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Ossona – Come promesso, ma con estrema fatica, farò una relazione del consiglio comunale che si è svolto lo scorso 11 ottobre ad Ossona. Ne faccio un sunto generale per poi approfondire.
Già ho detto una cosa fuori luogo. Nei consigli comunali di Ossona è impossibile procedere con ordine. Sono l’apoteosi della incertezza del diritto. Al primo punto la ricognizione sulle aziende partecipate, quelle di cui il comune di Ossona è socio. Su questo punto come era ovvio si è arrivati subito alla discussione dei mesi scorsi, quando il capogruppo di Siamo Ossona ha scoperto che l’assessore ai lavori pubblici Francesca Monno ha lavorato per alcune delle aziende di cui il Comune di Ossona è socio mentre era già assessore.
Vi avevamo già raccontato i fatti in una serie di articoli. Il finale è che la prefettura, interrogata da Sergio Garavaglia sulla possibile incompatibilità della Monno come assessore, ha risposto che, dato che Ossona ha una percentuale inferiore al 20% nelle aziende di cui la Manno ha lavorato, non è incompatibile come assessore. La prefettura ha comunque invitato l’assessore e l’amministrazione alla deontologia del ruolo ricoperto. ” Il citato art. 78 del TUEL, peraltro, non enuncia, neanche in modo indiretto, che l’inosservanza del divieto di astensione reagisca negativamente sulla carica ricoperta: le norme in tema di limitazione del diritto di elettorato passivo, infatti, sono di stretto rigore e la disposizione di cui sopra non costituisce una ulteriore causa di incompatibilità. Rileva, piuttosto, in materia, la personale responsabilità politica e deontologica dei soggetti, tenuti, come tutti i pubblici amministratori, ad adottare comportamenti improntati all’imparzialità ed al principio di buona amministrazione in virtù di quanto espressamente dispone il 1° comma dell’art. 78 del TUEL 267/2000. ”
Cerco di spiegare meglio. Si, l’assessore ha lavorato per alcune aziende di cui il comune è socio, ma la quota societaria è bassa ed è quindi improbabile che l’assessore possa influire sulla gestione delle aziende e l’articolo di legge si rifà alla responsabilità politica deontologica del soggetto. In pratica è come se dicesse che ci si deve fidare della correttezza dell’assessore perchè certificata dal sindaco e fino a che l’assessore non è pescata materialmente a combinarla grossa. Nel caso in cui fosse pescata, però, ci va di mezzo anche il sindaco.
Il sindaco Venegoni però ha insistito a dire che Monno non ha mai lavorato per le aziende in cui il comune di Ossona ha delle partecipazioni e ha tirato fuori la teoria della “deontologia della pipì”. Secondo questa teoria se qualcuno è andato in bagno a fare la pipì, e si sporca, non è che gli altri non debbano più usare il bagno. Sergio Garavaglia a quel punto ha chiesto di allegare la risposta del prefetto e ha consegnato una lettera che aveva già inviato al Giorno, chiedendo di verbalizzare il fatto che l’assessore Monno aveva lavorato per le partecipate del Comune durante il suo mandato di assessore di Ossona e non prima.
