Guerra delle moschee. Sfida il ministro dell’interno?
Milano. Ieri sera un comunicato stampa del comune di Milano, diffuso intorno alle 20, ha di fatto aperto un fronte di guerra fra maggioranza e opposizione in città. Si tratta del Piano per le Attrezzature Religiose che l’amministrazione comunale milanese non aveva inserito entro i termini definiti dall’ integrazione 2/2015 alla legge regionale 12/2005 sul Piano di Governo del Territorio.
Una legge emessa dalla legislatura Maroni e che aveva dato ampi tempi per definire, in tutti i comuni della Lombardia, quali fossero gli spazi da destinare d chiese, moschee e altri ambienti religiosi. Chiusi i termini, si dava per assodato che se i Comuni che non avevano presentato il piano delle attrezzature religiose, per perchè non avevano necessità di nuove opere del genere. Il comune di Milano è fra i comuni che non avevano presentato il piano e quindi sul territorio milanese non era più possibile aprire moschee a meno di non rivedere il Piano di Governo del territorio stesso. Ed è quello che l’amministrazione comunale ha fatto in questi giorni. Ha riaperto le procedure per il PGT e vi ha inserito anche il Piano per le Attrezzature religiose. Abbiamo parlato diverse volte, su Zoom, del problema dei luoghi di culto islamci, come si può leggere in Giro di vite sulle moschee abusive e soprattutto in mosche abusive: tra legge e politica e nella intervista al Ministro Matteo Salvini e a Picardo che si erano contrapposti sul concetto di rispetto delle leggi a proposito della moschea abusiva di via Cavalcanti, nel Municipio 2.
42 proposte, 24 accoglibili,18 ammissibili, 9 ammesse e fra queste 4 moschee islamiche
Ieri sera, l’amministrazione comunale ha comunicato di aver ricevuto già 42 proposte e di aver aperto l’iter per 9 progetti. Tra le richieste che saranno sottoposte all’iter per l’inserimento nel piano delle attrezzature religiose ci sono:
3 immobili relativi a singole confessioni riferite ai cristiano-evangelici: via Magreglio (Chiesa Cristiana Evangelica Assemblea di Dio Alleanza e Vita), via Bacchiglione (Chiesa Cristiana Evangelica Punto Lode di Milano) e via Carriera Rosalba (Chiesa Cristiana Evangelica ‘Internazionale “Ministero Sabaoth)
2 immobili della Diocesi Cristiana Copta Ortodossa di Milano e dintorni: via Gaggia e via Lago di Nemi
4 immobili relativi alle comunità islamiche: via Padova/Cascina Gobba (Associazione Al-Waqf Al-Islami in Italia), via Maderna (Comunità Culturale Islamica Milli Gorus), Via Gonin (Associazione Culturale no profit Der El Hadith) e Via Quaranta (Comunità Islamica Fajr).
La sfida di Maran
Sono però le parole dell’assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran che sottintendono l’uso del PGT e del piano Attrezzature religiose come “arma politica”. Cita il ministro dell’interno, carica ricoperta fino all’altro ieri da Marco Minniti e prima ancora da Angelino Alfano, e da due giorni ricoperta da Matteo Salvini, che è anche uno dei consiglieri comunali di opposizione di Milano, del gruppo della Lega, ed è stato uno dei più forti sostenitori della battaglia contro le moschee abusive.
“La legge regionale impone di trattare il tema delle attrezzature religiose all’interno del PGT. Con questo piano non solo intendiamo garantire il pieno diritto di culto a tutte le religioni ma vogliamo farlo rispettando tutte le condizioni di sicurezza, selezionando luoghi adatti e ponendo fine a soluzioni improprie come gli scantinati. Le nuove strutture dovranno essere tutte aderenti alle linee guida definite del Ministero degli Interni, anche per quanto riguarda le fonti di finanziamento”. Poi il comunicato stampa continua: Facendo seguito alle indicazioni del Ministero degli Interni, il Comune si impegna così a garantire la possibilità di realizzare luoghi di preghiera e di culto rispettosi delle norme, accessibili e aperti a tutti, in cui si promuova la formazione di guide religiose che possano assumere il ruolo di efficaci mediatori per assicurare la piena attuazione dei principi costituzionali di civile convivenza, laicità dello Stato, legalità e parità dei diritti tra uomo e donna.
Quelle regole…
Nulla di straordinario, in realtà, perchè si può permette di costruire moschee se si rispettano le regole. Però le comunità islamiche non sono mai state in grado di rispettarle, neppure quelle igieniche o di sicurezza. Ed è difficile pensare di modificare l’islam in modo che cambi le sua visione e le tradizioni sulla questione femminile.
Nella moschea di Viale Jenner, ad esempio, anche se regolare, qualche mese i vigli del fuoco hanno dovuto sigillare la cucina, a causa delle condizioni di sicurezza alquanto precarie. Sul motivo per cui la comunità islamica avesse una cucina in un luogo religioso è un tema che apre altre problematiche.
Per quanto sottile però, il comunicato è chiaramente una sfida. Sarebbe uno smacco se Milano costruisse delle moschee proprio mentre Matteo Salvini è impegnato con i primi atti della carica di Ministro dell’interno. Sembrerebbe una “rottura di scatole” fatta apposta per creare tensione, con una tempistica organizzata come un orologio svizzero.
Insorge il municipio 2
Sono Samuele Piscina, presidente del municipio 2 e Luca Lepore, Assessore municipale alla sicurezza e urbanistica, ambedue appartenenti alla Lega, che si occupano di rispondere alle scelte effettuare dal piano attrezzature religiose dalle loro pagine Facebook. “Dopo la volontà espressa di voler acquisire lo stabile di via Watteau per poterlo assegnare ai delinquenti del centro sociale Leoncavallo, la Giunta Sala esce allo scoperto anche sulle moschee, riproponendo gli stessi spazi nei quali Pisapia voleva realizzare i luoghi di culto islamici. Una di queste aree è quella degli ex bagni pubblici di via Esterle, (nda.: via Padova/Cascina Gobba da Associazione Al-Waqf Al-Islami in Italia) oggi occupati abusivamente da anarchici e centri sociali che rimangono impuniti nonostante le numerose richieste Municipali di sgombero, il disturbo della quiete pubblica che arrecano alla cittadinanza e la presenza al suo interno di clandestini in situazioni igienico-sanitarie e di sicurezza improponibili. La legge regionale 2/2015 aveva già impedito che in quell’area fosse realizzata una moschea perché inadatta a tale scopo.
Ci chiediamo quali sviluppi siano intercorsi tali per cui questo stabile sia diventato nuovamente adatto a tale scopo per il Comune di Milano. Il Municipio 2 non condivide l’iniziativa e presterà molta attenzione al rispetto delle normative vigenti da parte del Comune, promettendo ogni azione possibile per scongiurare l’ipotesi di una moschea patrocinata dalla sinistra nel nostro territorio, senza alcuna garanzia di sicurezza dei cittadini in un momento storico nel quale perdura il terrorismo islamico.
Il Comune, invece di creare nuovi luoghi di culto, pensi a mettere i sigilli alle numerose moschee abusive come quella di via Cavalcanti e assegni lo stabile di via Esterle al Municipio per realizzare servizi per la cittadinanza!”
Una poderosa alzata di scudi, quindi, fra le due parti, ma su motivazioni ben chiare. E’ infatti passato un anno, ma la moschea abusiva di via Cavalcanti, che vedete nel video dell’agosto 2017, è ancora aperta.
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