Referendum Autonomia Lombardia. Dopo i pro, i contro…
Molto difficile presentare le posizioni politiche differenti sul referendum sull’autonomia della Lombardia indetto 22 ottobre. Sembrano essere tutti d’accordo sulla necessità di ottenere l’autonomia finanziaria e decisionale della regione. Soddisfatto il presidente del Consiglio Raffaele Cattaneo che subito dopo l’annuncio della firma del decreto che ha stabilito la data, ha detto di considerare positivamente il fatto e che si rispetta un impegno già annunciato.
“L’ obiettivo del referendum della Lombardia è quello di portare a termine, con la forza che deriva dal sostegno che mi auguro numeroso e positivo di milioni di elettori lombardi, il percorso verso ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia già intrapreso 10 anni fa e che non è stato possibile portare a compimento a causa dell’immobilismo dei governi di centrodestra e centrosinistra. Grazie al consenso dei lombardi la richiesta di attuazione del 116 III comma, come ovvero di un federalismo differenziato che dia più competenze e le risorse necessarie per esercitarle, potrà finalmente vedere pieno compimento”.
Stabilito che il referendum si farà in ogni caso, che la Lombardia deve essere autonoma, e che il costo del referendum è ininfluente rispetto al risultato, tutte le contrapposizioni ora si sono spostate su un altro livello. Quello più vicino possibile alla lite, alla pestate di piedi e agli insulti.
Il Partito democratico
Nel partito democratico della Lombardia troviamo le uniche vere contrapposizioni. Non sono però sull’autonomia della Lombardia ma sul metodo per ottenerla. Avrebbero voluto un tavolo tecnico per concordarla con il governo italiano, al posto del referendum. La reazione alla scelta della data sembra averli presi alla sprovvista. La dichiarazione del capogruppo del Pd in Regione Enrico Brambilla ha fatto arrabbiare Roberto Maroni, e il parlamentare Paolo Grimoldi (segretario della Lega Lombarda), perchè sottolineava che dare possibilità di voto al popolo era costoso e inutile, e si poteva cercare l’accordo con lo Stato. Grimoldi ha risposto e di rimando ha ribattuto anche il segretario regionale del Pd Alessandro Alfieri.
“Sfido il segretario Grimoldi a indicare una sola volta in cui Maroni ha chiesto al Governo di aprire la trattativa per portare maggiori competenze in Lombardia. Attendo sereno una risposta che non arriverà. Già, perché fummo noi nel febbraio del 2015 a proporre al Consiglio regionale di formulare una richiesta diretta al governo, e tutto il centrodestra ci votò contro. Fummo noi, con i nostri sindaci, a portare a Maroni un documento per l’apertura della trattativa con Roma, e lui la lasciò cadere nel cestino.
E che dire dei tanti anni di governo della Lega, a Roma come in Lombardia, senza che la trattativa fosse mai aperta? E perché questo mirabolante referendum Maroni non l’ha indetto due anni fa, appena dopo l’approvazione della legge in Consiglio? Comunque evitiamo un dibattito stucchevole, della Lega non ci si può fidare e il federalismo differenziato lo otterremo noi una volta mandato a casa Maroni.”
Il Movimento 5 stelle
Se il Pd non entra nel merito del diritto all’autonomia finanziaria della Lombardia, dando il suo giudizio negativo sul referendum, non lo fa neppure il movimento 5 stelle che sembra voler entrare nella discussione soprattutto per “esserci”. D’altra parte non bisogna dimenticare che il movimento 5 stelle ha votato a favore del referendum lombardo e, in un certo senso, se ne sente il fautore. Infatti la legge che lo aveva indetto passò anche grazie ad alcuni voti a favore dati dal movimento 5 stelle, che sostennero la maggioranza del consiglio regionale in questa iniziativa.
Dice Dario Violi, consigliere regionale del M5S Lombardia. “Lega e PD straparlano di autonomia. La Lega Nord diffonde dati fantascientifici, addirittura 20 miliardi, sul denaro che grazie al referendum arriverà alla Lombardia e millanta inesistenti tentativi della Lega di aprire tavoli con il Governo. Alfieri del PD, per parte sua, parla a vanvera di inesistenti aperture del suo Governo a trattative con la regione.
La finiscano una buona volta: sono corresponsabili dello stato pietoso in cui hanno abbandonato i territori, il PD con le sue politiche romanocentriche e la Lega che in anni di Governo, con Maroni ministro, ha ampiamente dimostrato di non voler fare nulla per l’autonomia. Se la Lombardia avrà più risorse e competenze da Roma dovranno ringraziare il M5S che ha chiesto che i cittadini lombardi possano dire la loro sul futuro della nostra regione”.
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