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” Chi mette in dubbio la mia onestà, la mia trasparenza e la mia correttezza ne risponderà ai cittadini e in tribunale”. Sono le parole con cui il segretario federale della Lega Nord Matteo Salvini commenta l’articolo uscito da qualche ora sulle pagine di Repubblica online. Il motivo è una lettera finita, non si sa bene come, negli atti del processo contro Belsito, ripreso oggi, e il travisamento di quello che sono le strategie difensive scelte dall’avvocato di Bossi, Matteo Bringadì. Umberto Bossi è, come al solito, processato in quanto nel 2010 era, come segretario, il rappresentante legale della Lega Nord.
Per tornare in tema, però, questo pomeriggio alcune testate giornalistiche online, la cui più importante è proprio Repubblica.it, hanno divulgato una notizia da cui si parlava della ripresa del processo a Francesco Belsito e a Umberto Bossi. Il taglio dato mirava ad attribuire a Matteo Salvini delle responsabilità che chiaramente non ha. Probabilmente chi ha ispirato il Trattamento (nome che, sin dai tempi della prima repubblica, quella delle grandi ombre, si dà a questo genere di operazioni di denigrazione delle persone e dei politici puliti che non si piegano al “sistema”) ha pensato che ci fosse l’occasione per arginare la forza trainante di Matteo Salvini e della Lega Nord, ma non ha tenuto conto che certi tempi sono passati e che il Trattamento è un metodo ormai conosciuto e scontato.
La risposta di Matteo Salvini non ha quindi tardato e non è stata nè leggera nè di rito. Il richiamo ai cittadini è, in assoluto, quello più forte. In tribunale ci si protegge dalle calunnie, ma essere chiamati a rispondere delle proprie azioni davanti a cittadini, specie in periodo elettorale, è molto più pesante.
Ma cosa è successo davvero? Non è difficile saperlo. Basta fare una piccola ricerca su internet e si trovano gli articoli che parlano della ripresa del processo contro l’ex amministratore della Lega Nord Francesco Belsito, proprio oggi. In questi articoli si dice che la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica italiana (in cui la maggioranza al momento è in mano al governo Renzi) si sono costituiti parte civile nel processo per truffa sui rimborsi elettorali contro Umberto Bossi (in quanto rappresentante legale della Lega Nord), Francesco Belsito, i tre membri del comitato di controllo dei bilanci del parlamento Stefano Aldovisi, Diego Sanavio e Antonio Turci. Fra gli imputati ci sono anche gli imprenditori Paolo Scala e Stefano Bonet. Scala e Bonet sono accusati insieme a Belsito di riciclaggio, perché avrebbero collaborato al trasferimento oltreconfine di parte dei soldi ottenuti. Al solo Belsito viene contestata l’appropriazione indebita.
Il processo era all’udienza preliminare e, dopo la presa d’atto delle accuse, di alcune dichiarazioni degli avvocati, e delle costituzioni di parte civile, è stato rimandato al 30 novembre. Fra le dichiarazioni degli avvocati c’era anche quella di Matteo Brigandì, avvocato di Umberto Bossi, che faceva rilevare che gli addebiti a Umberto Bossi, legale rappresentante della Lega Nord, potevano essergli contestati solo fino al 2010 e che dopo non era più lui il segretario della Lega Nord. Tanto è bastato ai giornalisti di Repubblica e di altre testate per imbastire attacchi a Matteo Salvini e a Roberto Maroni, scatenando così la reazione immediata del segretario della Lega Nord.