Manifestazione contro la direttiva Bolkestein

Milano – Gli ambulanti di Milano hanno partecipato in massa alla manifestazione contro la direttiva Bolkestein lo scorso 29 novembre.

Una manifestazione di dimensioni notevoli, quella organizzata dagli ambulanti di Milano. Al corteo hanno partecipato anche gli aderenti del P.I.U. la sigla di Professionisti e Imprenditori uniti che raccoglie molti dei commercianti dei mercati di Milano. Direttiva Bolkestein è è il soprannome della direttiva dell’Unione Europea 2006/123/CE. Prende il nome da Frits Bolkestein, commissario europeo per il mercato interno della Commissione Prodi, che ne ha cura la stesura. Si tratta di una direttiva che contiene le norme europee sui servizi nel mercato europeo. E’ stata presentata dalla Commissione europea nel febbraio 2004, ed approvata ed emanata nel 2006.

I motivi della protesta contro la Bolkestein

Secondo degli aderenti alla manifestazione questa direttiva è causa del grande deprezzamento del lavoro nel nostro paese. La direttiva Bolkestein è accusata di favorire l’applicazione al ribasso delle tutele sociali, dei diritti dei lavoratori e del livello delle retribuzioni nei paesi più industrializzati. Cioè paesi come il nostro, con un sistema economico e sociale più avanzato. Ad esempio un’azienda che lavora all’estero può applicare, basandosi sulla direttiva 2006/123, il salario e le regole vigenti nel suo paese anche quando lavora in un’altro paese dell’Europa. Il problema asce qunado un’azienda proviene da un paese in cui i diritti dei lavoratori sono minori.

Venendo a lavorare in Italia, in regie di libera circolazione del lavoro, applicherà la sua legislazione d’origine. Non quella italiana. I manifestanti rimproverano a governo e sindacati ufficiali di permettere questa situazione e di non proteggere i lavoratori, nè quelli italiani, nè quelli esteri. Favorendo appunto un regresso delle conquiste sindacali. Favorisce anche la diminuzione del costo del lavoro. Però lo fa diminuendo il salario, e non i costi accessori. Inoltre le aziende italiane sono obbligate ad applicare i maggiori costi sociali della nostra legislazione. In questo modo sono sfavorite e meno competitive rispetto a quelle estere.