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Ossona – Oggi, anche se è la festa delle forze armate , la retorica italinista è fuori luogo. Ieri sera infatti il presidente della repubblica italiana Mattarella ha detto che i nuovi confini sono quelli dell’Europa. Niente più spartiacque e l’Italia, quindi, ha aderito al nuovo stato. Però qualcuno ha dato le stampelle di Enrico Toti al sindaco Venegoni che ha deciso di diventare una novella vedetta lombarda, di bruciarsi una mano come Muzio Scevola, di lanciare le stampelle contro il nemico e infine incoronarsi con l’elmo di scipio. Tutto da solo e facendo anche un po’ sorridere. Non diciamo nulla sulla sua formazione sulla Costituzione italiana, che è quanto meno ” anteguerra”. Si rifà, cioè, allo Statuto Albertino.
Il rapporto di Venegoni con le stampelle è la base della sua politica. Passa infatti con naturalezza dal ruolo di lanciatore delle stampelle di Toti (generalmente addosso a Sergio Garavaglia di Siamo Ossona) a quello di stampella di Matteo Renzi. Infatti è disponibilissimo a sacrificare la serenità e la tranquillità di Ossona e degli ossonesi che lo hanno eletto per salvare il culo all’attuale governo italiano che ha dimostrato di non essere in grado di gestire l’immigrazione clandestina.
La cosa più incredibile è che Venegoni lo scrive e forse pensa che nessuno capisca.
Nel giornalino comunale che ha firmato dice infatti: “Di fronte alle cose che chiedono un prezzo al nostro mondo e interpellano le nostra coscienza la tentazione è quella di respingere e questo diventa uno strumento che politici di ogni livello e schieramento hanno l’indubbia abilità di utilizzare a beneficio del loro consenso. Lasciamo tutto questo alla coscienza di ciascuno. L’amministrazione comunale, in quanto parte dello Stato, ha il dovere di conciliare i bisogni dello stato, oggettivamente in difficoltà nella gestione di questi flussi con quelli del piccolo territorio del quale ha la responsabilità . Per questo Ossona, come altri 80 comuni su 184 della provincia di Milano, nel maggio scorso ha deciso di collaborare con la prefettura”.
Eh, cari i miei ossonesi, avete capito il Venegoni? Per darvi a bere che lui è super partes aggiunge alla sua retorica la parola “obbedisco”, si infila la camicia rossa (da garibaldino) e sostituisce “Governo di Renzi” con “Stato”, facendo finta di credere che lo stato sia una specie di ente sovrapolitico, praticamente divino e immutabile, e non solo l’organizzazione che esegue materialmente le indicazioni di un qualunque governo politico sia al potere. Non dimentichiamo infatti che non c’è nulla di ineluttabile nella immigrazione clandestina tant’è vero che pochi mesi fa, lo scorso maggio, gli sbarchi dei clandestini sono stati fermati, in occasione del G7 della Nato a Taormina. Qui un articolo del corriere della sera che ne parla.
Il succo del discorso di Venegoni è che non gliene frega un tubo di fare quanto la gente gli ha dato mandato di fare a Ossona, perchè tanto la sua priorità è obbedire allo Stato, come farebbe un commissario prefettizio. Da un po’ di anni a questa parte però, i commissari prefettizi arrivano solo in casi straordinari e, quando prendono decisioni, fanno prima un turno di consultazioni con i referenti politici, perchè anche loro, mandati dal prefetto, riconoscono l’autorità popolare come suprema. Si, insomma, il “prefetto capo del sindaco” è roba che risale al periodo napoleonico. ( fonte: Le origini dell’ordinamento comunale e provinciale 150anni d’italia).
