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Casorezzo – Parliamo sempre del progetto di discarica nella cava e del punto della situazione che è stato fatto lo scorso 27 luglio. L’arroganza della città metropolitana guidata dal PD e quanto farà Regione Lombardia.
1) non ci sono i 50 metri previsti dal regolamento regionale fra una discarica e l’altra. La regione Lombardia ha precisato che i 50 metri sono escludenti, e se non ci sono non si può fare una nuova discarica. Nella foto la cartina che mostra una discarica degli anni ’90 proprio accanto a dove se ne vuole fare un’altra. Regione Lombardia ha chiarito che quei 50 metri precludono il permesso di istituire un’altra discarica in quella posizione
2) Non ci sono i 200 metri obbligatori previsti tra una discarica e il tessuto urbano. La regione è stata chiara. Nel regolamento i 200 metri vanno calcolati dalla recinzione più esterna dell’impianto. dalla recinzione alle case ci sono 108 metri.
3) La discarica di rifiuti speciali non pericolosi non serve. Non c’è una produzione tale di questo genere di rifiuti che la giustifichi.
4) Le nuove tecniche di costruzione non utilizzano più tanto materiale vergine e la cava da 1 milione 800mila metri cubi non è di escavazione necessaria, tanto più che si è in regime di crisi edilizia.
Nonostante la regione Lombardia abbia detto, e scritto, che c’è una scelta di livello strategico politico che prevede le discariche di rifiuti solo come ultima risorsa. Nonostante in questo momento non ci sia la necessità di averne di nuove. Nonostante in Lombardia non ci sia materiale sufficiente a riempire quelle già esistenti. Nonostante tutto ciò il tecnico di città metropolitana De Vita e l’assessore Filippo Barberis hanno firmato la Valutazione Impatto Ambientale. Hanno dato un parere condizionato, con condizioni così blande che praticamente equivalgono ad un Si pieno. Naturalmente non finisce così. Contro questa Via sarà fatto ricorso, da molti enti pubblici, dalle associazioni, dai comitati antidiscarica. Con questi ricorsi sarà con tutta probabilità chiesta anche la sospensiva l’azione cautelativa di qualunque concessione che sia data prima del pronunciamento del tribunale amministrativo
Fra gli atti giudiziari che si metteranno in campo ci sono quelli che riguardano le convenzioni non rispettate nel tempo. Quando un’azienda ne compra un’altra ne assorbe i diritti e le concessioni. Ne assume anche gli obblighi che derivano da queste concessioni. Secondo questa tesi che appare più che ragionevole, Solter dovrà onorare i ripristini delle aree secondo la convenzione firmata a suo tempo dalla Casorezzo srl e dalla Ecoter. Le convenzioni sono infatti parte integrante della concessione di escavazione della ghiaia. Insomma, la battaglia è ancora tutta da decidere e Comuni e comitato antidiscarica sono ben decisi a combatterla fino in fondo.
La via non è l’unica autorizzazione che Solter deve ottenere. C’è anche l’AIA e nei prossimi 45 giorni l’impegno è quello di impedirla. Amministrativamente si andrà avanti per ricorsi, mentre dal presidio di Casorezzo già i preparano le armi. “Che la Via sia stata emessa dopo soli tre giorni dalla risposta dell’assessorato regionale all’ambiente ha reso palese che in città metropolitana se ne fregano. Che la Solter non pensi di entrare con i camion! Saranno fatti picchetti giorno e notte come negli altri anni. Non Pasaran”