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Festa della donna. Si è arrivati all’8 marzo 2016. Sms, Telegram, Whatsapp e le bacheche Facebook e twitter si riempiono di mimose. Ce le portano a casa anche vere. Rametti simbolo o vaporosi mazzi. Però non sono certamente le mimose, oggi, che noi donne desideriamo. Dopo anni di battaglie puntigliose, di cedimenti, di vittorie dobbiamo fare il punto della situazione. E ciò che ci appare non è una bella cosa. Il maschilismo italiano è stato appena appena scalfito e ne sono arrivati altri peggiori.
Non avevamo ancora finito di convincere gli uomini di casa nostra a considerarci come delle compagne di vita, al loro stesso livello, a liberarsi dai pregiudizi che il nostro paese si è riempito della peggior specie di maschilista: l’uomo arabo. E gli arabi si sono portati dietro donne che non solo non sanno cos’è la libertà, ma che hanno persino paura a desiderarla. Non è che si riesca a dar loro completamente torto. Rischiano la vita ogni giorno solo per voler fare un passetto avanti, nella direzione della civiltà.
Invece di compagne, sono delle schiave. Schiave di uomini che per non doversi riconoscere per quello che sono, cioè incivili e incapaci, le denigrano e ne negano direttamente l’umanità. I più gentili dicono di considerarle ” come bambine”. Ma pensano davvero di prenderci per i fondelli?
E’ di qualche giorno fa la notizia della ribellione di alcune donne mussulmane, a Milano. Hanno organizzato una biciclettata perchè un iman islamico aveva dichiarato che le donne non dovevano andare in bicicletta, per il loro bene e per una questione di pudore. Se da una parte si può essere felici di un momento di ribellione delle donne musulmane, ci siamo dimenticate che noi, donne occidentali, prendiamo la patente C, per guidare i camion, e la D per guidare i pullman e il brevetto aeronautico per guidare gli aerei…
E dobbiamo tollerare che ci siano donne che, a casa nostra, debbano fare delle battaglie per andare liberamente in bicicletta? A questo punto della nostra lotta per la pari dignità e opportunità delle donne, quell’iman avrebbe dovuto autocensurarsi. Anzi, non avrebbe dovuto nemmeno avere un pensiero simile. E, invece, eccolo lì: il maschilista retrogrado.
Siam qua combattere contro il burka, a dover vietare una cosa ovvia, cioè che non ci si deve coprire la faccia? Siamo ritornate al prevost che misurava le minigonne per permettere l’accesso in Chiesa? Il pensiero dovrebbe essere unanime di tutte le donne: un bel “No grazie, mi vesto come mi pare. E tu, semmai, mettiti una museruola, là, nelle parti basse, se non sei capace di un po’ di self control. E non avvicinarti se non ti do io il permesso.” Invece ci si trova con ragazze giovanissime che vengono uccise dai padri perchè diventano troppo occidentali. Ma cosa sono venuti a fare, in occidente, se non vogliono vivere come noi?”
Proprio ad hoc il video dell’intervento di Matteo Salvini a Bruxelles è stato pubblicato pochi momenti fa a proposito della mancanza di rispetto dei diritti civili in Turchia. Per vederlo basta un click sull’immagine.
Così ci toccherà affrontare, anche quest’anno, sempre le stesse battaglie, brandendo quella mimosa come una spada. Per un posto di lavoro importante considerato appannaggio maschile, e per una bicicletta, per uno stipendio equo e perchè belle o brutte si abbiano le stesse opportunità professionali.
Questo dovrebbe essere il momento della normalizzazione, quello in cui, raggiunta la piena libertà, si può decidere di assumere la responsabilità sia nella famiglia che contribuiamo a costruire al 50% sia nella scelta di diventare madri considerando che ci sono anche i padri, sia nella professione e nel lavoro, sia nell’impegno civile che non è più solo il volontariato ma anche l’amministrazione pubblica, e il bene comune. Oggi dovrebbe essere il giorno della presa di coscienza, della naturalezza della pari dignità e delle pari opportunità.
Oggi il femminismo non dovrebbe esistere perchè dovrebbe aver già raggiunto il suo obiettivo. E, invece, abbiamo un’ Europa che ci prepara un’ altra invasione, ancora più pesante, di maschilisti, la Turchia, e ci regala l’inciviltà degli uteri in affitto ( e le chiama” donazioni”) . Dovremmo quindi ricominciare da capo a casa nostra, con il rischio di essere nuovamente sommerse dal pregiudizio e rifare un’altra volta, per la terza volta, il percorso di libertà?
Non abbiamo già dato abbastanza, noi donne occidentali?
Articolo aggiornato il 07/03/2022 23:08