Referendum Lombardia. Gossip dietro al voto
Milano – Matteo Renzi, o meglio il governo Renzi, ha rifiutato di accorpare il referendum sull’autonomia della Lombardia con le elezioni amministrative del prossimo 12 giugno. Con l’accorpamento la Lombardia avrebbe risparmiato 20milioni di euro. Voci di corridoio attribuiscono la scelta governativa ad una ripicca personale nei confronti di Maroni. Cecchetti chiede al PD lombardo di intervenire su Renzi, perchè ci ripensi. Ora la data del referendum lombardo potrebbe essere il 29 maggio 2016 oppure potrebbe essere spostato in Autunno. In questo caso si voterebbe probabilmente anche in Veneto e in Liguria.
Che il governo Renzi avrebbe rifiutato di accorpare le elezioni amministrative parziali del 12 giugno con il referendum sull’autonomia della Lombardia si sapeva già da qualche settimana. Alla conferenza sull’autonomia della Lombardia a Marcallo con Casone, nella quale erano presenti sia il cons. Pizzul, del PD, sia il cons. Buffagni, del M5 Stelle, è stato detto che Angelino Alfano si opponeva all’accorpamento delle due elezioni per una ripicca personale nei confronti di Roberto Maroni, perchè quest’ultimo aveva vietato un accorpamento di elezioni desiderato dal Pd, mentre era ministro dell’Interno.
Ufficialmente, però, fino a questi giorni non c’era stata nessuna risposta alla lettera che il presidente del governo della Lombardia Roberto Maroni aveva spedito (sin da novembre) al presidente del governo dell’Italia, in cui si chiedeva l’accorpamento elettorale.
Il motivo del rifiuto è il segreto di pulcinella ed è dimostrato anche dall’editoriale a firma di Fabio Rubini che è in edicola oggi su Libero Milano. Il titolo parla da solo: “Il rifiuto del Pd all’Election Day ci costerà 20 milioni”.
Questa è la cifra che il consiglio di regione Lombardia ha messo a Bilancio per coprire i costi del referendum, e che potrebbero essere immediatamente destinati alla spesa corrente, con interventi nell’ambito del sociale, nel caso in cui vi fosse l’accorpamento elettorale. Roberto Maroni, però, non demorde. Certo la motiazione per il No è talmente infantile, un capriccio costoso, che per il governo italiano diventa difficile giustificarla.
Così Roberto Maroni lancia un messaggio e questa volta usa quanto di più pubblico c’è al momento: i social network.
“Caro Renzi, ma perche’ non mi consenti di risparmiare 20 milioni?”. Scrive sul suo account il presidente della Lombardia Roberto Maroni. Dall’altra parte c’è il silenzio. Renzi non è abituato ad essere chiamato a giustificarsi pubblicamente e non è difficile intuire che non risponderà, non avendo nessuna motivazione confessabile per questo rifiuto.
Non sono solo le ripicche di Angelino Alfano, infatti, che spingono verso il no del Governo italiano.
Proprio in quella serata di Marcallo con Casone, che ho già citato, si scoprì che non solo gli elettori lombardi del M5 Stelle sono ampiamente favorevoli al referendum e all’autonomia della Lombardia, ma che alcuni sondaggi interni al PD indicano a più del 50% il gradimento dell’autonomia della Lombardia anche fra gli elettori lombardi del PD ed è chiaro, quindi, che il Governo italiano teme che, accorpando le elezioni amministrative di Milano con il referendum per l’autonomia della regione Lombardia, la propaganda informativa del referendum favorisca largamente il candidato del centro destra Stefano Parisi, in quanto il governo della Lombardia è di centrodestra.
Gossip referendum: peggio che andar di notte, verrebbe da scrivere!
Renzi preferisce buttar via 20 milioni di euro (dei Lombardi) piuttosto di suggerire al “suo” candidato sindaco a Milano, Giuseppe Sala, di appoggiare il referendum sull’autonomia della Lombardia e di impostare la campagna elettorale su temi che il PD Lombardo approva, come quello del Si al referendum.
Che problema ci sarebbe, per i milanesi, se i due candidati fossero d’accordo su questo tema? Nessuno, ma non è difficile comprendere che problema lo avrebbe il governo Renzi, che è disposto a sacrificare proprio di tutto, pur di non affrontarlo. Ecco perchè, a questo punto si fa un appello al PD lombardo.
“Dopo tutte le polemiche sui costi del referendum per l’autonomia della Lombardia, gli esponenti del Pd hanno ora l’occasione di dimostrare che in questi mesi non hanno parlato a vanvera e che la loro posizione non è soltanto ideologica: seguano l’appello del presidente Maroni e facciano richiesta ufficiale a Renzi per accorpare il referendum e le amministrative, in modo da far risparmiare alle casse della Regione 20 milioni di euro. Vedremo se alle tante parole faranno seguire i fatti schierandosi per il bene della Lombardia e dei suoi abitanti” fa notare il vicepresidente del consiglio di regione Lombardia Fabrizio Cecchetti.
Il Pd Lombardo non ha ancora risposto ufficialmente, ma è chiaro che questo è il momento di decidere e che sul tema dell’autonomia lombarda, comunque vadano le cose, ci si gioca il tutto per tutto. Infatti, se il Governo Renzi non ci ripenserà e non deciderà ad accorpare le due elezioni, il referendum si terrà il 29 maggio 2016 e, in questo caso, influenzerà ancora di più le elezioni amministrative milanesi del 12 giugno. Se, invece, come potrebbe essere probabile, si voterà in autunno, il referendum sull’autonomia della Lombardia si troverà a ridosso del referendum sulla modifica della costituzione, voluto da Renzi. Con, in più, un’altra variabile. Infatti è notizia di questi giorni, la presentazione di un referendum simile a quello lombardo anche per in Veneto dove affiancherà e integrerà il referendum per l’indipendenza già previsto (il consiglio regionale del Veneto deve solo scegliere la data).
Spostandosi in avanti la data del referendum non è difficile suppore che vi sarà il tempo di aggregarsi, con una legge e un referendum simile, anche per la Liguria.
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