famosa area naturalistica e che si trova a poche centinaia di metri dalla cava. Una vera sfida: garantire una redditività ai terreni della cava Bellasio dopo la fine della estrazione, permettendo alle generazioni future di continuare a usare i terreni, e nel contempo consegnarli alla cura ambientale.
Fra questi terreni vi è anche una vecchia discarica comunale. Fu riempita di rifiuti negli anni settanta, quando la raccolta differenziata non esisteva. Le cave Bellasio l’hanno in seguito comprata e deve essere ancora riqualificata. Fra questi terreni alcuni sono parte del corridoio ecologico europeo Futura, la linea delle migrazioni degli uccelli. Lo scorso anno sono stati coltivati con il sorgo. Una pianta che nutre gli uccelli e nel contempo offre riparo ed è una delle coltivazioni consigliate nella rotazione delle culture.
Insomma la liberazione della coltivazione della cannabis, in questo caso, si sta inserendo in una progettualità economico rurale che merita di essere seguita in tutta la sua evoluzione. Chissà, un ritorno al passato, con l’occhio al futuro, potrebbe essere la soluzione per il nostro ambiente.
Articolo aggiornato il 14/01/2020 22:40