Molti hanno un ricordo di Expo più simile a come è stato raccontato dai media rispetto all’esperienza personale di chi ha vissuto questo particolare evento molto importante per la nostra città. Negli ultimi mesi della esposizione universale meneghina, vi è stato un vero e proprio assalto, tanto che, era diventato impossibile visitare i padiglioni più gettonati, e si doveva per forza di cose ripiegare su padiglioni meno visitati, nelle aree esterne e decentrare rispetto al tanto famoso Decumano e al Cardo, le due vie principali che formavano una croce attraversando in lungo e in largo tutta l’esposizione.
Un caso di cui si parlò molto su giornali e media fu quello delle famigerate code del padiglione del Giappone, dato che, furono raggiunte persino le cinque ore di attesa per poterlo visitare, quando, il primo maggio, era bastata una sola mezzora di attesa. Va detto che il padiglione era sicuramente tra i più belli e spettacolari, ma è difficile farsi un’idea del perché così tante persone fossero disposte ad attendere, in piedi, per così tanto tempo, quando, tutto attorno alle vie principali, ad Expo c’erano padiglioni forse meno noti ma comunque altrettanto interessanti dal punto di vista culturale e gastronomico.
A passeggio tra Kami (antichi spiriti della natura) fino al ristorante del futuro
Come detto poc’anzi, il padiglione del Giappone era sicuramente uno dei più belli, sia dal punto di vista architettonico sia dal punto di vista culturale.
Un muro in legno, assemblato unicamente ad incastro, circondava il padiglione del sol levante, e all’interno, lungo il percorso per accedere al padiglione vero e proprio, c’erano numerosi riferimenti alla storia e cultura giapponese, come ad esempio, le aste in legno appese una a fianco all’altra che se sfiorate, producevano diverse tonalità di suono a seconda della loro lunghezza, una sorta di xilofono verticale, chiaramente un richiamo ai Fuutin (風鈴) che tradotto in italiano significa campane di vento, usati in Giappone per scacciare gli spiriti maligni. Nel percorso del padiglione veniva inizialmente presentata la cultura giapponese, attraverso suggestive proiezioni in movimento su specchi che al buio sembravano veri e propri ologrammi, e interessantissime installazioni multimediali sempre con a tema l’alimentazione, per poi arrivare al ristorante del futuro, dove veniva simulato un pranzo giapponese dove però non veniva servito vero cibo, con ogni portata virtuale messa in relazione ad una diversa stagione dell’anno.
Annunci
Pochi però sapevano che….
Persone stremate dopo tre ore di attesa, nel migliore dei casi, e quasi un’ora di visita al padiglione passavano quasi indifferenti, a fine visita, attraverso quello che era uno degli spazi più interessanti del padiglione, ovvero la terrazza in cui si tenevano gli eventi. La cosa strana, era, che in quell’area si poteva accedere da una differente entrata, che portava anche al ristorante giapponese, e non vi era nessuna coda. Ogni settimana veniva presentata una diversa prefettura, e sul palco, si alternavano spettacoli di ogni genere, sempre con un elevato livello culturale, e dimostrazioni di cucina e di prodotti alimentari giapponesi, dove al termine si potevano spesso fare assaggi gratuiti, mentre il fiume umano di coloro che uscivano dalla visita del padiglione scorreva poco distante.
Annunci
Nota della redazione I giornalisti di Co Notizie News Zoom lavorano duramente per informare e seguono l'evoluzione di ogni fatto. L'articolo che state leggendo va, però, contestualizzato alla data in cui è stato scritto. Qui in basso c'è un libero spazio per i commenti. Garantisce la nostra libertà e autonomia di giornalisti e il vostro diritto di replica, di segnalazione e di rettifica. Usatelo!Diventerà un arricchimento della cronaca in un mondo governato da internet, dove dimenticare e farsi dimenticare è difficile, ma dove la verità ha grande spazio.