Gender. Garante diritti bambini allerta la Lombardia
Pregnana Milanese – Lo scorso 10 marzo il garante per l’infanzia di regione Lombardia Massimo Pagani ha partecipato ad un incontro pubblico formativo, dedicato sia ai politici sia ai cittadini impegnati nella scuola e nella società civile. Il tema era quello della famiglia e i suoi rapporti con la comunità. L’organizzatore, la sezione della lega nord di Pregnana Milanese. Presenti per relazionare delle scelte politiche sulla famiglia, l’assessore alla cultura Cristina Cappellini e il capogruppo consiliare della Lega Nord (e ora candidato sindaco a Monza) Massimiliano Romeo. Ci si è occupati anche della teoria Gender nelle scuole e nei Pof.
Chi si sente di appartenere, o vota altri partiti e movimenti, tende a non partecipare a questo tipo di incontri perché pensa sia propaganda ( e quindi noia) o perché teme la “contaminazione delle idee e dei pensieri” perdendo così grandi occasioni di confronto e di stimolo ad approfondire temi non comuni.
Massimo Pagani è il primo garante dell’infanzia e dell’adolescenza operativo in regione Lombardia, nonostante questa figura istituzionale sia stata prevista sin dalla promozione della carta dei diritti del fanciullo, insieme alla creazione dell’Unicef. L’unica altra regione in cui il garante funziona è il Veneto che ha istituito la figura già da parecchi anni. Il suo compito è essere l’avvocato dei bambini e degli adolescenti, che interviene ogni qualvolta vi sia il dubbio che i loro diritti non siano stati rispettati.
Per questo motivo la teoria Gender è uno dei temi che sta affrontando, sospettandola di infrangere il diritto all’identità sessuale e culturale dei bambini, e soprattutto di mirare ad una precoce sessualizzazione di adolescenti e bambini,coinvolgendoli in atti sia etero che omosessuali.
La teoria Gender è una teoria pedagogica che sostiene l’insegnamento di una sessualità fluida in cui il bambino è staccato dalla sua identità naturale ed educato a credere di poter e voler scegliere ogni giorno un sesso o un ruolo diverso, confondendo persino fra identità sessuali e identità culturali o professionali facendole coincidere con il concetto “professioni da femmina e professioni da uomo” in una confusione crescente. E’ una teoria bizzarra, spesso stupida e illogica, cui nessuno di buon senso darebbe retta, se non quei 4 imbecilli che si trovano nelle istituzioni sovranazionali e che pensano, probabilmente,di poterla utilizzare per scopi completamente differenti dall’educazione dei bambini.
Come ci ha informati Massimo Pagani, ci si è trovati con un documento standard per l’educazione sessuale pubblicato dall’OMS (organizzazione mondiale della sanità), che finora si era sempre occupata solo di medicinali e di protocolli sanitari. Nel documento, piuttosto sconcertante, si danno indicazioni per garantire nelle scuole una educazione sessuale che insegni ai bambini a esplorare diverse identità di genere e a trarre piacere dal proprio corpo, indicando l’età di riferimento fra i 4 e i 6 anni.
Anche il decreto Buona scuola del governo Renzi segue la linea della teoria Gender e vi sono parecchie ingerenze in tema di educazione sessuale gender nei Pof delle scuole (piano dell’offerta formativa) dell’obbligo, nascosti spesso da progetti specifici dedicati nominalmente a iniziative didattiche contro il bullismo e la discriminazione. Proprio oggi nelle cronache due casi emblematici, e in parte discutibili. Il giornalista Mario Adinolfi che accusa il cartone animato Kung Fu Panda di sostenere le teorie Gender e il consigliere della Regione Sardegna Marcello Orru (consigliere regionale del Psd’Az e fondatore del Movimento Cristiano) che scrive al ministro dell’istruzione Giannini a proposito della tre giorni della cultura lesbica di Cagliari.
A sostegno del lavoro del garante della Lombardia, che dovrà sondare la possibilità che i diritti alla salute psicofisica e culturale dei bambini e degli adolescenti siano salvaguardati, il consiglio della regione Lombardia presenterà una mozione per istituire un organo di monitoraggio sull’applicazione delle teorie Gender nelle scuole, che lavori quindi a stretto contatto con il garante stesso. Il pericolo, come ha sottolineato Massimiliano Romeo, è che si arrivi ad una situazione in cui non esistono più valori in termini assoluti, ma solo quello che si percepisce, e chi fa riferimento e difende i valori tradizionali diventi, agli occhi degli altri, un fondamentalista.
Una serata su questo tema non poteva non includere anche una visione politica sulla legge Cirinnà e sul family day che sono attualità politica. Cristina Capellini nel suo intervento ha sottolineato che “Ci hanno portato a scambiare per diritti degli egoismi ” e ha continuato dicendo: Cosa ci sia di omofobo nella vita della famiglia come fondamento della comunità me lo devono ancora spiegare” e ha illustrato una serie di proposte a sostegno della famiglia naturale.
Parlando di uteri in affitto e di maternità surrogate, Cristina Cappellini ha posto l’accento, oltre che sulla questione morale, anche sul grande business che è dietro a questa pratica, destinata soprattutto alle coppie omossessuali molto ricche e formate da maschi. Si tratta di fatto della compravendita di un bambino che avviene persino prima del suo concepimento e questo è contro la carta dei diritti del fanciullo, che non deve essere schiavizzato nè deve essere oggetto di contratti di vendita o affitto o altri che minino la sua libertà e sua crescita.
Ciò che ha stupito i due politici è che l’istituzione della Festa della famiglia abbia avuto così tante resistenze. Nessuno qualche anno fa, avrebbe pensato di dover girare in incontri pubblici, conferenze e convegni per difendere la famiglia naturale, però è successo ed è stato naturale chiedersi il motivo di una tale guerra ad un modello di società fondato sul matrimonio fra uomo e donna, che è alla base delle comunità fin dalla notte dei tempi. La risposta che si sono dati è che le grandi realtà economiche mondiali vorrebbero un mondo senza differenze culturali fatte da un tipo di uomo senza identità, omologato ad un modello standard e facilmente governabile. Non è sfuggito neppure che il modo di vivere e la nostra cultura sono sottoposti a due attacchi contemporanei e di segno opposto. Da una parte il tentativo di indebolirci culturalmente diluendo l’identitià e il concetto di famiglia e matrimonio, favorendo una cultura gender e di stampo omossessuale, e dall’altra favorendo l’invasione del modello fondamentalista islamico che non riconosce, specialmente alla donna, ma anche ai bambini, nessun diritto. Come ce la caveremo, non lo so! (foto: Alessandro Ravezzani)
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