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Al secondo giorno di insediamento ufficiale, Marco Ciacci, il nuovo comandante dei Ghisa, la polizia locale di Milano, ha affrontato il suo primo sgombero di un palazzo occupato da clandestini e richiedenti asilo. L’operazione era in programma sin da prima del cambio al vertice di palazzo Beccaria e difatti le sue dichiarazioni alla stampa di questa mattina non hanno toccato questo argomento se non per qualche risposta diplomatica alle domande dei giornalisti. Un tema che si prepara ad affrontare è invece quello relativo alla sicurezza di chi lavora, come la polizia locale, in strada.
Marco Ciacci ha detto di volersi occupare della cura del personale e di voler fare delle serie valutazioni dei rischi che giornalmente corrono i suoi uomini. Un secondo tema che vorrà affrontare riguarda il rapporto della polizia locale con i cittadini. E’ da questo rapporto di fiducia che arriva la gratificazione. Continuerà anche l’esperienza dei Vigili di quartiere. Un progetto che ha alcune criticità, come ha chiarito Carmela Rozza, anche se non tali da mettere in discussione il progetto. Gli altri argomenti toccati riguardano il problema dell’abusivismo commerciale, che Ciacci intende affrontare con perseveranza e presenza sul territorio, e il rapporto con i sindacati che incontrerà a breve. “E’ importante conoscersi e avere gli stessi obiettivi: migliorare le condizioni di lavoro del personale”.
Chi si aspettava l’arrivo del duro poliziotto venuto a mettere ordine nella grande città e nel corpo della polizia locale, è rimasto un po’ perplesso, se non proprio deluso, dall’incontro. Non tanto per la figura del comandante Marco Ciacci che ha tutte le caratteristiche professionali per ricoprire il ruolo, ma perchè non ne ha certamente l’aspetto. Marco Ciacci non si è presentato in divisa, e i programmi e le iniziative che ha illustrato hanno fatto pensare più ad un diplomatico che ad un poliziotto.
Restano quindi dei dubbi sui motivi che hanno spinto l’amministrazione comunale verso la scelta un comandante esterno al corpo di polizia locale.
Questi motivi possono essere, alla fine, due. La mancanza di un candidato con il curriculum giusto all’interno del corpo, oppure la mancanza di fiducia da parte dell’amministrazione nei confronti degli uomini della polizia locale. Nei gruppi di opposizione in consiglio comunale è prevalsa questa seconda interpretazione.
Il capogruppo Lega Nord Alessandro Morelli ha commentato la scelta augurando buon lavoro a Marco Ciacci, ma ha fatto notare che “inizia nel peggiore dei modi con il sindaco Sala che sfiducia tremila e passa agenti affermando che tra loro nessuno sarebbe in grado di comandare i vigili” e che “”Se Sala voleva prendere qualcuno da fuori avrebbe potuto chiedere al “Giustiziere della notte” Charles Bronson. Avrebbe creato meno danni all’interno del Corpo”.
Di diverso avviso è lo stesso comandante Ciacci che, durante l’incontro con la stampa, insieme all’assessore alla sicurezza Carmela Rozza, ha detto di avere come obiettivo la creazione di una struttura che permetta al personale di accedere alle posizioni più alte della carriera interna. L’Assessore Rozza ha sottolineato come la scelta del comandante sia stata esclusivamente dell’amministrazione comunale e che quindi il nuovo comandante della polizia locale non può essere, ovviamente, considerato responsabile di quanto successo prima della sua nomina. Da queste parole non è difficile intuire che agli agenti e agli ufficiali della polizia locale di Milano sia mancata la possibilità di acquisire qualifiche internamente.
Ed è proprio su questo punto che è intervenuta Simona Bordonali, assessore alla sicurezza di Regione Lombardia, che ha sempre puntato molto sulla polizia locale di Milano, riconoscendole una parte importante nella legge di riforma sulle polizie locali. Simona Bordonali ha fatto notare che la Legge regionale (la 6 del 2015) istituisce l’elenco dei comandanti e dei responsabili di Polizia Locale, con evidenziato il percorso formativo e professionale individuale, per “l’individuazione di soggetti in possesso delle professionalità utili allo svolgimento delle attività di comando presso i servizi di Polizia Locale della Lombardia.” Un po’ come dire che, anche se a Milano non c’era il profilo necessario, il sindaco Sala aveva a disposizione un elenco professionale di comandanti lombardi che avrebbe potuto consultare prima di scegliere un esterno.
“Se la Giunta di Milano non ha ritenuto nessuno dei 8500 fra agenti e ufficiali di Polizia Locale della Lombardia, e in generale nessun comandante di Polizia Locale in servizio in Italia, “idoneo” (naturalmente giudicato da un bando pubblico) vuol dire che il Sindaco Sala non ripone fiducia negli uomini e nelle donne della Polizia Locale, non solo di Milano. Vuol dire che tanto lavoro che negli anni è stato fatto non e’ stato raccolto da chi oggi governa il capoluogo lombardo. Il dubbio espresso da Simona Bordonali è che questa scelta faccia tornare indietro nel tempo i concetto di polizia locale, “quando i comandanti delle Polizie Locali dei capoluoghi erano spesso generali in pensione che poco avevano a che fare col mondo delle Polizie Locali. Persone stimabilissime, ma estranee alle Polizie Locali”. L’amministrazione comunale avrebbe pensato quindi ad una scelta più di facciata che operativa.
Articolo aggiornato il 10/01/2020 21:28