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Milano – Più che un convegno, una chiacchierata. Così l’assessore Cristina Cappellini ha definito l’incontro pubblico sulla lingua lombarda che si è svolto sul tetto di palazzo Lombardia, al 39esimo piano, il 21 febbraio. Presenti anche il cantautore Davide van de Sfroos, l’attore Roberto Marelli e il professore Tamburelli. La moderazione è stata affidata al blogger del Il talebano, Vincenzo Sofo.
Quella che si è svolta sul tetto del palazzo del governo era invece una riunione di amanti. Amanti della cultura e amanti della lingua lombarda. Roberto Marelli, attore milanese, ha parlato delle sue esperienze con il teatro Gerolamo e con Giorgio Strehler. L’amore nei confronti del teatro milanese traspariva da ogni poesia che ha letto come esempio di letteratura in lingua lombarda. Da Bovesin della Riva a Maggi, a don Lisander, Alessandro Manzoni. Davide van de Sfroos è stato più diretto. Il suo pensiero è andato a tutte le lingue che ha conosciuto, i suoni dei popoli, li ha chiamati. Tra tutti quello che più riassume il suo pensiero è la paura del frullatore. “Non ho paura del miscuglio, della macedonia. In una macedonia, ogni pezzo di frutta si riconosce. Quello che mi spaventa è il frullatore. Tutto dello stesso colore, con lo stesso sapore.”
Sono state due ore in cui si è parlato di lingue antagoniste, del futuro, di come solo chi ha piena coscienza della propria cultura sa rispettare anche quella degli altri, di lingue locali quale patrimonio intangibile dell’umanità.e di lingue regionali. Il progetto è quello di portare la legge lombarda sulla cultura e sulle lingue anche nella altre regioni, di scardinare l’antico sistema che relega tutte le lingue locali allo stato di lingue di secondo grado, quasi negative. Concetti che potevano andare bene forse all’inizio del secolo scorso, ma che oggi sono decisamente fuori tempo. Sulla fine del convegno ha portato la sua testimonianza anche Claudio Borghi, consigliere della regione Toscana e senese di nascita.
“Amiamoci un po’ di più” ha concluso Cristina Cappellini – amiamo anche un po’ di più il nostro territorio e ciò che le nostre Comunità hanno di bello come il nostro meraviglioso patrimonio linguistico”. E’ su queste parole il centinaio circa di persone che hanno partecipato all’evento si sono dirette al bufet, che più lombardo non poteva essere. Scaglie di parmigiano reggiano dell’oltrepo mantovano, mousse di zucca, bresaole e formaggi, cuori di gorgonzola e nervetti e fagioli. E una torta sbrisolona che era da sola un inno. Si è mangiato quasi in religioso silenzio, lasciando vagare lo sguardo sulle luci della città, là sotto.
Articolo aggiornato il 23/02/2017 12:14