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Casorezzo – Lo scorso 24 ottobre vi è stato un altro incontro, in regione Lombardia, per la discarica che la ditta Solter affiliata della Vibeco,vuol mettere nel parco del Roccolo, a Casorezzo e per cui ha ricevuto, da parte di Città metropolitana, il permesso.
“Abbiamo ascoltato le criticità espresse dei sindaci e dei comitati dei cittadini sull’autorizzazione rilasciata da Città Metropolitana in merito alla discarica nel Parco del Roccolo e nei prossimi giorni approfondiremo con i tecnici eventuali irregolarità procedurali nell’interpretazione della legge”. Ha spiegato Fabrizio Cecchetti (lega Nord) insieme all’assessore regionale all’ambiente Claudia Terzi. All’incontro a palazzo Pirelli hanno partecipato i rappresentanti del Parco del Roccolo e dei comitati no discarica e gli amministratori locali di Casorezzo, Busto Garolfio, Arluno e Inveruno.
“Come Regione Lombardia ribadiamo che autorizzare, nel 2017, la realizzazione di una discarica in un parco è una follia. Per questo motivo siamo a fianco di chi lotta per tutelare il territorio. Purtroppo però, come abbiamo detto più volte, non abbiamo competenze dirette per bloccare la discarica: gli unici enti che possono fermare l’arrivo dei rifiuti nel parco sono la Città Metropolitana e il Tar quando si pronuncerà sui ricorsi. Ora
faremo comunque degli approfondimenti con i tecnici in merito alle perplessità espresse dai sindaci. Inoltre quando i comuni presenteranno il nuovo ricorso valuteremo altre possibili strade per sostenere i comuni nella battaglia contro la discarica”.
Sarebbe un atto importantissimo che la regione Lombardia si ponesse in prima fila non solo nei ricorsi ma anche nella denuncia. Una denuncia verso chi ha dato i permessi per fare la discarica nonostante i motivi ostativi previsti dalla legge. Non è solo una questione legale e giudiziaria, anche se è chiaro che i sindaci e le istituzioni vogliono seguire prima tutte le strade legali possibili per impedire questo scempio del parco. Prima di farla diventare una questione di ordine pubblico. Meglio quindi aiutarli. Inoltre, è anche una questione di buon senso e spiccatamente politica, nel vero senso della parola.
Se si è deciso di non fare più discariche in Lombardia perchè la politica di gestione dei rifiuti è quella del riciclo e della protezione dell’ambiente, non dovono arrivare rifiuti da Napoli o dall’Irpinia. Non ci devono essere discariche e basta. Non può esserci chi, in un modo o nell’altro, le permette. Magari evitando di far seguire dei fatti alle dichiarazioni, come è successo nel caso dei politici del partito democratico di Città Metropolitiana.
Fra i tanti misteri che riguardano la ditta al centro di questa storia, la Solter, vi è anche la proprietà della cava di Casorezzo. Pare infatti che la cava di ghiaia che la Solter vorrebbe trasformare in discarica non sia completamente di sua proprietà. O meglio, pare che l’acquisto, avvenuto qualche anno fa dal vecchio proprietario, il patron della Ecoter, sia sotto condizione. Si, insomma, gira la voce che la Solter si sarebbe riservata di recedere dall’acquisto della cava nel caso non si riesca a trasformarla in discarica di rifiuti. In realtà, qualche mese fa la voce era ancora più pesante. Si diceva che anche il prezzo della cava sia condizionato, cioè che sarebbe stato ben più alto se fossero riusciti a seppellirci dell’amianto.
Questa possibilità, grazie alle leggi regionali, e alla forza impiegata per farle rispettare, è sfumata. Ora il prezzo si sarebbe abbassato. La triturazione delle ecoballe dell’irpinia, di cui la Vibeco ha vinto l’appalto per lo smaltimento, dà un profitto minore. E’ una storia ancora da verificare. Però, se fosse vera, tutta la costosissima battaglia legale che si sta conducendo per far vincere il buon senso e la buona salute, per garantirci acqua pulita, e per proteggere l’ambiente, la si dovrebbe alla voglia di guadagno di un solo imprenditore lombardo. Ha comperato la cava in esaurimento. Poi, invece di rivenderla ad un giardiniere che ci avrebbe piantato alberi, ha deciso di specularci. L’avrebbe venduta, accettando la condizione, ad una azienda che vuol seppellirci le schifezze prodotte da chi non ha nessuna attenzione all’ambiente. Se questa storia è vera, bisognerebbe togliergli il diritto ad avere l’appellativo di cittadino lombardo.