” Il 23 Dicembre con un atto spregevole e tracotante fu la stessa maggioranza a far saltare il numero legale di un Consiglio da noi convocato. Chi di seduta deserta ferisce, di seduta deserta perisce. Egregi consiglieri comunali chiedo di allegare alle seguente delibera la gentile risposta della prefettura ai nostri dubbi sulla eventuale incompatibilità dell’assessore esterno. Tutto era partito dal fatto che casualmente avevamo notato che lo stesso aveva collaborato, mentre era Assessore e non prima, con incarichi retribuiti a due nostre partecipate. Il nostro dubbio era che tali incarichi potessero inficiare la garanzia dell’imparzialità dell’azione amministrativa di un libero professionista che, nella sua veste pubblica, è chiamato a tutelare gli interessi della comunità affidategli da una nomina fiduciaria in quanto non direttamente eletto. Ci solleva che la Prefettura non abbia riscontrato incompatibilità con le complesse norme delle partecipate. Per noi rimane l’opportunità politica e la prudenza che l’assessore all’edilizia, ai lavori pubblici e all’urbanistica si astenga dal collaborare con incarichi remunerati alle nostre partecipate, almeno fino al termine del suo mandato. Ci ha stupito leggere su facebook ( che alleghiamo) la lettera aperta dell’assessore stesso al nostro capogruppo. Anziché ringraziarlo per aver posto la questione è aver reso trasparente ciò che ad alcuni occhi poteva sembrare perlomeno inopportuna ovvero che questi incarichi siano arrivati dopo la nomina da Assessore e non prima, lo stesso si lanci in farneticanti ipotesi politiche. Una letterina a Babbo Natale era forse più gradita. Caro Assessore lasci stare, la politica non è nelle sue corde. Anziché perdere tempo sui social ad attaccare il nostro capogruppo si preoccupi di controllare i lavori che avete affidato. Nelle foto allegate risulta ancora aperto il cantiere di Cap holding, (una delle nostre partecipate a cui ha collaborato privatamente), nonostante che il cartello indichi chiusura lavori nella data del 9 maggio 2017 e i lavori di piazza S. Cristoforo, ultimati per la festa patronale di fine luglio, e non ancora terminati con evidenti barriere architettoniche e una asse di legno di collegamento tra lo scivolo e il piano del sagrato. Il gruppo di minoranza Siamo Ossona
A proposito di correttezza c’è anche un altro risvolto in questa vicenda. C’è un avvocato (o presunto tale, non lo so) che, a nome di Francesca Monno, dallo scorso agosto continua a mandarmi email abbastanza temerarie e minacciose in cui pretende la cancellazione di interi articoli di Cronaca Ossona, senza però indicare quali, (pena querele di tutti i tipi), in cui vorrebbe farmi scrivere quel che dice lei, sotto sua approvazione, (pena altrettante querele), salvo poi evitare attentamente di inviarmi le liberatorie per la pubblicazione delle sue email e di darmi la prova certa che sta scrivendo a nome dell’ assessore Monno, Si tratta di ridicoli ma altamente fastidiosi tentativi di pressione che, se fossero inviati veramente da Francesca Monno, farebbero nascere nuovi dubbi. Come interpretare, infatti, il tentativo di chiudere con arroganza la bocca alla stampa? Soprattutto, perchè farlo se era nel giusto? Bastava una replica firmata agli articoli. Lo spazio c’è, libero, nei commenti. Purtroppo non posso pubblicarvi le mail dell’avvocato, a causa della legge sulla privacy. Un vero peccato, l’avrei fatto volentieri. Sono gustose, infatti le terrò per ricordo.
Secondo la teoria di Marino Venegoni, lo scorso 5 ottobre, Sergio Garavaglia, uscendo dall’aula sul punto delle partecipate, avrebbe perso il diritto alla discussione sulle mozioni presentate nei due punti seguenti. In un primo momento, per giustificarsi, il sindaco ha detto che le mozioni non potevano essere iscritte perchè quello dell’11 ottobre era un consiglio d’urgenza riconvocato dopo quello andato deserto il 5 ottobre. Però la teoria non stava in piedi perchè hanno ammesso una mozione di Gilberto Rossi.
Infine si è capito precisamente che si trattava esclusivamente di un dispetto. Il sindaco ha letto le risposte che avrebbe dato alle due mozioni nelle comunicazioni del sindaco, all’ultimo punto.
La solidarietà per i catalani picchiati dalla polizia spagnola è stata negata. La motivazione è che i catalani son stati pestati dal legittimo governo spagnolo in un tentativo di votazione non contemplata dalla costituzione spagnola. Essere contro la violenza, ad Incontro fa comodo solo in alcuni casi.
Più grave la Motivazione che hanno trovato per rifiutare, sempre nelle comunicazioni del sindaco, la promozione del Referendum sull’autonomia della Lombardia. Non hanno infatti avuto remore a dire che non faranno nulla per informare i cittadini sul referendum perchè non hanno nessuna domanda da parte dei comitati o di partiti politici. In pratica, l’amministrazione Incontro, in relazione alla referendum per ottenere la concretizzazione della Costituzione italiana, sta attuando una resistenza passiva.