Referendum Lombardia a Ossona. Grazie a Sergio Garavaglia
Ossona – Al referendum sull’autonomia della Lombardia ha votato il 42,32%, di ossonesi.
Il Si come si può immaginare ha superato largamente il 90% e il no è giusto una manciatina. Sugli astenuti, il 60%, bisogna fare un bel discorso. Non va dimenticato che, a Ossona, chi si è impegnato attivamente e seriamente per supplire alla vergognosa mancanza di informazione, sin da quando si è cominciato a parlare di referendum sull’autonomia, nel 2014, sono stati Sergio Garavaglia e il gruppo consigliare Siamo Ossona.
E’ un merito che va riconosciuto ed è un ringraziamento che va fatto. Per amore della democrazia ha presentato mozioni, mosso persone e giornali, inviato spiegazioni, email, messaggi facebook e whatsapp e permesso gli unici due incontri informativi che ci sono stati in paese. Senza il suo intervento Ossona non sarebbe uno dei comuni del magentino ad avere avuto una delle più alte percentuali di voto.
In un momento in cui la gente pensa che le cose non possano cambiare e in cui non crede più nella democrazia, chi si impegna per la politica, intendendo la politica come servizio alle persone e alla sua comunità, è ammirabile. So di aver fatto qualcosina, ma senza il suo impegno sarebbe stato il deserto.
Detto questo, parliamo di chi non è andato a votare. Sono tanti, troppi, che non si sono sentiti coinvolti nel referendum sull’autonomia della Lombardia. La motivazione principale è la mancanza di senso civico. “Non c’ho sbatta”. Non hanno avuto quella pulsione che un tempo era naturale, quando si considerava il voto come il principale dei diritti-doveri, per smettere si guardare la partita o il telefilm e uscire,fare quattro passi e andare a votare. La spiegazione che si danno è che “tanto nom cambierà mai nulla”.
Insomma, in generale sono mancati i giovani. Intesi quelli che vanno dai 18 ai 40 anni. Da una parte hanno ragione. La mancanza di senso civico è dovuta alla fortissima mancanza di una seria educazione civica a scuola. Decenni e decenni di balle e tanti insegnanti talmente schierati da mancare platealmente di rispetto agli stessi principi che pretendevano di insegnare hanno ottenuto questo effetto.
Al gruppo che si è astenuto perchè non crede più che sia possibile cambiare si è aggiunto chi ha spinto a sostenere l’astensione per calcolo. Un piccolo gruppo che ha ancora meno senso civico di chi non ha votato per mancanza di interesse a cambiare le cose e che ha utilizzato l’astensione per far credere che la maggioranza li aveva seguiti.
Fra questi c’è il ministro Martina, un lombardo che ricopre la carica di ministro all’agricoltura a Roma, è pagato troppo ed è anche del Partito democratico. In Italia il governo sta governando con una percentuale di consenso che è attormo al 24% della popolazione. Per forza spinge sull’astensionismo! Meno persone vanno a votare, più facile è per loro ritormare a vincere le elezioni politiche e a vivere con i soldi delle tasse.
Tornando al Referendum
Quel 42, 32% di Ossona ha contribuito a portare il risultato del voto in Lombardia intorno al 40%. Più di 3milioni di persone che vanno ad aggiungersi al risultato plebiscitario del Veneto. La richiesta è semplice. Attuare il titolo quinto della Costituzione. Non è federalismo, non è indipendentismo. È semplicemente la gente che impone al suo governo di attuare dei diritti scritti.
Chi diceva che il referendum era inutile perchè bastava una raccomandata per ottenere ciò di cui si ha diritto, ora non ha più scuse. Il tavolo è pronto. Lo deve fare, per tutte le 26competenze richieste, e subito. La pena? Alle porte ci sono le elezioni politiche e questa volta forse non c’è astensione che tenga.
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