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Family day: confronto di idee o battaglia politica?

Family day – Quasi due milioni di persone, si dice, hanno manifestato a Roma, al Circo Massimo, e in altre manifestazioni il Family day. A Milano, sul Pirellone è apparsa la scritta Family day. Un po’ ristretta, ma c’è stata. Tanti i politici che ne hanno parlato, chi a favore chi contro. Ma quali sono i motivi della manifestazione e c’è davvero una contrapposizione sui diritti civili per tutti, coppie di fatto e coppie omosessuali, con il concetto di protezione della famiglia naturale? Sembrerebbe di no, ma liti su questi concetti, si sprecano.

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family day 30 gennaio 2016Solo pochi mesi fa la discussione sui diritti civili era difficilissima, come era difficilissimo ammettere che alcune persone non ne godessero. Poi all’improvviso nella società italiana, soprattutto in Lombardia, qualcosa è cambiato. La gente ha cominciato a considerare che il diritto alla felicità delle coppie omosessuali era un diritto come un altro e che certe proibizioni, come quella di assistere il proprio compagno in ospedale in quanto non parente, erano assurde. Di colpo ci si è resi conto che certi diritti non mancavano solo gli omosessuali ma anche alle coppie di fatto e ai divorziati che si erano rifatti una vita: l’argomento è entrato nelle famiglie, come ai tempi della legge sul divorzio e quella sul cognome delle donne coniugate. Il patrocinio del gay pride da parte di regione Lombardia ha segnato un grande passo avanti in questo senso. Nello stesso tempo, però, è stato necessario anche confrontarsi sul significato di famiglia. Cos’è la famiglia e perchè la si protegge? Ci sono molte visioni. Per alcuni la famiglia è tutto ciò che uno vuole chiamare famiglia, per la costituzione italiana la famiglia è quella naturale basata sul matrimonio, per la gente che non conosce nulla del lungo scontro politico, che parte addirittura dallo statuto Albertino, sui doveri e sul concetto di famiglia, il family day serve soprattutto a celebrare la Famiglia.
Insomma, ci stiamo complicando la vita senza neppure saper bene per che cosa.

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Se partiamo da una logica semplice, che pare di buon senso, la famiglia naturale è la prima società formata da un uomo e da una donna con lo scopo di allevare dei figli. Ci sono popoli fra i quali la famiglia è formata da un uomo e più donne, e anche popoli che hanno una donna con più mariti. A noi piace, e consideriamo civile, quella con un uomo e una donna e che garantisca pari diritti e pari dignità ad ambedue i coniugi. Le istituzioni non proteggono la famiglia per simpatia o generosità. La proteggono e le concedono dei diritti in più, rispetto ad altre forme di società e convivenza fra persone, perchè su di essa si basa la perpetuazione stessa della società. il matrimonio dovrebbe garantire la donna durante il lungo tempo investito nell’allevare i figli, che è naturalmente maggiore rispetto a quello che investe l’uomo, anche il più volenteroso, e dovrebbe compensare, in diritti, le difficoltà che incontra una donna con famiglia nella carriera professionale. Poi c’è il diritto dei bambini ad avere un papà ed una mamma, a conoscerli e ad essere allevati dai due genitori. Il Family day ha ricordato che ci sono anche questi diritti, quelli della della famiglia naturale, che vanno tutelati.

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I pareri dei politici sul Family day

Non si può parlare di un vero e proprio confronto politico sulla proposta di legge Cirinnà. Da un lato si capisce molto bene che è un legge “quasi “ad personam, che risolve, forse, i problemi di un minuscolo gruppo di persone e non di tutti, dall’altra lo schieramento di pro e contro rischia di destabilizzare il governo al suo interno. Rispetto alla legge Cirinnnà, sul Family day ho le idee (io perlomeno) più chiare. Roberto Maroni si è schierato a favore del Family day. Il presidente di Regione Lombardia era a Roma con gli assessori regionali Cristina Cappellini (Culture, Identità e Autonomie) e Luca Del Gobbo (Università, Ricerca e Open innovation). Anche altri consiglieri regionali della maggioranza erano al seguito del gonfalone lombardo. Non solo, erano presenti anche i gonfaloni di Veneto e Liguria, accompagnati dai rispettivi rappresentanti politici. In merito al Family day, le parole di Roberto Maroni sono state eloquenti, da amministratore pubblico: “La linea non cambia. Il Governo della Regione Lombardia sostiene la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, esattamente come afferma la Costituzione italiana. Questo è il principio che ispira le nostre politiche e le nostre azioni nel campo del welfare e non solo”.

Che il punto del contendere sia proprio il concetto di famiglia lo dice chiaramente anche il PD lombardo, anche se in modo un po’ contorto, con una dichiarazione del consigliere Sara Valmaggi. “Le motivazioni di adesione della Regione Lombardia al Family Day sono inaccettabili e connotano questo evento non come occasione per promuovere la famiglia ma come manifestazione contro il provvedimento che finalmente riconoscerà i diritti anche alle coppie omosessuali e ai loro bambini.” Di fatto,  il pd sa che l’idea di estendere il concetto di famiglia alle coppie omosessuali non sarebbe vista di buon occhio dalla sua compagine cattolica (gli ex democristiani di sinistra), e spiega il suo diniego a partecipare al Family Day insieme a Regione Lombardia spostando lo scontro sulla Legge Cirinnà.
M5stelle parla più chiaramente. Con una nota del cons. Iolanda Nanni indica il family day come una manifestazione di integralismo familista. In questo caso è chiarissimo che il concetto di famiglia è allargato anche ad altri tipi di unioni, anche se non si capisce molto bene fino dove arriva questo ‘allargamento’. “Se Maroni, la Giunta, la maggioranza e l’Assessore regionale Cappellini si occupassero con la stessa foga ideologica che sprecano contro l’uguaglianza e i diritti di tutte le famiglie, dei problemi dei lombardi forse la Lombardia avrebbe un governo degno di questo nome. Ancora una volta i lombardi sono costretti a subire una doccia fredda d’integralismo familista, con simboli identitari, come il Pirellone e il Gonfalone, usati impropriamente, inutili bandi per numeri antigender e lunghi predicozzi sul senso della famiglia. Uguaglianza, diritti e futuro non sono nel vocabolario di questa maggioranza che vorrebbe imporre ai lombardi un modello unico di relazione familiare”.

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Ilaria Maria Preti

Giornalista, metà Milanese e metà Mantovana. Ho iniziato giovanissima come cronista, critica gastronomica e politica. Per anni a Tvci, una delle prime televisioni private, appartengo alla storia della televisione quasi nella stessa linea temporale dei tirannosauri. Dal 2000 al 2019 speaker radiofonica di Radio Padania. Ora dirigo, scrivo e collaboro con diverse testate giornalistiche, coordino portali di informazione, sono una Web and Seo Specialist e una consulente di Sharing Economy. Il futuro è mio

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