Morte di Claudia Bordoni. Controlli alla Mangiagalli
Milano – La regione Lombardia ha attivato la sua squadra per i controlli, gli audit, sul caso della morte di Claudia Bordoni, la mamma incinta di due gemelline, morta all’ospedale Mangiagalli di Milano per una emorragia.
Claudia Bordoni, ci dicono i giornali, aveva lottato in tutti i modi per diventare madre. Si era rivolta agli istituti per procreazione assistita ed era riuscita a portare la gravidanza, nonostante le tante difficoltà, fino ai sei mesi. E’ stata stroncata da una emorragia, alla quale non sono sopravvissute nemmeno le sue due bambine. Con un parto con taglio cesario d’urgenza si è tentato di salvare almeno loro, ma non è stato possibile.
Una storia che ci riporta il pensiero alla fragilità della maternità, a come, in quel periodo della vita della donna, ogni cosa possa essere facile, naturale, oppure drammatica e per mille ragioni complicata. Non ci arrende, però, alla fatalità.
Capire cosa è successo non è solo andare a cercare un colpevole, un errore, quanto piuttosto cercare il modo per diminuire le possibilità che la fatalità di cui è stata vittima Claudia Bordoni, si ripeta ancora. Ecco a cosa serve la squadra diretta dal dr. Rinaldo Zanini, che effettuerà un audit su quanto avvenuto, mettendo in atto la stessa prassi già seguita per altri eventi analoghi accaduti negli ultimi mesi.
Avviati i contatti con la clinica Mangiagalli di Milano, la Regione Lombardia ha già diramato un primo comunicato stampa in cui oltre a dare la notizia dei controlli di prassi scrive che secondo quanto risulta dalle prime informazioni raccolte, non sembra evidenziarsi alcun elemento collegabile a negligenze da parte della struttura nella gestione del caso trattato, nonostante l’esito infausto. “Va ricordato,” scrive regione Lombardia ” che la clinica Mangiagalli di Milano è il più importante e qualificato punto nascita della Lombardia.
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