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Secondo Matteo. In un libro Rizzoli, la vita e il pensiero del primo leader populista in Italia. La Padania, o il Nord se si preferisce, è terra cristiana dove la gente va in chiesa alla domenica per ascoltare la lettura del Vangelo “Secondo Matteo”, che è anche il titolo del libro scritto dal segretario federale della Lega Nord ed edito da Rizzoli nel maggio 2016; in questo caso, va da sè, Matteo è Salvini.
Nelle 231 pagine del volume, il leader leghista parla del proprio progetto politico e della sua visione della società. Lavoro, immigrazione, Europa, futuro, libertà. Ma c’è spazio anche per ampie digressioni sul privato di Salvini, a partire da una complicata situazione famigliare che lo vede padre di due figli (avuti da altrettanti madri diverse) ai quali dedica il suo lavoro e impegno civile. L’infanzia, con papà Ettore e mamma Silvana, allietati dalla nascita della sorella Barbara che comportò anche il trasloco in una casa più grande. Le vacanze in Trentino con i nonni e la minestra serale preferita, che però non aveva alternative.
I passi dall’infanzia all’adolescenza, accompagnato dal peluche Zorro, che un brutto giorno sparì. La partecipazione ai quiz televisivi. Ma è soprattutto la politica a essere protagonista. Sin dai tempi del liceo con l’illuminazione leghista davanti al manifesto “Sono lombardo e voto lombardo” e da lì inizia l’avventura in una scuola, il classico Manzoni, dove la rivoluzione non era all’ordine del giorno e traspare che neppure i genitori fossero entusiasti del percorso del figlio, il quale però andò avanti per la sua strada, che lo porterà a diventare consigliere comunale a Milano (la prima volta nel 1993, con Marco Formentini sindaco: 36esimo eletto su 36 consiglieri di maggioranza) e dal 2004 in avanti eletto ripetutamente alla Camera dei Deputati e al Parlamento Europeo, fino alla segreteria federale nel 2013.
Quanto è indipendentista Matteo Salvini? Quanto tiene all’articolo 1 dello Satuto della Lega Nord, che stabilisce “il conseguimento dell’Indipendenza della Padania” come fine ultimo del movimento politico? Mentre chi si fa queste domande resta comodo nel salotto di casa, l’attuale segretario leghista era insieme ai militanti nelle strade e nelle piazze del Nord, quando nella metà degli anni ’90 le fiaccole leghiste illuminavano le piazze settentrionali per chiedere l’indipendenza. Era, Matteo Salvini, nei tribunali dove lo Stato italiano convocava i leghisti più accesi. Ed era, Matteo Salvini, pure eletto nel Parlamento della Padania che, siccome formalmente non è mai decaduto, tecnicamente è ancora in carica come deputato dell’assise.
Per Salvini ora il problema è l’Europa a cui l’Italia rischia di cedere sovranità e da cui dipende la manovra economica. L’Euro è una moneta sbagliata. I trattati internazionali sono penalizzanti per l’Italia. Salvini contro l’Europa? Non a prescindere. Salvini è contro l’Europa attuale, fatta su misura per le banche e i banchieri, a danno del popolo. L’idea di Europa è nel Dna leghista ma, così germanocentrica com’è, non funziona. L’Italia deve riprendere la propria sovranità. Politica, economica e monetaria. E, infatti, l’area politica dove si colloca la Lega Nord, sempre equidistante dalla destra e dalla sinistra tradizionale viene definita “sovranista”.
La Padania, per uscire dall’Euro e ridiscutere i trattati internazionali, deve camminare insieme all’Italia ma, diversamente da quanto accaduto in passato con l’ex segretario federale Umberto Bossi, la Lega Nord stavolta non vìola il Rubicone. Al Sud, il Matteo nazionale si appoggia al movimento “NoiConSalvini”, soggetto politico
autonomo che all’attuale leader leghista fa solo riferimento. E’ il lavoro, comunque, il vero chiodo fisso del leader leghista. Una moneta giusta per l’economia, la flat tax al 15% per scoraggiare l’evasione e aumentare gli introiti, l’abolizione della Legge Fornero per permettere alla gente di andare in pensione e consentire il ricambio generazionale, la valorizzazione delle tipicità locali. Non manca un capitolo sull’immigrazione: accogliere chi ha diritti e respingere l’invasione. E’ parola di Matteo. Salvini, naturalmente.
“Una società che non fa figli, è una società destinata a morire”. E’ una delle conclusioni del libro e pare scontata. Ma non è così per gli altri politici. Chi ha mai portato avanti dei provvedimenti a favore delle nascite? In passato, chi ha dato soldi alle neo-mamme l’ha fatto a ridosso di una tornata elettorale. A molti è venuto il sospetto che
fosse un provvedimento più elettorale che a difesa della famiglia. Per Salvini sono importanti soprattutto i servizi legati all’infanzia, in particolare gli asili nido che consentono ai genitori di lavorare e ai bimbi di crescere in luoghi adatti a loro.
Parlare di famiglia riporta quindi al tema del lavoro. Nella visione del leader leghista non può che essere stabile, solido e pagato il giusto. Deve consentire all’uomo e alla donna di basare la loro vita su un’entrata economica fissa e dignitosa. Esattamente il contrario delle politiche regressive dei diritti umani che hanno caratterizzato gli ultimi governi di sinistra, retti in buona parte anche dai voti del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (alleato storico della Lega Nord di Umberto Bossi) e del centrodestra.
Il libro “Secondo Matteo” è scritto insieme a Rodolfo Sala, giornalista di Repubblica, e a Matteo Pandini, di Libero. Inoltre ha collaborato fattivamente anche Marco Pinti. Militante leghista in forza a Radio Padania Libera, emittente leghista che Matteo Salvini ha diretto per circa 10 anni, dal 2001.
Articolo aggiornato il 12/04/2017 15:30