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Al tradizionale scambio di auguri di Natale con i giornalisti in questura prima della presentazione del Full back, il nuovo mezzo mobile per i sopralluoghi in dotazione alla polizia scientifica, il questore Marcello Cardona ha sottolineato i diversi aspetti dell’organizzazione della sicurezza di una città concreta come Milano, che ha le sue particolarità.
Ha messo l’accento sulla concretezza dei milanesi, che desiderano vedere i risultati e non amano i proclami in anticipo. In una città simile il lavoro di routine, quello organizzativo e di prevenzione. è il più difficile e quello che rende di più, che permette che si possano organizzare eventi di grandi dimensioni, importanti, senza incidenti. Si potrebbe dire che a Milano e in questura si è consapevoli che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce.
Alcune zone di Milano sono tenute sotto occhio con una particolare come il boschetto di Rogoredo, corso Como, e altri luoghi che nell’anno hanno dato problemi, senza dimenticare che viviamo in un mondo che all’estero è costellato di conflitti armati che possono avere riflessi anche nel nostra città: un grosso sforzo è stato fatto per la protezione del consolato americano, date le tensioni con i palestinesi.
Senza scordare poi la continua attenzione ai pericoli dei terrorismo islamico. Il questore ha quindi attestato che esiste un problema periferie e ha accennato alla capacità della polizia di stato di risolvere con fermezza anche le questioni interne. Il riferimento riguardava la vicenda dei poliziotti dell’ufficio immigrazione arrestati.
Un accenno, poi, alle tematiche dei prossimi mesi. A Marzo 2018 le elezioni, quelle regionali e le politiche, che pongono grosse sfide agli uomini delle forze dell’ordine e quello delle frodi digitali.
Spesso si distingue tra la percezione di sicurezza che hanno i cittadini rispetto al livello di sicurezza realmente esistente. Il questore ha ringraziato i giornalisti per l’equilibrio nel raccontare i fatti. Un equilibrio po’ difficile da rispettare perchè si è legati all’obbligo di scrivere la verità e non a percepirla. E’ un diverso modo di vedere la questione fra tre realtà che fanno tre lavori diversi.
Per chi ha il compito di garantire la sicurezza in generale, l’emergenza che si crea di fronte ai fatti gravi che fanno scalpore su giornali e televisioni è un problema da risolvere che esula dalla routine dei controlli e delle indagini condotte con metodo e tempi tecnici. D’altra parte, gli atti criminali sono notizie di sicuro successo, perchè creano emozioni. Vanno raccontate, comunicando emozioni. Mettendosi nei panni dei lettori e dei cittadini la questione cambia ancora aspetto.
La percezione di pericolo e di sicurezza è legata alle esperienze personali, a quante volte è capitato di essere vittima o di aver assistito involontariamente a delitti , a quello che è capitato ai conoscenti e anche a ciò che si legge sui giornali. La percezione della sicurezza può variare tanto da persona a persona, da gruppo a gruppo,da quartiere a quartiere.
Ancora nessuno ha potuto dire davvero se è più conveniente avere dei cittadini che si sentono più insicuri di quello che in realtà dovrebbero, oppure se è meglio siano incoscienti del pericolo oppure se è meglio, come io spero che sia, sono pienamente coscienti dei reale pericolo esistente: Quello della percezione del livello si sicurezza è un falso problema. Gente più pronta al chivalà significa anche avere persone più prudenti.
Articolo aggiornato il 12/09/2020 20:01