Elezioni in Lombardia. La sfida nell’Ok Corral
Ossona – Mi prendo due minuti di ilarità per una disamina politica della situazione delle candidature alle elezioni regionali di Ossona e nella provincia del Ticino e di alcuni dei candidati.
Premetto che io prendo molto seriamente la mia candidatura alle elezioni regionali della Lombardia. Ho un estremo rispetto per il Parlamento lombardo. La prospettiva di essere fra le 80 persone che amministrano i soldi delle tasse e scrivono le leggi che regolano la vita di 10 milioni di persone spaventa le persone normali, specie quelle che hanno buon senso. E io sono normale. So di avere la cultura e le capacità di farlo bene, ma per esserne sicura ho dovuto pensarci su parecchio. Se la risposta finale non fosse stata un “Sono capace”, non avrei accettato la candidatura, neppure per aiutare a riempire la lista. Quindi lo ripeto, e non sarà l’ultima volta da qui al 4 marzo, se vi fidate di me, sulla scheda verde scegliete la lista Fontana presidente e scrivete Ilaria Preti e Antonio Rossi.
Comunque il mio lavoro è scrivere ciò che succede e nei concitati momenti della scelta dei candidati ce ne sono stati alcuni che vale la pena raccontare. Sono aneddoti, particolari che non coinvolgono l’esito elettorale, la democrazia della consultazione, o la serietà di chi governerà, ma che hanno portato a scelte non proprio equilibrate e, in qualche caso hanno il loro lato buffo. Ossona ad esempio è al centro di un caso politico assurdo.
Abbiamo 5 candidati alle elezioni regionali e abbiamo rischiato di averne 6. Io, nella Lista Fontana Presidente, Gibo ( Gilberto Rossi) che è strato messo a riempire tutti i buchi di Insieme, tra politiche e regionali, nella coalizione di centrosinistra e sostiene il PD, Marisa Sestagalli che è del PD, Pia Calza che ha 72 anni, e che è candidata nella lista di sinistra Liberi e Uguali, e infine Monica Porrati, candidata all’ultimo posto della lista della Lega Nord come risarcimento dell’aver dato le dimissioni da assessore dell’amministrazione Incontro, al momento in cui è stato palese che il sindaco Venegoni aveva firmato l’accordo con il prefetto Lamorgese per portare a Ossona un gruppo da 6 a 12 clandestini da mantenere.
Sergio Garavaglia
La storia della candidatura del cons. comunale Sergio Garavaglia nella lista Fontana Presidente è ormai di dominio pubblico. La si potrebbe riassumere con un proverbio: “la gattina frettolosa fa i micini ciechi”. Poteva essere un cicin più discreto di quello che è stato ed evitare di annunciare al mondo la sua candidatura prima della chiusura delle liste. Di fatto il motivo addotto all’esclusione, dopo averne accettata la candidatura, è che 3 candidati di centrodestra, e vicini alla Lega e all’autonomismo lombardo, in un comune di 4mila abitanti sono troppi. Davvero troppi. Non è, però, che 2 della Lega Nord siano pochi. Su Ossona vale il detto “meglio abbondare che deficere”, ma non si è voluto strafare. C’è una cosa importante, però, che va sottolineata. Il nome di Sergio Garavaglia era stato accettato perchè era nella rosa di possibili nomi proposti da Attilio Fontana, con cui aveva già collaborato mentre era sindaco di Ossona e consigliere dell’ANCI. Questo fatto dovrebbe far fare alcuni ragionamenti sulla posizione politica dell’amministrazione Incontro, del sindaco Marino Venegoni e di quella di Sergio Garavaglia.
