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In piazza Cadorna alle 15 di sabato 8 aprile il Comitato No194 fondato dall’avvocato Pietro Guerini ha organizzato un raduno e un comizio per sensibilizzare la gente sugli effetti della legge 194, che consente l’aborto volontario. Lo schieramento delle forze dell’ordine e della prefettura è stato imponente. Si temeva infatti una invasione della piazza da parte dei gruppi dei centri sociali e degli antagonisti. Nonostante questi timori la manifestazione del comitato si è svolto in modo tranquillo.
Davanti ad una ottantina di persone, tra le quali erano riconoscibili alcuni esponenti di Forza nuova e altri del Popolo delle Famiglie, Pietro Guerini ha spiegato l’obiettivo del comitato NO194. La richiesta principale è l’abolizione della legge 194.
“Vogliamo che l’aborto volontari torni ad essere un reato” ha detto durante il suo intervento. “Chiederemo un referendum abrogativo“. Secondo i dati riportati, dal momento della sua approvazione in Italia gli aborti volontari sono stati 6 milioni. E poi ha continuato: “Papa Francesco al ritorno dal suo viaggio in Messico ha detto che l’aborto è un crimine”.
Sono stati toccati anche altri argomenti, come la legittima difesa, l’assistenza agli anziani i fenomeni migratori. Il punto cardine, però, ruotava attorno al concetti di sacralità della vita. “Soprattutto, in Vaticano c’e la legittima difesa, chi è aggredito può difendersi, e la donna incinta non è un oggetto da rottamare”. Ha aggiunto Guerini prima di passare la parola a Lino Nasato, leader del “Movimento Cristo per la vita” di San Martino Schio di Vicenza. L’intervento dell’esponente di uno dei gruppi del popolo delle famiglie è iniziato con una preghiera a Maria. E’ proseguito con degli appelli alle istituzioni perchè ritrovino il senso dei valori del cristianesimo. “Giovanardi dice che in parlamento sono rimasti in pochi a difendere la vita“. Ha detto Nasato durante il suo intervento, che si è concluso con la preghiera del Padre nostro.
“C’e una battaglia contro l’obiezione di coscienza dei medici antiabortisti”. E’stato detto dal palco di piazza Cadorna. Ci si riferiva alle polemiche degli scorsi giorni avvenute in Lombardia, proprio sull’aborto volontario e sul numero di medici che esercitano il diritto all’obiezione di coscienza. L’interruzione volontaria della gravidanza è considerata diritto da alcuni e crimine da altri. Le polemiche, le contrapposizioni e le tensioni non sono al livello di quelle esistenti negli Stati uniti, ma in ogni caso esistono. C’è chi si è lamentato del basso numero di ospedali e di medici che praticano l’aborto. E chi ha assunto solo medici obiettori di coscienza.
Solo qualche giorno fa, il 4 aprile, il consiglio regionale della Lombardia ha rigettato una mozione presentata alla fine di marzo dai consiglieri di Sinistra e libertà. Chiedeva iniziative atte a garantire l’applicazione omogenea sul territorio regionale della legge 194/78 sulle interruzioni volontarie di gravidanza. Tutto è nato da un concorso indetto dalla regione Lazio. Si predisponeva l’assunzione di medici predisposti agli aborti e che non fossero obiettori di coscienza. Il 78% dei medici del Lazio è obiettore e non pratica gli aborti. Il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti ( centrosinistra) ha difeso la sua scelta dicendo di voler garantire un diritto alle donne. Sel ha voluto portare in Lombardia le polemiche del Lazio.
Alla mozione ha risposto l’assessore Gallera, che ha portato di dati della Lombardia. Nessuna donna in lista d’attesa, 163 consultori pubblici e 81 privati. “In Lombardia abbiamo 61 medici non obiettori su 209, ovvero il 30%. Molti dei medici non obiettori è destinato ad altri servizi perchè numericamente superiore alle richieste per la prestazione. La carenza di medici non obiettori non è un problema per la nostra regione. Per questo non si può chiedere di fare dei corsi riservati al loro reclutamento. Quindi in Lombardia non abbiamo bisogno di altri medici non obiettori”.
Articolo aggiornato il 04/07/2020 16:54