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Domani mattina apriranno i seggi i Catalogna. Domani mattina sapremo quindi se ci troveremo di fronte ad una nuova guerra civile in Europa.Una guerra che avrà come causa la mancanza di riconoscimento della volontà popolare da parte di uno stato centrale. Oppure, se tutto andrà bene, se si potrà pensare ad un nuovo assetto di geografia politica interno all’Europa.
L’errore, gravissimo, che sta compiendo lo stato spagnolo non riguarda il riconoscimento o meno del risultato del voto catalano, ma riguarda il non voler accettare che i catalani si esprimano tramite il voto. E’ chiaro che il governo spagnolo è ben cosciente che la maggioranza dei catalani è a favore della secessione dallo stato spagnolo, altrimenti probabilmente non avrebbe reagito mostrando i muscoli come sta facendo in queste ore. Una reazione però che rischia di portare ad una nuova guerra civile all’interno dei confini dell’Europa. Nel Video la Diada del 2017. Un impressionante numero di persone è sceso in piazza a onorare la festa nazionale della Catalogna.
Era chiaro fin da subito che l’Europa, anche se governata da banchieri, più tendeva a diventare uno stato unico più avrebbe indebolito gli stati centrali, che sono tutti nati a tavolino e sono il risultato delle guerre di conquista delle famiglie nobili dei secoli scorsi. Infatti gli unici stati centrali europei che non subiscono forti pressioni di movimenti indipendentisti interni o di quelli che chiamano “populisti” sono quelli che sono già stati organizzati in modo federale come Germania e Austria. Eppure andare d’accordo non è difficile, basta rispettare il diritto dei popoli, e considerare sacro il modo con cui i popoli si esprimono. Un referendum non è costituzionale? La costituzione è fatta dai popoli per garantire i loro diritti e doveri, non è le tavole della legge date Dio a Mosè. La si rispetta perchè espressa dal popolo, non perchè espressa dallo stato.
Il 22 ottobre si andrà a votare per l’autonomia della Lombardia. Non è la stessa situazione che si è creata in Catalogna, ma ci sono alcune similitudini negli atteggiamenti e nei rapporti fra Stato e Regioni. In Lombardia tutti i movimenti e i partiti, di qualunque estrazione politica, destra o sinistra che siano, sono d’accordo con il referendum e invitano a votare per il Si al referendum alla richiesta di autonomia. Per dirla come un deputato del Partito democratico, sentito la settimana scorsa ad un convegno a Vermezzo ( Mi) Francesco Prina “ Chi vuoi che dica di no?” D’altra parte invece, pur lasciando libertà di scelta, la formazione non lombarda del partito democratico, attualmente al governo, ha definito l’espressione del voto, anche se avviene in attuazione della costituzione italiana, come “inutile”. In questo concetto, “definire inutile il voto del popolo” c’è la stessa arroganza e incomprensione dei segni dei tempi che contraddistingue oggi il governo spagnolo.
C’è un’altro particolare che vale la pena sottolineare. L’on. Francesco Prina, sempre a Vermezzo, ha detto che il referendum per l’autonomia della Lombardia si fa in una data che risulta strumentale alle elezioni regionali dell’anno prossimo. Si, insomma, pensano che la data ravvicinata alle elezioni regionali possa fare in modo da favorire chi avrà organizzato il referendum stesso. Non si può negare che questa critica abbia dei fondamenti, ma la colpa di ciò è stata proprio del partito democratico a livello centrale. Cioè del governo, che non ha voluto organizzare l’election day, inserendo il referendum Lombardo e quello Veneto nella scorsa tornata elettorale.
Articolo aggiornato il 02/10/2017 10:08