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Case popolari. Costruire abitazioni per sconosciuti: follia consapevole?
A un certo punto, nell’estate 2013, si è letto sui giornali “Lombardi alle case Aler di Milano” e ingenuamente ho pensato al punto quinto del programma politico della Lega Lombarda (1982) che recitava: “case popolari e più in generale edilizia sovvenzionata in Lombardia, riservate ai lombardi”.
In realtà non si è trattato di ciò: Lombardi è Gianvalerio Lombardi, nato a Napoli nel 1946 e, dopo aver lavorato una vita da prefetto, ora è stato nominato dalla regione commissario delle case Aler di Milano.
A volte i titoli traggono in inganno… in generale, si nota che nelle case popolari la maggior parte dei residenti ha cognomi stranieri o comunque di chiara origine meridionale: i milanesi veri non ne hanno mai avuto bisogno?
Mi è capitato di raccogliere nella stazione di Bovisa, a Milano, un volantino nel quale si cercavano persone disposte a insegnare
l’italiano agli stranieri; nel foglio si legge: “I quartieri di case popolari Molise, Calvairate e Ponti, situati nella zona sud-est della circa a circa un quarto d’ora dal Duomo, sono caratterizzati da gravi condizioni di disagio ed esclusione. Sono quartieri dove la presenza di immigrati il 24,5% della popolazione”. Deduco quindi che ci sono un sacco di famiglie di extracomunitari a cui noi contribuenti paghiamo la casa popolare a un quarto d’ora dal Duomo, con tutte le comodità connesse. E a noi la casa chi la paga? In cambio di “chiavi in mano”, potremmo accontentarci anche di mezz’ora di distanza dal Duomo di Milano.
Articolo aggiornato il 01/02/2016 14:20