Donatella Magnoni
Donatella Magnoni non è di Ossona. E’ di Vermezzo ed è consigliere comunale ad Abbiategrasso. Collaboriamo da tanto e ne ho una grande considerazione. Ovviamente credo in me stessa e nella Lista Fontana Presidente, ma Donatella è una delle persone degne di ricoprire la carica di consigliere regionale. Se non fossi candidata io, avrei votato e dato fiducia a lei. E’ nella Lista della Lega Nord. E’ presidente di Copagri Milano e Monza Brianza, era in prima fila fra gli allevatori di mucche nella lotta delle quote latte, lavora con me come blogger e sta preparandosi a entrare nell’ordine dei giornalisti. E’ una donna che ha lavoro e famiglia e si occupa anche del prossimo. Incapace di stare ferma. Quindi per me è normale dire che se avete deciso di votare il simbolo della lega nord alle elezioni regionali e non la lista Fontana Presidente, dare la preferenza a Donatella Magnoni è la scelta migliore che potete fare. Resta inteso che sulle schede di camera e senato vi chiedo comunque di scegliere la lega nord e Matteo Salvini. Non fosse altro che per liberarci di Renzi e Gentiloni, dei clandestini, delle tasse e delle facce toste come quelle del PD, che prima mettono il canone rai in bolletta e poi sotto elezioni giurano di toglierlo.
Io e la lista Fontana Presidente, quella con la bandiera della Lombardia
Le motivazioni per cui io mi trovo in una lista di candidati civici a sostegno del candidato del centrodestra invece che nella mia naturale veste di leghista, nella lista della Lega Nord, sono diverse. In realtà la colpa è del mio senso civico. Dato che Sergio Garavaglia si era candidato e non poteva entrare nella lista della lega Nord, ho accettato io di entrare nella Lista Civica, con la benedizione, il sostegno e il ringraziamento di tutti i vertici della Lega. In realtà, sono contenta della scelta anche se chi l’ha causata non è più candidato. Come giornalista mi sento più a mio agio in una lista civica, di quanto lo sarei nel mio movimento di appartenenza. Ho più libertà di parola e di azione, e di scrittura.
L’assessore regionale allo sport Antonio Rossi
La Lista Fontana Presidente mi sta dando la possibilità di lavorare fianco a fianco con persone che fanno politica in modo diverso dal mio, con altri punti di vista anche se con gli stessi obiettivi, soprattutto quelli dell’autonomia della Lombardia e del contrasto all’immigrazione clandestina e selvaggia. E’ un modo di imparare e aprire la mente. Importante è stata la conoscenza di Antonio Rossi, campione olimpionico di canoa e Assessore allo Sport nella giunta Maroni. Ora è il candidato capolista nella Lista Fontana Presidente. Mette alla prova sè stesso e il suo lavoro di assessore, senza temere la difficoltà del chiedere la conferma in un momento in cui la politica non è amata. Sappiamo che lo sport è educativamente importante. Per riuscire ci vuole forza, ci vuole coraggio ma soprattutto ci vogliono, pazienza, intelligenza e determinazione. Esattamente come quando ci si vuole occupare del proprio paese. La sua pratica va sostenuta, finanziata e promossa.
Ma tu e l’indipendentismo padano?
Mi guardano e mi dicono: “Ma tu eri sul Po, nel 1996”. Si, c’ero, e ne sono orgogliosa. Sono ancora ampiamente convinta, come lo ero allora, che l’indipendenza dei popoli sia un bene per tutti i popoli della penisola. Lo è per tutti i popoli dell’Europa. Autonomia economica, azzeramento del residuo fiscale, coscienza culturale e di sè, capacità di autodeterminarsi e governare la propria terra sono valori universali, non prerogativa di un popolo solo. Dal 1996 il tempo è passato, c’è stata la Catalunya, la Scozia, c’è stata la Brexit e ci siamo noi. Alla fine lo stato è solo un’organizzazione, se non funziona va cambiata. Sarebbe stupido tenerla per sbattere via soldi ( delle tasse) guadagnati con fatica. Metodi, nomi, simboli non hanno importanza se la “ciccia”, la parte concreta, non funziona e crea ingiustizie. Se poi parliamo di simboli, beh, cosa dirvi alla fine se non che io, però, sono candidata sotto la Bandiera della Lombardia.
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