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Milano – Come era chiaro a tutti, la mozione di sfiducia al presidente del Governo della Lombardia Roberto Maroni, presentata dalle opposizioni, è stata respinta e il consiglio regionale ha confermato la sua piena fiducia a Maroni. Non senza una gran “giobia”, però, che, infine, era più formale che altro. La stabilità politica della Lombardia è necessaria al voto sia delle elezioni amministrative di giugno sia al, più importante, referendum per l’autonomia della Lombardia e nemmeno il movimento 5 stelle, che preme per la decisione della data referendaria, vuole davvero che la giunta lombarda cada adesso.
La protesta di ieri e di oggi nasconde anche alcune tensioni che esistono nel movimento 5 stelle. Per accorgersi di che cosa si muove fra le correnti dei pentastellati bisognava essere presenti all’incontro sul referendum Lombardo che c’è stato a Marcallo con Casone lo scorso venerdì, in cui erano presenti come relatori anche i consiglieri Fabio Pizzul, del PD, e Stefano Buffagni, dei M5 stelle.
Lunedì mattina, il consigliere Stefano Buffagni, insieme ad una decina di consiglieri regionali, ha effettuato un flash mob il cui lo slogan “Fuori dai Maroni” e oggi il gruppo dei consiglieri si sono presentati in aula con delle felpe con le stesse scritte. Poco dopo la votazione in aula, con la conferma della fiducia, hanno inscenato una protesta e si sono fatti espellere dall’aula dal presidente Raffaele Cattaneo che ha paragonato le protesta del Movimento 5 Stelle Lombardia a “comportamenti squadristi”.
La scena faceva sorridere e Roberto Maroni non se la è presa. La maggioranza non aveva bisogno dei voti dei 5 stelle per riconfermare la fiducia a Maroni, e i consiglieri del Movimento 5 stelle erano certi che la loro azione non avrebbe fatto cadere la giunta.
Il commento di Roberto Maroni è arrivato a votazione conclusa: “Su queste felpe non c’è scritto ‘chi’ debba andare ‘fuori dai maroni’. Lancerò un sondaggio su Facebook, perchè bisogna capire ‘chi’ debba andare via. Io qualche idea ce l’ho”. Maroni non si rivolgeva al gruppo dei 5 stelle, ma al governo Renzi, con un chiaro riferimento alle elezioni di Milano. Poi ha aggiunto che la maggioranza in consiglio regionale, e i suoi assessori, hanno tenuto così bene, rinnovandogli la fiducia che, non solo non va a casa adesso ma intende ricandidarsi anche nel 2018.
Stefano Buffagni intanto ha risposto al presidente Cattaneo. Si è un po’ offeso per la frase sullo squadrismo. “La protesta in aula del M5S Lombardia è stata legittima e doverosa: abbiamo portato in Aula la voce dei cittadini che da troppi anni è inascoltata per colpa di quattro partiti che decidono tutto a tavolino e nel proprio interesse. E’ imbarazzante sentirsi la predica da chi calpesta i valori dell’aula consiliare. Rispediamo le accuse al mittente: squadrista è il comportamento della maggioranza in Aula che avalla supinamente le direttive impartite da un Presidente del Consiglio che oggi ha dato ennesima dimostrazione di non essere in grado di svolgere il suo ruolo di garanzia, interpretando discrezionalmente e a convenienza di parte il regolamento che stabilisce le regole democratiche dell’Aula. La nostra protesta nasce proprio dalla violazione continua delle regole basilari della democrazia.
Cattaneo ed il suo partito hanno più eletti che elettori, sono il salvagente di Maroni ed evidentemente l’ipotesi di mollare la poltrona e rispettare il valore della democrazia li terrorizza. Ribadiamo il pieno rispetto per l’istituzione del Movimento 5 Stelle Lombardia e l’indisponibilità a farci calpestare dal Don Rodrigo della situazione che si serve dei consiglieri di maggioranza come fossero i suoi bravi”.
Non si è capito però perchè mai il complesso dei cittadini, ai quali ultimamente non piace moto andare a votare, e quando ne abbia dato mandato ai 5 stelle.
A ruota, Stefano Buffagni è stato sostenuto anche dal consigliere Eugenio Casalino, che è anche segretario alla Presidenza del Consiglio, cioè membro dell’ufficio di presidenza.“E’ singolare il Presidente del Consiglio Regionale Cattaneo che dopo aver calpestato più volte il regolamento in aula, contestato da tutte le opposizioni, parla di “atteggiamento squadrista” del M5S che ha semplicemente indossato una felpa con scritto “Fuori dai Maroni” e gridato “Onestà” in aula, fischiando poi brevemente il relatore di un provvedimento che si stava trattando. Si ripassi la storia d’Italia per capire cosa sono stati veramente gli squadristi fascisti i cui eredi politici oggi siedono nella sua maggioranza. Non accettiamo lezioni da Cattaneo, a sua volta parte di un gruppo politico, l’NCD, ormai scomparso dalla scena politica italiana e lombarda. Cattaneo e il centrodestra non rappresentano più la maggioranza dei cittadini lombardi e dovrebbero andarsene a casa al più presto”. Insomma, i 5 stelle sono passati dal chiedere le dimissioni di Maroni a volere quelle di Cattaneo in un batter di ciglia. Come sarà la prossima felpa?
Articolo aggiornato il 02/03/2016 08:16