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Cosa fate per il falò di Sant’Antonio?

Se questa sera affacciandovi dal balcone di casa, o da quello del vostro ufficio ai piani alti della case milanesi, vedete dei bagliori di falò che circondano Milano, non allarmatevi. Si tratta dei falò di Sant’Antonio.

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La tradizione va rispettata e questa notte, 17 gennaio 2018, la legna vecchia va bruciata insieme alla Vecia, alla strega, all’inverno. A Milano, in qualche quartiere e in qualche oratorio, hanno festeggiato Sant’Antonio lo scorso sabato, in alcuni altri lo festeggeranno sabato prossimo, ma il vero Sant’Antonio dei purscell cade il 17 gennaio. Nelle campagne e nei comuni dell’hinterland milanese lo si festeggia, con dei grandi falò, il giorno esatto.

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Le grazie di Sant’Antonio

Sant’Antonio è un santo versatile. Serve a moltissimi scopi. Recitando una filastrocca apposita aiuta a ritrovare le cose perdute: “Sant’ Antoni dalla barba bianca, famm troà quel ca ma manca”. E’utile per trovare un marito con doti generose: San Antoni miracolus, fam la grasia de troà el Morus, famel trouà grand e gross e damel minga senza oss.  Si dice che la tradizione del falò sia nata per ringraziare Sant’Antonio di essere riuscito a riprendere il fuoco rubato dal diavolo.  Inoltre, protegge gli animali della fattoria dalle malattie e quindi il giorno di sant’Antonio si benedicono gli animali. Nelle stalle c’è sempre una sua immagine, un dipinto su muro o un quadro, che lo ritrae insieme ad un maialino con al collo un campanello.

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Con quel campanello e con l’unguento, tratto dal grasso di maiale, si dice che guarisse molte malattie. E’ un santo moderno. La benedizione è concessa ai trattori e agli altri mezzi meccanici per lavorare la terra. Il falò rituale che si innesca non appena scende la sera è anch’esso benedetto. Serve a prevedere come sarà l’anno agricolo e quanti frutti darà la terra. L’interpretazione dell’aspetto e delle volute di fumo del falò di Sant’Antonio è un’arte la cui sapienza ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Purtroppo sparirà con la morte degli ultimi pochi anziani che ancora ne conoscono i misteri.

Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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