Il mensile di Roberto ColomboMagazine

Estate 2017. Il finto benessere delle code in autostrada

Il luogo comune delle ferie contrasta con una realtà meno  florida.

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in coda sull'autostradaCi sono due momenti, più o meno periodici, nei quali i cittadini sono tutti realmente sullo stesso piano, indipendentemente dal reddito. Uno è l’occasione del voto, nel quale la scheda dell’operaio vale esattamente come quella del padrone, se si passa questo termine sessantottino.
L’altro momento arriva con le ferie: qui, anzi, chi ha meno disponibilità è addirittura in vantaggio perché ha il piacere di scegliere dove farsi una vacanza; piacere che, facendosi strada la moda della seconda casa nelle località di villeggiatura, qualcuno comincia a non avere più.

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In questo articolo parliamo di:

Una vacanza allunga la vita

In questo periodo di difficoltà economica, definito dal governo “crisi che rischia di diventare strutturale”, può sembrare strano osservare code di automobili sulle autostrade nei fine settimana, alberghi pieni e spiagge affollate; dando un’occhiata al listino prezzi di tutto questo lusso sembrerebbe difficile coniugare le fabbriche che chiudono
e la precarietà del lavoro con quindici giorni al mare a 50euro a persona, esclusi gli extra. La spiegazione del fenomeno in questione è null’altro che il concetto espresso dallo storico statunitense J.L. Motley: “toglietemi tutto ma datemi il superfluo”, ovvero la soluzione del dilemma: “si vive per lavorare o si lavora per vivere”? Lo spostamento delle masse al mare o ai monti come fossimo in pieno boom economico non va letto come segno del benessere ma come segno della stanchezza di molta gente che non ne può più della propria città e delle crisi e paure che caratterizzano la società attuale. Magari si fanno i salti mortali per arrivare a fine mese, si questiona sui prezzi della frutta o della verdura, si risparmia sull’abbigliamento, si tagliano le uscite economiche per libri e informazione, si vaga per supermercati alla ricerca disperata di quel prodotto in offerta che mai si acquisterebbe a prezzo intero… ma le vacanze non si toccano, costino quello che costino. In fondo, può essere giusto così: dopo un anno di lavoro vogliamo toglierci la soddisfazione di passare quindici giorni serviti e riveriti?

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Buone Vacanze

E’ evidente che questo discorso non è personale né può essere personalizzato dal singolo lettore ma vuole essere un’analisi su un comportamento di massa. Io sono tra quelli che si augura una ripresa migliore a settembre e, nel frattempo, si gode le vacanze augurando a tutti di fare (o aver fatto) altrettanto.

Nota della redazione
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Roberto Colombo

Roberto Colombo

Opinionista.

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