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MIlano. Giovedì 14 dicembre nella sala del cenacolo del Museo della Scienza e della tecnologia, in via San Vittore 21. Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Tullio del Sette e il direttore del Museo della scienza e della Tecnologia Fiorenzo Galli hanno siglato un protocollo d’intesa per la collaborazione nell’organizzazione di eventi, convegni ed attività espositive. La cerimonia organizzata dai Carabinieri ha avuto tutti i segni caratteristici delle grandi occasioni.
La cerimonia sempre bella da vedere è avvenuta in una delle belle sale affrescate del convento che ospita il museo della scienza e della tecnica. Dal discorsi dei due firmatari si è potuto comprendere come l’interesse comune sa quello di donare al museo un pezzo di storia della tecnologia che ancora mancava alle esposizioni museali. Il museo della scienza e della tecnica non è infatti legato solo al passato. E’ diventato interattivo e ospita al suo interno diversi laboratori tematici.
Non poteva quindi mancare l’attenzione per la grande innovazione applicata alle indagini scientifiche nel corso degli ultimi 30 anni. L’arma dei carabinieri ha regalato al museo della scienza quella che potrebbe essere il punto di inizio di una storia di evoluzione scientifica delle indagini criminali: una valigetta degli operatori della squadra scientifica dei carabinieri risalente agli anni ’90.
Lo si può considerate un punto di inizio perchè, nel trascorrere degli anni, gli investigatori si sono sempre più appoggiati alla raccolta e all’analisi scientifica delle prove, alle metodologie dei profiler e alla psicologia, organizzando le indagini sui delitti in modo talmente metodologico e organizzato che è ormai molto difficile nascondere un delitto.
Anzi, come è capitato nel caso dello stupro della turista canadese, le indagini scientifiche possono risolvere, anche dopo molti anni, casi ormai freddi e di cui i colpevoli si sentono al sicuro. La tecnologia, specie quella digitale, ma non solo, ha aiutato molto in questo campo. Poco prima e poco dopo la cerimonia sono state fatte alcune dimostrazioni di cui abbiamo già parlato.
I carabinieri sono in possesso di grandi database di dati, cresciuti nel tempo, con la profilazione di sequenze di Dna raccolti in occasione di delitti avvenuti fino a quasi quaranta anni fa, impronte digitali, particolari dei proiettili e dei bossoli, e altre armi, oggetti rubati, foto segnaletiche e dati di migliaia e migliaia di persone. Sono collegati inoltre con le banche dati di numerosi paesi stranieri, per cui la ricerca può avvenire su una scala molto più grande. L’applicazione di tecnologie, in particolare le intercettazioni, ha permesso ieri la cattura, sulla Strada Milano Meda, di due persone, madre e figlio, che trasportavano il cadavere di Andrea La Rosa.
I carabinieri e i Racis insomma, non hanno nulla da invidiare ai grandi investigatori su cui si basano film e serie televisive. Bagnerebbero il naso alla “Squadra di Criminal Mind”e di altri eroi dello schermo. Meritano quindi che la loro storia e la storia della tecnologia che utilizzano sia raccontata in un grande museo come è il Museo della scienza e della tecnica di Milano.
Articolo aggiornato il 28/09/2020 18:36