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Scarpette rosse. Storie di delinquenti senza pena certa

Ossona – Alcuni retroscena alla brillante operazione congiunta fra carabinieri di Corbetta e la polizia locale di Casorezzo Ossona che ha portato all’arresto di un clandestino pregiudicato per reati di droga. Resta incomprensibile la decisione del giudice di lasciarlo a Ossona. Non ha già subito abbastanza?

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scarpe rosse ossonaSono più di due anni che la gente riferisce in piazza Litta che c’è tanto, troppo, spaccio di droga. Gente pericolosa, che rende invivibile la piazza e i dintorni. Gente che fa paura, che porta qui altra brutta gente, che rovina i ragazzi più deboli. Negli ultimi sette o otto mesi si è parlato soprattutto di una figura in particolare. Un uomo di nazionalità marocchina, ben distinguibile dagli altri perchè possiede, e usa spesso, delle Hogan, che costano all’incirca 300 euro al paio. Un paio di scarpe di pelle rossa che lo rendono visibile da lontano. Non è l’unica cosa firmata e costosa che si mette addosso. Le descrizioni raccolte in questi mesi lo hanno valutato, per ogni “mise” che utilizza, almeno 1000 euro. Parla di soldi facili a palate. Soldi sporchi, che non arrivano da un lavoro onesto e dal sudore. Il giro di bustine, consegne e soldi non ha ingannato nessuno. Si svolge alla luce del sole e a quella della luna. E rovina, con promesse diaboliche, la vita dei giovani, degli anziani, della gente normale.

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Facce brutte, storie brutte

Secondo quanto si dice in piazza Litta, il traffico di droga coinvolge anche alcuni ragazzini in età di scuola dell’obbligo, che sarebbero stati visti fare consegne e ritirare i soldi. Il disprezzo dei trafficanti nei confronti del paese che ospita, li spinge a fregarsene altamente. Ci sono racconti di bustine lanciate da un balcone ai consumatori che attendevano di sotto, di via vai di facce strane, di gente che va a rifornirsi di cocaina o altro da questo e da quello. Storie brutte, molto brutte. Troppo brutte.

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Centro revisioni a Tradate

Scarpette rosse

Lo scorso novembre, le forze dell’ordine avevano decimato gli spacciatori. Nel giro di una settimana erano finiti in manette spacciatori, evasi, e molto altro. Su cronacaossona vi è un’ampia documentazione. Viveva a Ossona arrestato per spaccio a NovaraEvaso catturato. Si nascondeva a OssonaVia Roma. Arrestato spacciatore. Grandi pulizie. Lo scorso luglio invece c’era stato Pollo, il giovane, il nonno. Coi nomiglioli coprivano lo spaccio.  Per qualche settimana si era respirata un’aria di libertà, e il degrado sembrava quasi sparito. Spacciatori e trafficanti si erano dileguati. Qualcuno arrestato, qualcuno scappato. Anche quello con le hogan rosse. Poi sono tornati a farsi vedere e hanno ripreso la solita arroganza, i soliti giri. Però si è notato qualcosa di diverso.

Mostri che escono dai muri

La cocaina è un’ arma del demonio contro l’uomo, anche per chi la traffica e la lavora. Lascia nel cervello delle grandi caverne. Il danno celebrale è irreversibile. Avendoci a che fare, dopo un po’ iniziano le allucinazioni, le psicosi, le crisi di epilessia, le manie, le fobie, l’aggressività. La respirano anche gli spacciatori, e prima o poi il danno cerebrale arriva come la giustizia divina. Non basteranno tutti i soldi della terra a restituire la vita ha chi ha subito un danno cerebrale dalla cocaina.

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In paese si sono sparse altre voci. Dicevano che uno di quella gente là vedeva mostri uscire dai muri e che faceva paura. Un altro era molto aggressivo. Un altro parlava, e straparlava, di fondamentalismo islamico. Al suo posto parlava la droga ? Vattelapesca a saperlo. Gli interventi dei carabinieri sono stati parecchi. Fino a che, l’altro giorno, non si è svolta l’operazione congiunta fra carabinieri e polizia locale di cui abbiamo raccontato in Bellissima azione della polizia locale di Casorezzo Ossona. A colpo sicuro, ne hanno acchiappato uno. Ricercato, pregiudicato, clandestino e trafficante di droga.

Però i condannati sono gli ossonesi

Processato per direttissima, condannato, scarcerato e messo agli arresti domiciliari a Ossona. Nella stessa casa in cui non avrebbe mai dovuto essere, visto che gli era stato vietato di tornare in Italia. Un giudice ha di fatto condannato gli ossonesi a vivere ancora nella stessa situazione di prima dell’arresto di costui. Ha dato la netta sensazione della mancanza di giustizia. Facendolo tornare a Ossona ha comunicato anche agli altri che, nonostante l’arresto, non è successo nulla. Ha consegnato il paese nelle mani dei trafficanti di droga. Gli ha detto di non uscire di casa? Ma dai, gli avevano detto di uscire dal paese e se ne è fregato. Come può pensare che invece adesso che gli dicono di restare in casa, lo farà?  Questo giudice sarà consapevole della responsabilità che ha nei confronti di Ossona? Bella domanda, vero? Però forse il problema è diverso. Forse, non gliene importa nulla delle vittime. Dei vicini di casa, di chi subisce. Forse non gliene importa nulla di Ossona, dei lombardi e degli italiani. E già, non si può chieder conto ai giudici delle loro decisioni. Forse è questo il modo in cui è imposto a Ossona di ospitare un “richiedente asilo”?

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Nota della redazione
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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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