Al Referendum votiamo “No”. Contro Renzi, per il lavoro
Referendum costituzionale del 4 dicembre – Al referendum costituzionale voterò “NO”; ma non perchè, dopo attenta lettura del testo, mi sono persuaso di questa scelta.
Bensì sarà un voto contro il governo Renzi e contro la persona del presidente del consiglio, il quale convocando il referendum ha detto che voleva un plebiscito sulla propria persona e ora è giusto che l’abbia.
Con il jobs act, cioè la riforma dell’impiego privato, Renzi ha tolto dignità al lavoro e legalizzato la precarietà; poi ha cancellato l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori; inoltre ha occupato militarmente i vertici delle aziende pubbliche: è troppo ed è giusto che gli si presenti il conto.
Se per cancellare tutto questo devo usare qualche minuto della mia domenica per andare al seggio elettorale e votare “NO”, lo farò.
Il testo della riforma non l’ha letto nessuno, neppure chi l’ha approvato, probabilmente nemmeno lo stesso Renzi che sta vendendo questo referendum come la panacea di tutti i mali; le modiche alla costituzione di Renzi sono sostanzialmente contenitori vuoti, che nei dibattiti televisivi ognuno riempie come vuole.
Una riforma che non crea lavoro
In Padania e in Italia oggi serve solo una cosa: lavoro. Questa riforma crea lavoro? NO, e allora vuol dire che non serve la riforma.
Cambiare la carta costituzionale non spaventa nessuno: essa non è un dogma immutabile; ma, vale in generale, le modifiche si fanno quando servono perchè ogni variazione crea casino e sconvolgimento in quanto altera le nostre abitudini. Per questo, i cambiamenti si fanno se e quando servono e siccome questa riforma non crea lavoro, è inutile andare a complicarci la vita per nulla.
Con la riforma di Renzi, il Senato resta
Renzi gioca la carta dell’abolizione del Senato: meno parlamentari, una botta alla casta. Frignacce: Renzi è furbo ma noi non siamo scemi. Se il Senato venisse abolito sarei favorevole: meno politici ma soprattutto meno dipendenti pubblici da mantenere. Ma con la riforma di Renzi il Senato non viene abolito, semplicemente si cancella la sua elezione democratica; e i dipendenti pubblici restano tutti dove sono: con le loro bende, prebende, benefit e indennità.
Spersonalizzazione
Se Renzi vuole spersonalizzare il referendum costituzionale del prossimo autunno, potrebbe dire che si dimetterà comunque, anzi lo faccia prima dei voto: in questo modo toglierà ogni alibi a chi vuole scegliere il “NO” esclusivamente in funzione contraria al suo governo.
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