La mia tesi sulla ipocrisia politica del Sindaco Venegoni è stata dimostrata anche in consiglio comunale. Al momento del voto dell’ormai superata mozione sull’incontro pubblico sul referendum della Lombardia. Quando si tratta di obbedire alle indicazioni della regione Lombardia, questa per Venegoni non è più un ente superiore al Comune e le sue disposizioni possono essere ignorate. E’ abbastanza chiaro che tutto dipende da chi governa cosa. Secondo me, se domani Matteo Salvini vincerà le elezioni politiche, e al governo ci sarà quindi il centrodestra, Marino Venegoni e la lista Incontro smetteranno immediatamente di essere spudoratamente statalisti.
Durante il consiglio comunale questo è risultato chiarissimo nel fastidio dimostrato dal sindaco quando è stato rilevato che a Ossona l’astensione al referendum sull’autonomia non è stata quella che sperava. Cioè, con il suo 43% di votanti, Ossona è uno dei comuni con la percentuale più alta. Secondo Marino Venegoni la colpa sarebbe mia e di cronacaossona. Io lo vedo come un merito, semmai, ma lui no. Vediamo perchè:
Secondo Marino Venegoni, Sergio Garavaglia sarebbe un pinocchio perchè ha usato la fotocopiatrice comunale per fare i volantini per l’incontro pubblico sul referendum del 19 ottobre. Poi sarebbe anche un pinocchio perchè quando lui, il sindaco, gli ha detto di togliere dai volantini che condivideva il referendum, Sergio Garavaglia ha obbedito ma la sua “collaboratrice” ( cioè io. Venegoni non riesce mai a nominarmi con nome e cognome) no.
Venegoni si riferiva all’articolo Referendum Lombardia. La serata di Ossona e il simulatore di voto e probabilmente al volantino che avevo pubblicato su Facebook, per pubblicizzare la serata. Io so di aver fatto solo cronaca, e di aver riferito esattamente quanto detto nella serata. Deontologicamente ho la coscienza pulita, ma a quanto pare Venegoni e la lista Incontro hanno interpretato il successo del Referendum a Ossona come un loro fallimento personale. Spingevano, cioè, in segreto all’astensione, andando contro l’istituzione Regione Lombardia. E hanno perso.
Probabilmente c’è qualcuno che spingeva sull’astensione dal voto. Nonostante pubblicamente dicesse di votare Si. Qualcuno che il sindaco Venegoni considera suo diretto superiore più della istituzione che ha convocato il referendum. Probabilmente questo “qualcuno” si è lamentato con lui attribuendogli l’insuccesso. Chi è che diceva che il referendum era inutile e spingeva sull’astensione? Non era la parte renziana del Partito Democratico?
Venegoni si è giustificato dicendo che gli ossonesi sono andati in tanti a votare Si all’Autonomia, perchè avevano letto quanto avevo scritto io, cioè che Venegoni avrebbe votato al referendum.
Io so di non poter condizionare il voto popolare con un paio di articoli. Informo, non educo. E ho rispetto per l’intelligenza di chi mi legge. Capisco bene che Venegoni ha bisogno di rassicurare i suoi referenti politici su quel 43% di di consenso che, di fatto, è stato raccolto da me, leghista, e da Sergio Garavaglia, centrodestra. So bene che letto in percentuale elettorale si tramuta in un risultato superiore al 60% di chi va a votare di solito alle elezioni amministrative (2019). Però se mi si dice che con due articoli, per quanto ben scritti, ho ottenuto il 60% dei consensi, mi aumenta a dismisura l’autostima.
Stando così le cose, a primavera io e Sergio Garavaglia, con cui collaboro felicemente da 4 anni, avremo il consenso dell’80% degli ossonesi. C’è da chiedersi come mai lei non abbia ancora dato le dimissioni per mancanza di consenso popolare. Ah già! Dimenticavo! Lei non obbedisce al popolo che lo ha eletto. Obbedisce al prefetto. Però solo quando segue le indicazioni politiche del Partito Democratico che è al governo. E quando carica sulle spalle degli ossonesi il mantenimento dei migranti.