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Durante la riunione del consiglio comunale oggi pomeriggio alle 16.30, il sindaco Sala ha insignito con l’ambrogino d’oro Venazio Gibillini, sopravvissuto ai campi di concentramento. Il consiglio comunale era dedicato alla Giornata della memoria.
Il sindaco Sala ha così motivato il premio, parlando di Venazio Gibillini. “Milanese sopravvissuto ai campi di concentramento di Bolzano e di Flossemburg, ha vissuto con ferma dignità di cittadino l’adesione ai valori della libertà e della democrazia opponendo alla barbarie nazifascista una coscienza limpida e un coraggio esemplare. Soldato dell’Esercito Italiano, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 rifiutò di aderire ai bandi di arruolamento della Repubblica Sociale Italiana.
Arrestato dall’ufficio politico fascista e incarcerato a San Vittore, fu deportato a Bolzano e poi a Flossemburg. Destinato a un campo di lavoro forzato, fu liberato il 25 aprile 1945. Fin dal dopoguerra Gibillini ha intrapreso una insostituibile opera di testimonianza in particolare presso i giovani delle scuole milanesi e lombarde. Milano è grata a Venanzio Gibillini per il suo luminoso esempio di coraggio e per la infaticabile testimonianza dei valori ambrosiani di libertà, antifascismo e difesa della democrazia”.
Attualmente Venazio Gibillini ha 92 anni. Il racconto personale di un uomo che conta quasi un secolo di vita merita sempre attenzione. Le sue vicende e le sue avventure si incastrano nella storia del peggior periodo della storia milanese. Quello fra l’8 settembre 1943 e la fine della guerra nel 1945. Giovani ragazzi, quelli nati nel 1925, che hanno lottato per sopravvivere. Erano appena appena consapevoli e hanno preso decisioni che hanno segnato per sempre la loro vita e le loro idee. In un batter d’ali, e al buio, hanno preso la decisione che li avrebbe salvati o portati alla morte.
Che si arruolassero nella Rsi o fuggissero nella resistenza, finivano sempre nei campi di concentramento o a rischiare di essere uccisi in altri modo e per mani diverse. C’è stato chi è tornato e chi no. Era la guerra. Una guerra in cui tutti avevano un nemico personale. Il Sindaco Sala non intendeva premiarne uno per premiare il coraggio di tutti i ragazzi del 1925. Intendeva sottolineare solo un aspetto del Giorno della Memoria. Però tutti loro meritano un Ambrogino d’oro. Non fosse altro che per essere riusciti ad arrivare fino a qui. A ricordare e raccontare i fatti di quei giorni maledetti.
Articolo aggiornato il 08/02/2020 22:13